Monografia di Novello (continuazione)

.

CAPO XII

Persone più illustri e benemerite del paese.

Fra le persone più illustri e benemerite di Novello, sono senza dubbio da annoverarsi, fra gli ecclesiastici, l'Arciprete GIOVANNI ANTONIO MARIA BENEVELLI, già lodato, Dottore in ambe leggi, Canonico del titolo della SS. Trinità, quindi Arciprete della Cattedrale di Alba, Vicario Generale di Monsignor Natta, e sede vacante, Vicario Capitolare. Il Benevelli, benchè traslato in Alba, amò pur sempre con particolare dilezione i Novellesi, e non pago di cooperare col consiglio e con la mano alla costruzione della loro Parrocchia, lasciò ancora per testamento agli investiti del beneficio di S. Sebastiano in Monforte, di sua istituzione, l'obbligo di pagare ogni quinquennio al Parroco pro tempore di Novello L. 125, perchè le impiegasse nel procurare a questa popolazione il beneficio degli Esercizii Spirituali. Quanto poi il Benevelli fosse in estimazione presso i Superiori, lo si ricava pure da ciò che fu egli il prescelto, ossia l'incaricato a compilare la storia dell'allora erigendo Santuario di Monchiero, da mandarsi, giusta le prescrizioni del cerimoniale Romano, al Capitolo di S. Pietro in Roma, onde ottenere il decreto di erezione. Questo Arciprete resse la Parrocchia di Novello dal 1743 al 1755.

L'Arciprete GEROLAMO VIRGINIO, che pel primo concepì l'idea di fabbricare la nuova Parrocchia, la tradusse in atto, e mandò a termine un'opera, che ai giorni nostri, sarebbe una follia sperare.

Avendo di questo impareggiabile Parroco già discorso nel Capo VIII, qui mi limiterò a dire che egli è ben degno che un monumento sorga in Novello a perpetuarne la memoria, essendo egli appunto, al quale, dopo Dio, devesi la gloria di questa Chiesa parrocchiale, vera meraviglia artistica di questi dintorni. Si legge nella Storia Ecclesiastica che Gregorio VII, esiliato da Roma e prossimo a morire, abbia esclamato: "Ho sempre odiata la iniquità ed amata la giustizia, perciò muoio in esilio". Una consimile esclamazione parmi abbia pur potuto fare sul letto di morte l'Arciprete Virginio, egli moribondo ha pur potuto esclamare: "Ho sempre zelato il decoro della casa di Dio, e per edificargliene una che fosse meno indegna di Lui "sudavi et alsi", perciò muoio senza aver la consolazione di veder pienamente coronate le mie fatiche". E di fatti, Virgilio moriva nel 1783, l'anno stesso, in cui la fabbrica ebbe termine, e quasi alla vigilia dei giorno, in cui doveva essere benedetta ed aperta a] culto. Tanto è vero, che Iddio si riserva quasi sempre di dare il meritato premio a' suoi servi nell’altra vita!

D. FELICE STELLA che fu qui Vicecurato per anni 26. Di questo degno sacerdote, la cui memoria è tuttavia in benedizione presso questo popolo, non potrei tessere miglior elogio, che riferendo le parole che ne scrisse sulla tomba l'Arciprete Nizza, il quale avendolo appunto avuto a compagno e coadiutore nel ministero pastorale per oltre un quarto di secolo, ebbe tempo e modo di conoscerne a fondo i meriti distintissimi. D. Felice Stella, così l'Arciprete Nizza, in un foglietto di memorie che conservasi nell'Archivio, Don Felice Stella fu ottimo Vicecurato, operaio esimio nella vigna dei Signore, e sommamente benemerito di questa Chiesa parrocchiale, di cui curò le pitture e tutti gli ornamenti, che vi si eseguirono dal 1830 al 1856. Egli fu di insigne pietà, di specchiati costumi, sopportò con invitta fortezza le avversità, e nulla mai trascurò di quanto potesse conoscere ridondare a gloria di Dio od a vantaggio del prossimo. Mancato ai vivi il 30 gennaio 1856, e sepolto nella sotterranea Chiesa di 5. Sebastiano, di cui aveva pur tanto contribuito a formare il coro, il Cav. Teol. Rossi Agostino dettavane la seguente iscrizione, che leggesi scolpita in marmo, al disopra della porta maggiore, dalla parte interna, della Chiesa istessa:

