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DON MARZIANO ABBONA (Marzo 2016)


      Don Vincenzo Visca fu Viceparroco (noi dicevamo Curato) a Novello dal 1958 alla fine del 1960, prima di andare Parroco a Cortemilia. E’ uomo ottantaseinenne, pieno di saggezza (fra l’altro, ottimo conoscitore del Corano) e di cuore; lo conosco da decenni, come Parroco che ha sempre guidato, e guida, il suo gregge con mitezza, affabilità e competenza.
        Ora, alla sua età, è il classico parroco di campagna pieno di fede ed attivissimo, il tipo che io ho sempre visto bene come Vescovo, ma mancante di una dote indispensabile: l’arte di dire un po’ di verità, ma solo un po’, per non turbare l’
establishment curiale. Lui lo sa, ma non viene meno ai suoi principi. Ama le persone umili e sincere e questo lo indusse a scrivere (compone anche poesie…) la vita ecclesiastica di un Novellese come me, don Marziano Abbona della Fasana, che molti di noi hanno conosciuto. In due puntate, presento l’immagine che don Visca ne fece sul suo bollettino parrocchiale; spero di rinvigorire il ricordo di don Marziano nei Novellesi ed in quanti lo conobbero.

DON MARZIANO ABBBONA - (Novello 1917 - Grinzane 1991) - Seconda ed ultima parte

"""""Si iniziarono i lavori

      Tutti, proprio tutti, si rimboccarono le maniche e si gettarono nella.... mischia con un entusiasmo incredibile. Avevano tutti una fretta contagiosa e stimolante. ll progetto era stato preparato dall’architetto Oreste Dellapiana. Semplice, moderno, ben inserito fra gli sparsi casolari della borgata.
      Borello Menelik, stimato capomastro di Scaletta, diresse i lavori con tenace costanza e con lui collaborarono il figlio Marcello, i muratori Balocco Pietro, detto "Trin", nonno di Felice e Franca, Pregliasco Paolo, Franchelli Armando ed altri volenterosi, che, quando avevano un po' di tempo, salivano sulle impalcature e... ci davano dentro! Anche il giovane Baldi Armando.
      C’era chi andava nel bosco a cercare robusti tronchi per il tetto della chiesa e c'era chi scendeva nei ritani o saliva su per la collina a caricare sui carri pietre squadrate per la robusta muratura. Altri portavano sabbia, calce, cemento ,mattoni ed acqua e tutto ciò che serviva per l’avanzamento dei lavori. Tutta Valle era un febbrile cantiere.
      Al falegname di Scaletta, Pregliasco Domenico, fu affidato l’incarico di provvedere alle svettanti finestre ed al vasto portone. Anche don Abbona, colla sua tonaca lisa e rattoppata, saliva sovente sulle impalcature. Una volta gli capitò di inciampare e cadere e gli sfuggì una imprecazione, non proprio da... pretel

E dopo nemmeno un anno ....

      Può sembrare incredibile, ma dopo nemmeno un anno dall’inizio dei lavori , la nuova Chiesa, dedicata a s. Maria Goretti, una dodicenne contadina uccisa nel 1902 a Nettuno (Roma), era già praticabile.
      Tant’è vero, che il 21 Aprile del 1951, venne celebrato da don Abbona il primo Matrimonio tra Facello Michele di Pezzolo e Baldi Olinda della Valle, ed il 5 e l’11Agosto vennero amministrati i primi due Battesimi di Canaparo Anna e di Baldi Maria Margherita.
      Per il caro Prevosto di Scaletta, dunque, crescevano gli impegni pastorali e con gli impegni arrivavano anche tanta fatica e stanchezza.
      Don Abbona non era dotato di una focosa energia cinetica. I suoi gesti erano lenti, calmi, quieti e pacati. Non correva, non scattava, ma.... camminava. Sempre. Dopo un anno di frenetico lavoro gli abitanti di Valle si presero giustamente un po' di riposo. Non don Abbona.
      Tutte le Domeniche, dopo la prima Messa celebrata a Scaletta, inforcava Ia bicicletta e pedalava faticosamente sulla strada inghiaiata e verso ia 9 veniva in Valle a celebrare la s. Messa.
      D’inverno, con la neve e col gelo, che gli mozzavano il respiro, lui se ne arrivava con la cravatta e con la tonaca imbiancata di neve o di gelida brina. E naturalmente la Chiesa era sì la Casa del Signore, ma anche un’implacabile glaciale, vasta cella frigorifera. Vecchi tempi, è vero, ma tempi di grossi sacrifici, tempi che aureolano di santità il capo dei nostri indimenticabili vecchi

Non era un avvincente predicatore

      Il Prevosto di Scaletta non era un predicatore di grido. La sua voce, pacata, lenta, monotona conciliava in tutti una inconscia voglia di riposo. C'era anche chi, cullato dalle calme, soporifere omalie del Parroco, si abbandonava in chiesa a riposanti sonnellini.
      Ma il bravo Parroco non se ne crucciava affatto. Sapeva di non essere un neo-Bossuet dell’oratoria sacra; imperterrito farciva i suoi commenti al Vangelo della Domenica con frequenti inclusioni del suo solito, personale intercalare ”dima".
      "Dima" era l’espressione che gli era piu congeniale. Gli permetteva una breve pausa tra un pensiero e l’altro e gli consentiva di attendere e catturare le idee, che gli frullavano per la testa, mentre snocciolava la moralistica predica durante il Vespro delIa Domenica pomeriggio, prima della solenne Benedizione Eucaristica.
      Don Abbona conosceva i suoi limiti e sapeva accontentarsi Aveva peraò un cuore grande, generoso ed una intelligenza pratica non comune. Sapeva sempre qual era il suo dovere.

