Commento (La voce del Provveditore agli Studi)

       Se la Scuola, oltre che essere produttrice di istruzione e di preparazione professionale, creatrice di cittadini impegnati e rispettosi delle regole democratiche, riesce anche ad essere formatrice di individui tra di loro rofondamente amici, vuoi dire che ha pienamente raggiunto le sue mete.
       Quale responsabile della Scuola Cuneese, è con piacere e con orgoglio che accompagno con queste poche note di commento l'uscita del libro 'III LICEO 1952 - BRA, frutto non di elucubrati studi ma di profonda solidarietà.
       Quasi cinquant'anni fa, maturava a Bra una terza liceo classico, composta da venti giovanotti (13 ragazzi e 7 ragazze), simile, in apparenza, a tante altre classi terminali. Non era così. Sarà per virtù intrinseche, sarà (cosa anche probabile) per il benefico influsso di ottimi insegnanti, il fatto è che la terza liceo braidese del 1952 ha continuato a considerarsi 'classe' fino ad oggi. So di riunioni conviviali annue, precedute da... riunioni preparatorie varie, a cui partecipano i membri della classe e i loro familiari.
       Quanta differenza con i convegni di ex allievi, in cui ci si ritrova dopo decine di anni, non ci si riconosce quasi più; e si passa la giornata confrontando le carriere e le reciproche posizioni economiche, ognuno cercando di apparire 'più' dell'altro!
       Per la Terza del '52, non hanno importanza le suddette cose, ma contano l'affetto, la preoccupazione di essere sempre in buona salute, la condivisione delle gioie e - purtroppo, ce ne sono sempre tanti - dei dolori familiari. Ognuno si sente partecipe delle condizioni dell'amico e, spogliandosi di ogni eventuale paludamento di prestigio, si sente sodale - familiare, direi - al compagno.
       Purtroppo, non tutti sono ancora viventi, ma i deceduti continuano a vivere nella classe attraverso la presenza dei coniugi, che, ancorché non usciti dalla mitica Terza Liceo, sono da decenni organicamente assimilati al gruppo.
       Quanta umanità in tale comportamento; quanta perfetta aderenza all'ideale di cittadino completo, che questa nostra Scuola è riuscita a forgiare malgrado tutti i difetti che le si addebitano! L'uomo, sia esso fattorino o ministro, si specchia e si identifica col compagno di classe, sia esso ministro o fattorino, con un unico rapporto di amicizia perenne.
       Il libro trasuda classicità da ogni parte, quella classicità che, assorbita sui banchi del Liceo, accompagna per tutta la vita chi l'ha respirata, fa vedere le cose più dall'alto e mantiene lo spirito giovane, in modo tale che è difficile credere che le pagine del libro - intrise di vecchia saggia goliardia - siano state scritte da persone che si avviano alla settantina.
       Al di là del valore intrinseco delle testimonianze del libro, il cui testo può sembrare banale nella sua panegiricità, acquista pregnanza l'aspetto parenetico nei confronti dei giovani, per cui mi sento di concludere: giovani studenti, leggetelo e, per quanto possibile, cercate di assorbire la lezione di umanità che ci viene da chi - cinquant'anni fa - vi ha preceduto sui banchi del Liceo Classico di Bra.

Dott. Ambrogio Delfino
PROVVEDITORE AGLI STUDI DI CUNEO

 

 

 

 

 

 

Commento (L'augurio della 'vecchia' insegnante)