AD ONORARE LA CARA MEMORIA
DEL SACERDOTE D. FELICE STELLA
CHE QUI FU VICE-CURATO PER ANNI XXVI
MORTO A XXX GENNAIO MDCCCLVI
CON FAMA DI UOMO PIO, INDUSTRE ATTIVO
L'ARCIPRETE VITTORIO NIZZA ED IL SUO GREGGE
AMMIRATORI UNANIMI DI QUANTO
EGLI SEPPE MAGNIFICAMENTE
IMMAGINARE, PROMOVERE E COMPIRE
A BENE DI QUESTA CHIESA
IN SEGNO DELLA LORO PERENNE GRATITUDINE
IL XII GIUGNO MDCCCLVIII
POSERO.

Il Teol. AGOSTINO ROSSI predetto, che dopo essersi reso insignemente benemerito della Chiesa e del popolo di Novello, con le sue generose elargizioni, con i suoi saggi consigli, e con la sua edificante pietà, nel 1817 andò a stabilir sua dimora in Torino, dove dal re Vittorio Emanuele ebbe tosto la nomina di regio Cappellano onorario, e nel 1818 fu eletto Direttore della Regia Opera della Provvidenza. Essendo stato egli incaricato della superiore direzione economica e disciplinare di questo Stabilimento, così cospicui furono in progresso di tempo gli effetti di sua avveduta amministrazione, e del delicato governo delle donzelle ivi raccolte, che videsi magnificamente ampliato il grandioso edifizio, e più che mai fiorente il Regio Istituto.

Nel 1830 fece di pubblica ragione un eccellente libro col titolo: Principes d'éducation moral, civil et réligieuse à l'usage des jeunes éléves de la Maison Royale de la Providence de Turin, con un'aggiunta Sur la manière d'écrire les lettres. Proteggitore immediato dell'opera istessa, il munifico Re Carlo Alberto, da cui furono mai sempre largamente rimunerati coloro che per un lungo tempo, ed in modo condegno prestarono i loro servigi gratuiti agli Istituti Pii, degnossi nel 1836 di fregiare della Croce dell'Ordine Mauriziano il benemerito Teologo Rossi, il quale per più di cinque lustri, tenne pure la direzione spirituale delle Guardie del Corpo di S.M. e fu eziandio annoverato tra i degni amministratori del Pio Ricovero di Mendicità di Torino.

L'Arciprete VITTORIO NIZZA; ecco un altro Sacerdote ben meritevole che Novello ne perpetui la memoria con qualche monumento: imperocchè i 47 anni e 7 mesi che egli passò in questa cura, tutti impiegò nello zelare il decoro della casa di Dio e promovere il bene del suo gregge, e se si eccettua l'Arciprete VIRGINI0 che fondò la Chiesa, forse nessun altro Parroco ebbe un ministero più fecondo di opere che il Nizza.

Sotto l'Arciprete NIZZA Si costrusse la grandiosa guardaroba che si ammira nella sacrestia, e la scala che da questa conduce nella sotterranea Chiesa di S. Sebastiano; il coro e l'altare di marmo di questa Chiesa istessa, non che il suo campanile. Sotto l'Arciprete NIZZA si decorò la Chiesa parrocchiale degli squisiti dipinti, dei quali fa così bella mostra, si arricchirono di fregi, di stucchi e dorature gli altari laterali della Cintura, del Carmine e del Rosario, e si edificarono di pianta quelli di S. Luigi e del Crocifisso. Per cura dell’Arciprete NIZZA si formò l'attuale tribuna od orchestra, si fabbricò l'organo di 32 registri che esisteva anteriormente al presente, e si collocò sul cornicione interno della Chiesa la ringhiera in ferro, che mentre difende il sacrestano o chi vi passa da ogni possibile caduta, serve ancora di vago ornamento alla Chiesa istessa.

