(sonoro)

IL CLIENTE (Aprile 2007)

"il cliente ha sempre ragione!" s'insegna ai commessi ed ai camerieri. Anche se dice una cretinata, bisogna dirgli "bravo, bene, è proprio così, ma com'è intelligente!". Purché paghi.
        Il ministro Fioroni ha trasferito il concetto di cliente agli alunni delle scuole statali, anche se non pagano. La colpa è sempre della maestra. O del professore. Per decenni si era cercato di far capire che, nella scuola, non ci sono managers, ma educatori; poi, di colpo, arriva Lui, che, con stile manageriale, dice: il cliente-alunno ha sempre ragione, la maestra ha torto, va sospesa. Apoditticamente, senza chiedersi se sia il sistema migliore per educare. Certamente, è il sistema migliore per acquisire clienti. Non per la scuola, ma per le elezioni.
        Del tempo e delle energie a disposizione di ogni insegnante, quante vengono impiegate semplicemente per mantenere una parvenza di disciplina? Un terzo? Io dico di più. E se chi ci governa pensasse al modo per utilizzare quel tempo e qelle energie per educare?
        La famiglia, ormai, non educa più; la parrocchia è caduta in disuso; cinema e televisione fatto tutt'altro che educare; lo sport genera mostri. Rimarrebbe la scuola, se si volesse. Ma bisognerebbe avere il coraggio di dire che ogni colpa è sempre personale, non della società. Mi fa male sentire persone perbene, moderate, allargare le braccia e dire: la colpa è della società. Ma che cos'è la società se non la somma di tanti individui? Dato il mio mestiere, spesso mi chiedono quale scuola scegliere per i figli; io consiglio sempre la scuola che ha meno ore settimanali, affinché il ragazzo impari ad autodisciplinarsi studiando a casa; poi, tutti scelgono quella che ne ha di più, in omaggio al concetto che la scuola è il luogo dove parcheggiare i figli "perché dobbiamo andare a lavorare".
        Ormai, questo avvilente concetto della scuola non si può estirpare; almeno, si provveda e far sì che la scuola educhi. Educhi ed insegni.
        Facciamo un'ipotesi. Se non ci fossero i ragazzini disturbatori, se l'insegnante non fosse assillato dal timore di finire sotto processo (quasi sempre ingiustamente) perché un bambino si fa o fa male; se non dovesse passare la mattinata e parte del pomeriggio a cercare di calmare i ribelli, i picchiatori (cominciano in prima elementare), quanto ne guadagnerebbero quelli che vogliono studiare? Ma, eslcuse le punizioni corporali, quale arma rimane all'insegnante? Sappiamo benissimo che ci sono sempre più casi in cui la pazienza, la capacita pedagogica, l'affetto non servono a niente. Nemmeno la bocciatura è sufficiente a calmarli.
        Prendiamo esempio da qualche stato europeo, dove esiste la dichiarazione di non scolarizzabilità. Se un alunno rovina una classe, può essere tranquillamente espulso: vada a cercarsi un'altra scuola. Se impedisce le lezioni, anche da questa può esser espulso. Alla fine, non ci sono più scuole.
        Poverino, dirà chi da la colpa alla società; così lo rovinate. No. Così si salvano decine di ragazzi abbastanza perbene, che potranno ricevere maggior istruzione ed educazione. Cerchiamo di essere un pochino evangelici: il saggio sommo sacerdote Caifa non disse "E' meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera"?(Gv 11,50).

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