CONGEDO (di Roberto Rosati)

Se i lettori di questo libro sono le compagne, i compagni di liceo e i coniugi, mi esimo dal formulare ulteriori considerazioni per un motivo molto serio: non tirare troppo la corda.

Se non è così, mi richiamo alla ‘Dedica’ del libro e mi rivolgo ai ‘figli’ ivi citati.

- "Figli’! (e aggiungerei: ‘Nipoti’!)"

Quali siano i segreti della longevità della ‘Terza Liceo ‘52 di Bra’ allargata ai coniugi, credo che l’abbiate già capito: primo, un Uomo tenace che ha saputo portare compatto il gruppo al cinquantenario e, secondo, l’avere collocato ciascuno di noi la consapevolezza che la solidarIetà è un dono degli Dei al di sopra di ogni spinta centrifuga.

E’ stata una navigazione faticosa quella compiuta verso il cinquantenario: è valso la pena intraprenderla? Sì, perché un’ormai radicata amicizia che si fonda sulla schiettezza e sull’indulgenza, ne è la remunerazione.

Sollecitiamo, istighiamo voi ‘figli’ a imitarci, a fare altrettanto?

Non precisamente: ciascuno esprima a modo suo le proprie esperienze.

Stimoliamo piuttosto ciascuno di voi a scovare un ‘entourage di affinità’, il quale non deve necessariamente coincidere con la classe di 3^ liceo e i suoi venti o trenta alunni (potrebbe corrispondere all’ambito familiare o cittadino o dell’intero villaggio globale, se volete) e ad esercitare, in codesto entourage, le ‘belle virtù’ (si esercita il fisico, perché non le belle virtù?).

La realtà mirabile e lampante è che la nostra ‘3^ liceo’, le affinità le possedeva ab ovo, fin dall’alba del I° ottobre 1949, quando studentelli ci incontrammo per la prima volta: esse ci erano congenite, facevano parte del nostro DNA.

Roberto

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POSTFAZIONE (di G. B. Franco)

I ringraziamenti

Terminato il lavoro, ho voluto sapere se il contenuto del libro poteva considerarsi soddisfacente ed interessante, almeno per gli studenti di oggi i quali, però, stanno vivendo un periodo molto diverso dal nostro. Noi abbiamo cominciato a frequentare le scuole medie negli anni 44/45, in piena guerra, ed abbiamo proseguito fino al ‘52 per la maturità e fino al 57/58 per la laurea: in un periodo iniziale di gravi difficoltà di vivere, con un tenore di vita molto ridotto e con una maturità di vita inferiore rispetto a quella di oggi. Ci siamo sacrificati non poco, anche se siamo riusciti a raggiungere un risultato soddisfacente.

Però ci era difficile credere che portare al pubblico di oggi il nostro modo di vivere, di studiare e di convivere fosse accettato e non, invece, criticato.

Siamo però molto soddisfatti di quanto è stato detto e scritto!

Per mia soddisfazione ho voluto interrogare il primo cittadino di Bra, il Sindaco sig. Francesco Guida; volevo conoscere il suo pensiero.

Ci ha dato, ed abbiamo riportato, una sua presentazione dell’opera veramente pregevole e che ci ha reso soddisfatti di quanto abbiamo scritto. Ho voluto sentire anche il commento di alcune autorità in campo scolastico, Innanzitutto ho interpellato la più alta carica in Provincia, il Provveditore agli Studi di Cuneo, il dott. Ambrogio Delfino, il quale, dopo aver elogiato la nostra classe per il modo di studiare e di vivere, ha detto che ‘il libro trasuda classicità da ogni parte, ma quella classicità che, assorbita sui banchi del Liceo, accompagna per tutta la vita chi l’ha respirata, fa vedere le cose più dall’alto e mantiene lo spirito giovane, in modo tale che è difficile credere che le pagine del libro - intrise di vecchia saggia goliardia - siano state scritte da persone che si avviano alla settantina'.