Per cura dell'Arciprete NIZZA si fece a nuovo tutto il pavimento attuale; si compì la scala a chiocciola che dal piano dell'orchestra mette sulla vòlta: e se l'altare del Crocifisso cotanto si abbella della classica opera del Tamone, noi siamo di ciò debitori all'attività e buon gusto in fatto d'arte dell'Arciprete NIZZA.

Nè per tanto occuparsi nell'accrescere sempre più il decoro e lo splendore della casa di Dio, dimenticò il NIZZA, o trascurò il bene spirituale de' suoi parrocchiani. Finchè l'età e le forze gli bastarono, non cessò mai di predicare la parola di Dio, di catechizzare i fanciulli, di assistere i malati, di udire le confessioni. Anzi per non venire mai meno ad alcuno dei doveri del suo ministero pastorale, ed esser sempre pronto ad ogni richiesta de' suoi parrocchiani, osservò così scrupolosamente l’obbligo della residenza, che morì nel 1868, senza mai aver visto una strada ferrata, quantunque in quell'anno la vaporiera già facesse sentire i suoi fischii nelle vicine stazioni di Bra ed Alba. Ma che diremo poi della sua carità verso i poverelli? Non solo egli adempì l'ufficio di Presidente di questa Congregazione di Carità per oltre a sei lustri con ammirabile puntualità e delicatezza, ma provvedeva ancora ai bisogni dei poveri e con privati sussidii a domicilio, e con generose elargizioni giornaliere e distribuzioni di pane e minestra sulla porta della Canonica. Nè pago di ciò per proseguire l'opera sua benefica in pro dei bisognosi anche dopo morte, legò a questa Congregazione di Carità la rendita annua di L. 130, oltre L. 200 una volta tanto alla Compagnie religiose. E poichè tutta impiegando la sua vita nel procurare il maggior possibile splendore della Chiesa, il bene dei poveri, e la salute delle anime, non ebbe più agio di occuparsi dei ristauri della casa Canonica, nè della coltivazione delle vigne, come pur avrebbe voluto, quasi a compensare i suoi successori di questa sua benchè involontaria ommissione, lasciò loro per testamento la rendita di L. 345, equivalente in quei tempi a L. 7.000 di capitale, con piena facoltà ai medesimi di venderla, ed impiegarne il prezzo ricavando nella restaurazione della Canonica, e miglioramento dei beni rurali. Egli è bensì vero, che il Governo non permise poi l'alienazione di questa rendita, e se il successore del Nizza volle veder restaurata la Canonica e migliorati i beni rurali, dovette provvedersi altrimenti i mezzi da ciò, ma è pur vero che l'atto generoso e provvido a vantaggio diretto de' suoi successori, ed indiretto di questa popolazione, l'Arciprete NIZZA compì.

Ora un Parroco così zelante del decoro della Chiesa, e della salute delle anime, così caritatevole verso i poveri, così liberale con tutti; un Parroco che si può dire visse e morì beneficando, non sarà egli da annoverarsi fra le persone più illustri e benemerite del paese? Eppure vi fu chi tacciò l’Arciprete NIZZA di avaro! Ah se tutti gli avari facessero delle proprie sostanze l'uso che ne fece l'Arciprete NIZZA!! quanto ne starebbero meglio i poveri, ne guadagnerebbe la Chiesa, se ne avvantaggerebbe la società!! Il Municipio di Novello, però che ne riconobbe i meriti preclari, a glorioso ricordo dell'Arciprete NIZZA volle si intitolasse dal suo nome una via, la via per cui dalla piazza parrocchiale si discende direttamente nella sottostante strada provinciale, che chiamasi perciò via Nizza.

