(sonoro)

PRIMI PASSI (OTTOBRE 1996)

Una volta, i missionari ci mettevano fino a un mese per arrivare alle lontane terre di apostolato. Nel 1996, per arrivare da Torino a Taipei, per me, sono stati necessari 50 giorni! Siamo, infatti, nell’era delle comunicazioni immediate e basta un comando sul computer per rifiutare un visto d’ingresso... o farlo sospirare. Così, ho aspettato a Hong Kong per più di sette settimane.

Ora, sono finalmente a Taipei, nella Comunità a cui sono destinato, che comprende otto Salesiani, me compreso: quattro cinesi e quattro "extracomunitari": due italiani, uno spagnolo e un filippino. Ho cominciato da pochi giorni la scuola di cinese: ci vorranno almeno due anni per poter far finta di saperlo parlare; altro problema sarà il leggerlo e lo scriverlo. E un’esperienza molto interessante, che non facevo dall’età di cinque anni, quella di essere analfabeta.

Una sera, sono andato da solo a fare footing in collina: ad un tratto vedo un cartello, in cinese: poteva essere "Divieto di ingresso" o "Benvenuti" o "Attenzione, campo minato" o "Non gettate rifiuti". Non lo saprò mai. Nel dubbio, ho continuato a correre. Nella direzione opposta.

Non so leggere dove vanno gli autobus, nè se sulle panchine c’è scritto "Vernice fresca". Poichè pochi parlano inglese, e nessun tassista, vado a piedi o in bici. Tutto questo mi stimola ad imparare in fretta, almeno per dire "Basta, grazie" prima di diventare obeso.

I suoni cinesi sono davvero difficili per noi. Talvolta, l'insegnante non capisce come io non riesca a riprodurli e mi dice: "Coraggio, non è difficile, fathel Fellelo". Un lampo di sottile vendetta mi brilla negli occhi: "Father Ferrero, non Fellelo… mi chiamo Ferrrrero!".

Mi consolo, perché qui, oltre alla Parrocchia, c'è anche l'asilo: i cinesini piccoli mi parlano in cinese, io rispondo in italiano e siamo tutti contenti, perché alla loro età i contenuti sono meno importanti dei sorrisi. Per fortuna, nella Comunità salesiana quasi tutti parlano italiano, o inglese, e mi sento a casa.

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Alcune notizie per ambientare anche le lettere successive. L’isola di Taiwan conta oggi circa 21 milioni di abitanti; la sua capitale Taipei credo sia sui due o tre. Chiamata "Formosa" dai Portoghesi che la visitarono per primi, quest’isola è stata dal 1895 al 1945 colonia giapponese. Nel 1949, l’esercito cinese "Nazionalista", guidato da Chiang Kai Shek, sconfitto dai comunisti di Mao, si rifugiò a Taiwan, formando un governo che sostiene di essere il vero governo cinese temporaneamente spodestato. La scritta R.O.C. sull’indirizzo significa, infatti, "Republic of China", per distinguerla dalla "Repubblica Popolare Cinese", che è quella di Pechino. Molti stati, tra cui l’Italia, non riconoscono Taiwan rappresentante della Cina, In cambio, Taiwan non mi dà il visto...

Fare il missionario in un paese ricco e sviluppato non è facile e credo meriti qualche riflessione in più, che farò, anche per iscritto, quando avrò tempo.

don Michele

La foto: Le dolci verdi colline che circondano la città.

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