        Invitata a stendere un commento-giudizio su 'III Liceo 1952 - Bra, durante e dopo', lo farò; da vecchietta qual sono, arrugginita dagli anni e priva ormai delle qualità positive della giovinezza, mentre è aumentata a dismisura l'innata pigrizia.
        Questa premessa giustifichi la brevità delle mie considerazioni e mi valga una benevola comprensione.
        Il libro, nato dall'apporto di tante memori penne, fa rivivere il sottofondo segreto della vita del 'nostro Liceo', di voi baldi studenti e di noi insegnanti, quando tutti eravamo, chi più, chi meno, nel fiore della giovinezza, immersi in una Bra sonnolenta e ignara delle frenesie del mondo presente. La più grave infrazione alle rigide regole cui si informava il ritmo tranquillo della quotidianità, mi sembra, nel libro, ben rappresentata dalle iniziative notturne di Nini Botta e di Gian Turco che affidavano alla complicità di una sedia, furtivamente calata da una finestra, la loro ansia di evasione, alla ricerca di una innocente libertà.
        Da quel piccolo mondo di provincia, venti ragazzi sono partiti per affrontare le incognite della vita, plasmati da anni fecondi di studio e di disciplina; tutti e venti si sono laureati e molti hanno raggiunto mete prestigiose senza mai dimenticare le loro radici scolastiche, qui evidenziate da tanti scritti, specie quelli del Gen. Rosati, che ha saputo ben coniugare le armi con le finezze classiche.
        Il libro, intessuto di ricordi capaci di suscitare, in chi ha vissuto quelle vicende, nuovi richiami al passato, uniti a sentimenti di rimpianto e di nostalgia, saprà offrire ai lettori emozioni autentiche poiché parla di un legame di amicizia rimasto intatto attraverso i decenni, nel nome unificante di una scuola che ha gettato il seme fecondo della loro formazione.
        Sia lode, dunque, alla modesta sezione staccata del Liceo Classico di Alba funzionante in Bra nel 1952, ai suoi insegnanti che vi si sono prodigati, e sia lode anche al Comitato promotore di questa pubblicazione che vuole trasmettere ai giovani di oggi il frutto delle loro passate esperienze.

Lucia Reviglio Fiora
PRIMA INSEGNANTE E POI PRESIDE AL LICEO Dl BRA1

1Purtroppo, la 'nostra' cara insegnante è deceduta poco dopo aver espresso il suo pensiero sul nostro lavoretto. Sarà sempre nel cuore di noi tutti.

 

 

 

 

 

 

Commento (L'augurio della Preside del Liceo Classico 'Gen. Govone' di Alba)

        L'Avv. G. B. Franco, l'animatore del Comitato 'III Liceo 1952 - Bra', mi ha gentilmente invitata, come Preside del Liceo Classico Govone (da cui dipendeva la Sezione Staccata di Bra), a scrivere un breve commento a questo libro di memorie di scuola e di amicizia.
        Sono anch'io una ex liceale del Govone - sez. di Bra (divenuto poi autonomo come Liceo Classico 'G. B. Gandino' ) e leggendo i testi non posso sottrarmi ai ricordi, anzi volentieri vi indugio e riconosco nei ricordi e nei sentimenti di quella mitica classe un poco anche i miei. Tutti noi siamo riconoscenti a quel piccolo-grande liceo, e ripensando a quegli anni, proviamo viva commozione, perché siamo convinti che tutto quello che siamo l'abbiamo costruito là: abbiamo varcato quella soglia appena adolescenti e ne siamo usciti uomini e donne, grazie al dialogo con insegnanti colti, umani e severi nel modo giusto. Ne ricordo alcuni, comuni alla classe 3^ del '52: la Prof. Lucia Reviglio, che ci 'governava' con il fascino della parola e la suggestione della poesia, il Prof. De Mari, che sapeva stemperare la severa astrazione matematica con la leggerezza del suo humor, il Prof. Antona, la chimica fatta persona, la Prof. Adele Stevano. che ci ha lasciati da poco, così innamorata della storia dell'arte da convincerci a studiarla. Ricordo bene il Preside Prof. Leone Riccomagno, un distinto signore, che di quando in quando visitava la nostra classe 3^ Liceo durante le lezioni di greco. Lo scrutavamo con reverenza e con il timore che ci interpellasse su qualche strano paradigma verbale.
        Ricordo il medesimo edificio di Via Vittorio, le stesse aule un po' grigie, in penombra, il grande cortile retrostante con quella immortale magnolia (era l'idea platonica di arboreità fatta albero, come abbiamo appreso dalla Prof. di filosofia), la medesima palestra che ci apparve immensa, proprio Io spazio dell'incomunicabilità, nei giorni delle prove scritte di maturità.
        La III Liceo del '52 è rimasta unita nei decenni, ha mantenuto viva l'amicizia, legame ben più profondo della complicità che accomuna sempre i compagni di scuola. Questa mitica classe è un esempio bellissimo dell'amicizia vera che nasce tra i banchi di scuola e che non viene meno, nonostante la lontananza, la carriera, le difficoltà e le delusioni del la vita.
        Certamente quei venti studenti del glorioso liceo braidese, oggi uomini maturi, erano, e sono rimasti tutti, un poco poeti, un poco utopisti e sognatori. Ciascuno, oltre all'esperienza e al vissuto personale, ha conservato un patrimonio di sentimenti e di umanità che riconosce identico nei suoi compagni di un tempo che sono ancora i compagni di oggi.
        E' questo il retaggio più nobile e autentico dell'humanitas dei classici.