Fra le persone del laicato, che si distinsero maggiormente per le loro benemerenze verso questo paese, oltre le già accennate nei capitoli precedenti, meritano particolare menzione: GENESIO MICHELE e MARENCO TOMMASO, che non avendo eredi necessarii, concorsero col proprio patrimonio a costituire la presente dote del Beneficio Parrocchiale; OREGLIA CARLO Marchese di Novello, che con testamento del 1765 lasciò a questa Congregazione di Carità l'annua rendita di L. 400; ZABALDANO GIACOMO che con test. 29 agosto 1830 legava alla stessa una casa del valore di L. 6.000; l'avvocato commendatore GIORDANO PIETRO, che con test. aperto in novembre 1878, faceva anch’egli a questa Congregazione il generoso legato di una rendita annua di L. 345, senza onere di sorta, e finalmente il cavaliere SAPETTI TOMMASO, che con test. aperto nel giugno 1886, legava pel primo a questo Asilo Infantile il capitale di L. 5.000.

Non posso por fine a questo capitolo, senza far cenno ancora di un uomo che quantunque a Novello sia stato solo di passaggio, tuttavia non mancò con la pratica delle più elette virtù, e le sue austere penitenze, di procurare a questo popolo copiose benedizioni del Cielo, e rendersene così egli pure grandemente benemerito. Si è questi S. PAOLO DELLA CROCE, oriundo di Castellazzo Alessandria, fondatore della Congregazione dei Passionisti. Nel processo di sua canonizzazione, avvenuta nel 1867, si legge che di ritorno da Crema in patria, Paolo passò per un luogo del Piemonte, chiamato Novello, ed ivi si ricoverò presso due signori, marito e moglie, che ne concepirono grande stima ed affetto, e non avendo essi prole, lo avrebbero volentieri tenuto secco per istituirlo erede di loro sostanze; ma egli che aveva mire più nobili se ne partì, e proseguendo suo viaggio, fe' ritorno in patria! Peccato che una lapide od un'iscrizione qualunque non ne ricordi la casa avventurata che ospitò sì gran Santo!

Alle persone nominate poi che si resero più notevolmente benemerite di Novello, altre ne potrei aggiungere non poche, le quali, la Dio mercè, vivono tuttora, e coi loro saggi consigli, e con la loro benefica influenza, e con incessanti elargizioni alla Chiesa, ai Pii Istituti, ed ai poveri continuano a rendersi utili al paese, ma temerei d'offendere la loro modestia, se ne riferissi qui anche solo i nomi, epperò passo oltre.

 

 

 

 

 

 

CAPO XIII

Cenni storici.

Quasi tutte le memorie storiche che mi fu dato raggranellare intorno a Novello, essendo già riportate dal Casalis nel suo Dizionario dei Comuni, a cui furono spedite dal mio antecessore nel 1845, io non farò qui che trascrivere quanto si legge in quel Dizionario al riguardo, con poche varianti ed aggiunte.

Egli è probabile che Novello già esistesse al tempo del romano impero; a quel tempo infatti sembrano appartenere gli avanzi della primitiva sua rocca, ed una lapide che vi si rinvenne, porta l’iscrizione: "Maximianus Imperator Novellam venit". Inoltre nello scavarsi il terreno, già si ritrovarono parecchi avelli racchiudenti medaglie di vani imperatori romani e principalmente di Domiziano, ed in uno di questi avelli, scoperto da certo Tarditi Giovanni Antonio fu Giuseppe, il 21 novembre 1842, nel suo alteno, regione Peire, si trovò insieme con ossa in parte consumate dal fuoco e carboni e cenere, ciò che indica esservi proprio stato cremato un cadavere secondo il costume degli antichi romani; si trovò, dico, una medaglia di rame portante da una parte l'impronta di testa coronata con l'iscrizione: "Domit. Aug. Germanico Germ. capta" e dall'altra: "Augusti imperio S. C.".

Sulle rovine della rocca primiera di questo villaggio, venne poi edificato nel medio evo un nuovo castello che fu sede dei Marchesi Del Carretto.

Le più antiche memorie riguardanti Novello, che ci siano pervenute sott'occhio, sono due diplomi, uno del secolo IX e l'altro del principio del secolo X; il primo fu emanato dall'Imperatore Ludovico Il nell'anno 862 a favore della Chiesa di Asti; in esso è fatta menzione della Chiesa di S.Pietro de Novellis (presso l'Ughelli, Tomo IV); il secondo diploma è di Ludovico III ed ha la data del 906. In altre carte di data posteriore, questo villaggio è chiamato Novelle.