Ho voluto sentire anche la nostra insegnante prof. Lucia Reviglio (purtroppo, recentemente deceduta), la quale, dopo avere ricordato le nostre infrazioni alle rigide regole cui si informava il ritmo tranquillo della quotidianità, aggiunge che ‘da quel piccolo mondo di provincia, venti ragazzi sono partiti per affrontare le incognite della vita, plasmati da anni fecondi di studio e di disciplina’, che li hanno portati tutti a mete prestigiose.

Quindi l’attuale preside del Liceo Classico ‘G. Govone’ di Alba, di cui noi a Bra formavamo la sezione staccata, la prof. Anna Maria Alessandria, che commenta dicendo: ‘La III Liceo del ‘52 è rimasta unita nei decenni, ha mantenuto viva l’amicizia: è stata una mitica classe ed un esempio bellissimo! Quei 20 studenti del glorioso liceo braidese, oggi uomini maturi, erano, e sono rimasti tutti, un poco utopisti e sognatori, conservando un patrimonio di sentimenti e d’umanità: è il retaggio più nobile ed autentico dell’humanitas dei classici’.

Ed in ultimo ho voluto interpellare l’attuale Preside del Liceo Classico ‘G. B. Gandino’ di oggi in Bra: il liceo autonomo che proprio nell’anno 1952 fu istituito dopo il nostro esame di maturità per sostituire la sezione staccata del ‘Govone’ di Alba.

Nel suo commento prevede... ‘I miei alunni assaporeranno la storia di questa mitica classe del 1952, una sfumata, quasi indefinibile, commistione di vita vissuta, di amicizia e di nostalgia, la storia del loro liceo classico, quale era cinquant’anni or sono: una scuola di grande qualità, che, proprio per non sciupare le nobili acquisizioni di allora, deve oggi comprendere ed accettare i cambiamenti governandoli con forza, diventando competitiva e più interessante rispetto alle numerose agenzie esterne - non solo la TV - che aggrediscono i giovani.’

Sono appunto queste aperture che consentono al nuovo Liceo Classico di rendersi coinvolgente, mentre per la mitica classe 1952 auspica: ‘E a voi, giovani deI 1952, il G. B. Gandino apre le sue porte, perché è bello, ritornandovi, imparare ancora e recare contributi di storia, di idee e di emozioni alla vostra scuola, alle sue lezioni, alle sue conferenze, ai suoi spettacoli, ai suoi giochi: è bello per noi e per voi, che non avete mai perso la confidenza con le cose amate al Liceo e mai dimenticate.’

L’invito della prof.ssa Testa verrà sicuramente accolto e il futuro lo renderà attuale.

A tutte queste Autorità che hanno voluto esprimere il loro commento sul ‘libro’ va il mio più caloroso ringraziamento per avere reso autorevole l’opera fornendola di un vestito letterario a fianco del vento goliardico che l’ha accompagnata.

Ed adesso ringrazio tutti i Compagni di classe che hanno accettato, recepito ed accompagnato favorevolmente la mia proposta di alcuni decenni fa di pubblicare questo libro, fornendomi anche materiale utile. Ringrazio in modo particolare quelli che hanno provveduto a scrivere racconti (e tra questi anche la defunta Rina Cravero con il suo racconto ‘Milano dorme’); in particolare Gianni Magliano, Roberto Rosati (Roberto si ‘congeda’ con le considerazioni sopra esposte) ed Anna Guasco, che hanno scritto i tre testi principali.