Anna Maria Alessandria
PRESIDE DEL LICEO CLASSICO "GEN. GOVONE" DI ALBA

 

 

 

 

 

 

Commento (Il Liceo Classico G. B. Gandino di oggi)

        Se il lettore di questo libro, riscuotendosi dalla malia dei ricordi che rendono più dolci le cose passate, si domanda come sia oggi il Liceo classico di Bra, io - che ne sono la preside - posso rispondere con questa breve nota, intrisa di fiducia e di speranza nelle nuove generazioni e, quindi, fortemente proiettata nel futuro.
        Il G. B. Gandino, divenuto autonomo da Alba nel 1952, ha mantenuto negli anni le sue piccole dimensioni numeriche e, per questo, nei 1996 è stato aggregato al più popoloso Liceo scientifico G. Giolitti. L'unione ha avuto benefici effetti per entrambi, costituendo un luogo particolare, un kairòs, di incontro, dialogo, confronto, alla ricerca di climi e stili educativi adeguati ai bisogni dei giovani e capaci di preparare le menti, come dice Edgar Morin, ad usare in modo produttivo il pensiero, a rispondere alle sfide della crescente complessità dei problemi. ad affrontare le incertezze, a comprendere l'unità antropologica e le diversità culturali caratteristiche di questa era planetaria.
        I miei alunni assaporeranno la storia di questa mitica classe del 1952, una sfumata, quasi indefinibile, commistione di vita vissuta, di amicizia e di nostalgia, la storia del loro liceo classico, quale era cinquant'anni or sono: una scuola di grande qualità, che, proprio per non sciupare le nobili acquisizioni di allora, deve oggi comprendere ed accettare i cambiamenti governandoli con forza, diventando competitiva e più interessante rispetto alle numerose agenzie esterne - non solo la TV - che aggrediscono i giovani. il Liceo G. B. Gandino non rinnega il suo tradizionale sapere, sistematico e codificato, il suo stile peculiare, il suo linguaggio prevalentemente scritto, sintatticamente elaborato; ma nel medesimo tempo si apre ai nuovi stili cognitivi dei giovani che usano con disinvoltura i linguaggi non verbali e le moderne tecnologie. Con queste aperture (alla musica, al teatro, alla danza, all'informatica, agli scacchi, alle lingue straniere...) il Liceo si presenta coinvolgente e nel contempo rigoroso. Anzi, esso è interessante proprio perché è rigoroso, ovvero propone ai suoi alunni progetti precisi, rispondenti ai loro bisogni formativi, in quanto possiede quello che già Galileo Galilei chiamava il senso delle cose sode e portanti.
        Ai giovani si addice una scuola aperta alla vita, ricca di stimoli, che sappia intrecciare il passato con il presente ed offra prospettive per il futuro, che sappia coinvolgerli globalmente, perché essi sono dotati di molteplici forme di intelligenza, di differenti talenti e vocazioni.
        E a voi, giovani del 1952, il G. B. Gandino apre le sue porte, perché è bello, ritornandovi, imparare ancora e recare contributi di storia, di idee e di emozioni alla vostra scuola, alle sue lezioni, alle sue conferenze, ai suoi spettacoli, ai suoi giochi: è bello per noi e per voi, che non avete mai perso la confidenza con le cose amate al Liceo e mai dimenticate. La nuova sede è in Via Serra, n° 9, nei locali che hanno accolto, per anni, la Scuola media Craveri.

Margherita Testa
PRESIDE DEL LICEO SCIENTIFICO 'G. GIOLITTI' CON SEZIONE CLASSICA AGGREGATA 'G. B. GANDINO' - BRA

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