Con atto ad esempio del 1065, Adalasia contessa figlia del Marchese Manfredo, donava alla Chiesa di Asti, fra le altre cose: "Cappellam Sancti Georgi, quae est in Novelle".

Addì 3 giugno 1224, il Marchese Guglielmo VI di Monferrato, con un solenne atto, cui egli diresse alla città di Alba, dichiarossi padrone dei castelli e dei luoghi di Monforte e di Novello, ed in nome del Romano Pontefice e dell'Imperatore proibì agli Albesi di comperare ed al Marchese Enrico Del Carretto di vendere così Novello come Monforte.

Or veggiamo che nel 1252, alli 8 febbraio, la Repubblica di Asti, per mezzo del suo podestà, diede l'investitura di Novello e di varii altri luoghi al Marchese Jacopo Del Carretto, e veggiamo pure che nella divisione fattasi l'anno 1268, tra i figliuoli di questo Marchese, il castello e la terra toccarono al primogenito Corrado; ma nelle guerre che sorsero tra i Provenzali ed il Comune di Asti, Corrado essendosi unito agli Astigiani, i Brayda d'Alba che si erano collegati col Re di Napoli, gli tolsero Novello.

Qui tra parentesi dirò che i Brayda furono i primi signori di Bra, che altro nome non ebbero nè tennero mai, fuorché questo di Brayda. Giunti al possesso di venti e più feudi, la loro famiglia si divise in più rami. I Brayda che occuparono Alba, furono quelli che coll'aiuto del Re di Napoli, tolsero Novello ai Marchesi Del Carretto. Coll’appoggio però degli Astesi, Corrado riacquistò Novello nel 1276, ed in quell'anno istesso insieme col fratello Enrico, giurò fedeltà ad Asti, rinnovando le convenzioni che aveva già prima stipulate con quella Repubblica. Coll'atto che si era conchiuso tra Corrado e gli Astesi, questi gli avevano promesso di dargli forciam et virtutem ad recuperandum Novellum sine aliqua solutione pecuniae; e Corrado faceva loro la sottomissione non solo per questa, ma ben anche per tutte le altre terre del suo dominio. Se non che la città di Asti, avendo dovuto insieme con tutti i luoghi da essa dipendenti, sottomettersi a principi stranieri, il Marchese Corrado, credendosi libero dal giuramento di fedeltà prestato alla medesima, si fece dichiarare per tutti i suoi castelli, Vassallo imperiale da Ottone IV; e le cose rimasero in tale stato sino a che i Del Carretto si sottomisero all'Augusta Casa di Savoia. Però anche dopo questa sottomissione a Casa Savoia, e fino al trattato di Aquisgrana, avvenuto nel 1743, Novello continuò sempre a considerarsi come feudo del Sacro Romano Impero. E questo ci spiega il perchè sulle tre porte, che davano accesso al recinto del villaggio, fu allogato, e solo pochi anni addietro si vedeva ancora dipinto lo stemma imperiale di Casa d'Austria, anzi sull'antico campanile della Parrocchia, questo stemma è tuttavia visibile ai giorni nostri, benchè nel 1848, per ordine dell’Intendente della Provincia di Alba, sia stato coperto di calce. A questo proposito, piacemi qui notare che nel 1717, essendo venuto a Novello l'avvocato fiscale imperiale di Sua Sacra, Cesarea, Cattolica Maestà ed avendo osservato fra le altre cose, che l'aquila imperiale, dipinta sulla torre della Chiesa, per ingiuria del tempo, era svanita sì, da non essere quasi più riconoscibile, ordinò alla Comunità di farla tosto rinnovare, affinché i Novellesi potessero aver continuamente sott'occhio, ed essere persuasi, che, se correvano per essi lietissimi giorni di pace, egli si era perché si trovavano all'ombra proteggitrice dell'ali dell'aquila austriaca.