Ringrazio ancora gli altri compagni che hanno voluto arricchire il libro con racconti vari e precisamente Giuseppe Alessandria con la sua bella poesia, Giancarlo Turco con i suoi quattro racconti, Giovanni Ferrero con i suoi due racconti, Rita Accatino con il suo sempre caloroso riferimento al compianto marito Gian Francesco Botta, il ‘Compagno sconosciuto’ che ha voluto inserire anche le sue osservazioni ed il suo commento sugli insegnanti, ricordandoci con un esame rigoroso le loro qualità, le loro figure e le loro capacità professionali senza, per altro, sottacere - alcuni episodi simpatici e piacevoli; e da ultimo un particolare, caloroso ringraziamento al compagno Guido Bodrato non solo per il suo ‘La nostra lunga strada’ che costituisce un po’ il riassunto della nostra era scolastica, ma anche perché dall’alto della sua profonda esperienza giornalistica, maturata durante i lunghi anni trascorsi e che continua a trascorrere in ambito politico (oggi è Parlamentare europeo), si è attivato a fornirmi i consigli di cui avevo bisogno, spendendo il tempo necessario.

Un doveroso ringraziamento devo pure rivolgerlo a chi ha speso tempo ed energia per aiutarmi nella stesura completa dell’opera: le impiegate del mio studio, Franca e Cristina.

G. B. Franco

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CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE (di G. B. Franco)

Così è giunto l’anno 2002 e tutti siamo vicini ai 70 anni: eravamo 20, tre sono già morti prematuramente: Giovanni Gallo poco dopo la maturità a Torino dove si era trasferito da Canale per frequentare l’Università; Gianfranco Botta il 7 marzo del 1983 in Bra dove continuava a vivere sposato con Rita Accatino; Rina Cravero il 4 luglio del 1988: da Belgioioso (PV), dove viveva, era venuta a Bra con il marito a trovare i parenti.

Gli altri 17 vivono sparsi per tutta l’Italia. Delle ragazze, tutte insegnanti in pensione, solo due sono rimaste a Bra: Rita Ballaira, che vive con il fratello e Maria Vittoria che vive sposata con Cheto Bonamico. Clara Artusio è a Verona, dove si è sposata e così Ines Canale sul Lago di Como; Maria Pia Ciravegna è ad Alba con i figli; Lucilla nella sua Firenze.

Dei ragazzi, sono a Torino Angelo Abbate Daga, Guido Mainardi e Giancarlo Turco. Giuseppe Alessandria è sempre a Narzole, Giovanni Ferrero a Cuneo, Roberto Rosati a Cinzano di S. Vittoria d’Alba, Gianni Magliano sulla sua amata collina braidese, Guido Bodrato a Chieri, Pier Giuseppe Morra, rimasto vedovo, nella sua bella casa in regione Fei di Bra ed Ernesto Milano nella sua graziosa Farigliano.

Io da sempre sono alla mia scrivania nello studio legale di Alba coi due figli, Fabio che fa l’avvocato con me e Mauro che fa l’ingegnere nello spazio di tempo consentito dall’insegnamento.

Questa composizione, come più volte detto, è rivolta a tutti gli studenti perché sappiano trarre dalla lettura della stessa gli aspetti più rilevanti per continuare a percorrere la loro maturità nel migliore dei modi, ricordando sempre che l’amicizia è un grande dono che ci offre la vita; quindi occorre cercare di conservarla essendo questa un legame molto profondo quando è accomunata alla complicità dei compagni di scuola.

Penso si possa dire, come ha scritto la preside Anna Maria Alessandria, che la nostra classe è stata un esempio bellissimo dell’amicizia vera che nasce tra i banchi di scuola e che non viene meno nonostante la lontananza, la carriera, le difficoltà e le delusioni della vita.

E’ anche vero che noi già studenti del glorioso Liceo braidese, oggi uomini maturi, eravamo e siamo rimasti tutti un poco poeti, un poco utopisti e sognatori.

Ciascuno, oltre all’esperienza e al vissuto personale, ha conservato un patrimonio di sentimenti e di umanità (la stessa humanitas che promana dai classici) che riconosce identico nei suoi compagni di un tempo, che sono ancora i compagni di oggi.

Bra, gennaio 2002

G.B. Franco

FINE

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