Novello, nei passati secoli, fu più volte occupato dai soldati spagnuoli, che venuti in Italia a combattere or contro i duchi di Savoia, or contro i loro avversari, vi posero e tennero stanza parecchie fiate. Vi vennero nel 1409 e messo in fuga l’esercito indigeno, cercarono di stabilirvisi, ma non vi riuscirono; e ricacciatine tosto, fu dello stesso anno restituita ai Marchesi ogni autorità. Ritornarono neI 1437, sotto il comando del generale Cicogna, ed allora dato assalto al castello, ne lo distrussero in parte. Ricomparsa nel 1609, una compagnia sotto gli ordini di Cristoforo di Siviglia, vi si stabilì e rimase per lunga pezza, constando da memorie esistenti nell'Archivio, che non ne era ancora ripartita nel 1622. Durante quest'ultima più lunga loro dimora, pare che i soldati spagnuoli, non si diportassero più quali nemici o conquistatori, ma quali concittadini e fratelli; imperciocchè, cattivatasi la stima e benevolenza del popolo e del Marchese, molti di loro non pensarono più a far ritorno in patria, ma compiuto il tempo del servizio militare, presero qui moglie, e qui finirono tranquillamente i loro giorni da ferventi cristiani. I Marchesi segnatamente, posero tanta affezione ai soldati spagnuoli, che quando alcuno di essi impalmava una Novellese, pigliavano diletto nello assistere ai loro matrimonii in qualità di testi.

Quanto al Marchesato di Novello, passato desso, come già si notò, sotto il dominio dei Principi di Casa Savoia, fu venduto con il castello e le terre annesse al Duca Vittorio Amedeo, e nel 1731 da Carlo Emanuele III, rivenduto per L. 80.850 a Carlo Agostino Oreglia di Castino e Farigliano, dalla cui famiglia, per via di eredità passò poi nei Marchesi Rorà di Benevagienna. Attualmente proprietario del castello e di molte terre annesse è il signor Cav. Angelo Allara, Sindaco del paese.

Novello fu sede di un giudice fino all'anno 1796, nel quale venne a prender positura su questo colle la colonna francese, comandata dal generale Augeraux, che fu poi maresciallo dell'impero, e da certo Busca, medico nizzardo. Il primo prese alloggio nella casa parrocchiale, ed il secondo nella casa dell'ora sig. Not. Pirra. Dei soldati, parte alloggiarono nelle Chiese, parte si attendarono nei prati di Pradonio, ed una Compagnia bivaccò sulla vetta del monte Piedicucche, donde il generale poteva scoprire le altre colonne francesi che dovevano agire di concerto su di Cherasco. Dopo tre giorni di sosta, senza recar il minimo danno o sfregio a veruno, nè aggravato il Comune di alcuna sorta di contribuzione, partirono per La Morra.

Nel 1799, la città di Cherasco, essendo stata occupata dalle truppe austriache, che vi intrapresero tosto opere di fortificazione, il Comune di Novello fu obbligato a mandarvi e mantenervi 25 uomini al giorno per lavorare attorno a quelle, e nel 1801, essendo la città ricaduta sotto i Francesi, Novello fu di nuovo costretto da questi a mandarvi e mantenervi lo stesso numero di braccianti per demolire le fortezze innalzate dagli austriaci.

Nel 1809, diretto al castello della Volta, fu pure di passaggio a Novello il generale governatore Menou coll'ab. d'Amiens (Villaret). Trattenutisi alcuni minuti ad ammirare la Parrocchia, sta scritto nell'Archivio che abbiamo esclamato: Che magnifica Chiesa è ma qui!  

 

 

 

 

 

CAPO XIV

Serie cronologica dei Parroci di Novello dei quali esiste memoria.

RESSERO QUESTA PARROCCHIA

Dal 1555 al 1558 - Andrea Rastello de Mata, che si sottoscriveva semplicemente Curato.
Dal 1565 al 1585 - Arciprete Franceschino Del Carretto.
Dal 1605 al 1630 - Arciprete Franceschino Giordano.
Dal 1631 al 1652 - Arciprete Giovanni Gamena da Bagnasco.
Dal 1653 al 1674 - Arciprete Giovanni Paolo Moretto, dottore in ambe leggi.
Dal 1674 al 1680 - Arciprete Giovanni Battista Moretto.
Dal 1681 al 1704 - Arciprete David Andrea Franchino, dottore in ambe leggi.
Dal 1705 al 1724 - Arciprete Cosma Garrino.
Dal 1725 al 1742 - Arciprete Giovanni Michele Murazzano.
Dal 1743 al 1754 - Arciprete Giovanni Maria Antonio Benevelli, dottore in ambe leggi, quindi Can. e

Vic. Cap.
Dal 1755 al 1783 - Arciprete Gerolamo Virginio da CIavesana.
Dal 1783 al 1812 - Arciprete Michele Pesce, già Parroco Canonico di Rodello.
Dal 1813 al 1814 - Arciprete Bracco.
Dal 1814 al 1820 - Varii Economi.
Dal 1820 al 1822 - Arciprete eletto Nicolao Nizza da S. Stef. Roero.
Dal 1823 al 1868 - Arciprete Vittorio Nizza da S. Stefano Roero.
Dal 1869 al ??? - Arciprete Giovanni Battista Majolo, parimenti da S. Stefano Roero, che prese
possesso della Parrocchia il giorno 7 Agosto 1869.

 

 

 

 

 

 

CAPO XV

Cenni necrologici di taluni Signori della nobil Casa Del Carretto.

Risulta dai libri parrocchiali che morirono nel-

l'anno 1605 aprile 3 - L'ill.mo signor Antonio Del Carretto, di anni 28, ucciso da un colpo d'archibugio;

l'anno 1605 luglio 29 - Donna Ottavia, moglie del signor Cesare Del Carretto, in età d'anni 35;

l'anno 1605 agosto 15 - Cesare Del Carretto, d'anni 35;

l'anno 1605 agosto 26 - Donna Ippolita, moglie dell’ill.mo signor Giulio Del Carretto, d'anni 50;

l'anno 1608 febbraio 14 - Donna Anna, moglie dell'ill.mo signor Federico Del Carretto, d'anni 60;

l'anno 1614 marzo 29 - Alberto Del Carretto, ucciso per mano assassina, e sepolto in questa Chiesa Parrocchiale;

l'anno 1620 giugno 1 - Filiberto Del Carretto, pugnalato in età di anni 42, presso il castello di Monchiero e sepolto in

questa Parrocchia di Novello;

l'anno 1620 febbraio 8 - Federico Del Carretto sopra nominato;

l'anno 1623 marzo 28 - Altra Donna Anna Del Carretto in età di anni 75, vedova, sepolta in questa Parrocc.;

l'anno 1653 ottobre 8 - Donna Maria Del Carretto, moglie dell’IlI.mo signor Giulio Del Carretto, d'anni 75, sepolta in

questa Parrocchiale;

l'anno 1664 aprile 17 - Signorina Vittoria, figlia delI'Ill.mo signor Valerio Del Carretto, in età d'anni 25;

l'anno 1665 settembre 28 - Alerano Del Carretto, d'anni 71;

l'anno 1665 novembre 1 - Valerio Del Carretto, detto il magnanimo, in età d'anni 85;

l'anno 1670 gennaio 7 - Giuseppe Del Carretto, in età d'anni 42;

l'anno 1672 maggio 28 - Donna Luciana Del Carretto, d'anni 70;

l'anno 1682 settembre 29 - Donna Paola, moglie delI'Ill.mo sig. David Antonio Del Carretto, annegata nel Tanaro in età

d'anni 25;

l'anno 1682 settembre 29 - Giovanni Ugonisio Del Carretto, parimenti annegato nel fiume Tanaro insieme con Donna

Paola, in età d'anni 50;

l'anno 1685 ottobre 29 - Carlo Valerio Del Carretto, Priore, in età d'anni 23.

 

F I N E

 

 

Visto per la stampa.

Alba, 28 luglio 1894.

C. Arcid. Ab. ALLARIA
Vicario Generale

torna a Novello
torna all'indice