Conosceva il suo dovere

      Era cosciente dei suoi limiti, ma sapeva quali erano i suoi precisi doveri. E su questi suoi doveri non transigeva.
      Tutte le volte che lui entrava nella sua amatissima Chiesa scorgeva sulla parete destra vistose chiazze di umidità, che intaccavano inesorabilmente l' intonaco ed anche il pavimento.
      Quando fuori infuriavano temporali e nubifragi l’acqua inzuppava la parete e colava impietosa anche sulle piastrelle dell'interno della Chiesa.
      La solida roccia di tufo, che dall’ esterno quasi lambiva il muro della Chiesa, doveva essere asportata. Era urgente creare un largo spazio, che permettesse la libera circolazione di aria sana e pulita.
      Non c’era tempo da perdere. Bisognava intervenire. E subito.

Una Domenica di primavera.

      Una Domenica di Primavera, alle Messe del mattino e durante il Vespro del pomeriggio, il “don" espose l’ urgente problema ed invitò i suoi parrocchiani ad attivarsi, a munirsi di picconi, badili, zappe, carri e carrette ed a picconare, sbriciolare ed asportare quella parte di roccia, che rovesciava sulla Chiesa tutta quella sporca ed invasiva umidità.
      Le sue parole furono convincenti.Venivano dal suo cuore di sacerdote l parrocchiani le capirono e non si fecero attendere.
      Arrivarono anche dalla Luscheia, dalla Cosana, dalla Valle e dai Sugliani. Tutti i giorni, fino a sera tarda, decine di laveratori volenterosi si accanirono contro quella roccia compatta e la domarono. Si fece ricorso anche alle mine, alle micce, posizionate e fatte brillare da un esperto, un certo Vincenzo Meistro, che abitava a Casa di Serra e lavorava presso la ditta Brandone.
      l carri trainati da robuste coppie di buoi portavano la roccia frantumata sulle rive dell’Uzzone e scaricavane sulla piazza della Chiesa le pietre di langa raccolte su! greto de! torrente, necessarie per costruire una possente ed alta muraglia.

E don Abbona?

      Don Abbona faceva una instancabile spola fra chiesa e canonica, con la sua lunga veste nera, bordata da un’orgia di macchie di svariati colori e.... si dava da fare.
      In Canonica poi, donne e ragazze infaticabili preparavano dolci, torte, frittate, frittelle ed appetitose merende a base di pane, salame, salsicce, “tume" e ricercatissimi bicchieri di buon nebbiolo, proveniente anche dalla fornita cantina dei fratelli Abbona di Novello!
      lnsomma, quando c'è vera amicizia, una fede convinta ed una arrembante solidarietà i miracoli accadono anccra e restano lì, sotto gli occhi di tutti.
      E il miracolo fu che, in pochi mesi, l’amatissima Chiesa di Scaletta fu risanata dalla invadente e perniciosa umidità e l'alto, imponente bastione in indistruttibile pietra di langa è ancora lì, come vigile sentinella a difendere la Parrocchiale da ogni possibile infiltrazione di acqua piovana.

La TV Parrocchiale

      Proprio in quegli anni (siamo nel 1954) la T\/ faceva il suo tanto atteso ingresso anche nei nostri piccoli paesini della Langa estrema. Anche don Marziano, come tanti parroci di... campagna, volle offrire ai suoi parrocchiani la possibilità di assistere alle prime, gustatissime trasmissioni serali.
      Ecco cosa scrive nel suo diario: "Per avvicinare la popolazione e specialmente la gioventù e dare loro un onesto divertimento con trasmissioni televisive un po' contollate, nel mese di Luglio de! 1954, nonostante i debiti per i costosi restauri della Casa Parrocchiale, venni nella decisione di acquistare un Televisore marca Philips di 21 pollici".
      All’inizio l’antenna venne installata in alto sul monte Selino, poi, dopo alcuni mesi, sulla torre de! Castello della famiglia Molinari Carlo, ed infine nell’ampio salone , costruito appositamente, con grossissimi sacrifici, dall’infaticabile don Marziano.
      Per una decina di anni il Selone della TV fu un appuntamento serale obbligato per la maggioranza dei parrocchiani ed il Parroco controllava e vigilava. E quando la " Guida del Telespettatore” avvertiva che uno spettecolo era solo per persone adulte, i bimbi ed i giovani venivano spietatamente respinti.
      Mi è stato detto da alcuni vecchi , che henno ancora buona memoria, che i ragazzi, cacciati della Sala TV, arrabbiatissimi si vendicavano e, di nascosto, quatti quatti, entravano nell’orto del parroco, dietro la canonica, e lì i, si facevano scorpacciate di fragole, di pesche, di pere, di cil/iegie e di albicocche.
      Cosa volete! Sono cose che continuano a succedere. Allora come adesso. Don Abbona si arrabbiava, infarciva le sue sfuriate di una valanga di “dima“ e poi tutto finiva lì. Non sapeva portare rancore. Alzava la voce, minacciava e poi, subito dopo, ingoiava la sua rabbia e si rabboniva.
      Lui i suoi parrocchiani li amava. Tutti. li aveva nel cuore!

Scaletta , terra di ...... insuperabili artisti!

      Il Beneficio Parrocchiale di Scaletta era poca cosa. Quattro o cinque pezzi di terreno sparsi un po’ a monte ed un po' a valle, accuditi in parte dal parroco, con l’aiuto dei contadini confinanti. Non c'era altro!
      Don Abbona non era un signor Parroco, ma semplicemente un ..... povero parroco. Le sue vesti sempre piuttosto stinte lo collocavano irrimediabilmente nelle categorie degli ultimi o dei penultimi. Quando passava di casa in casa a portare la Benedizione Pasquale alle Famiglie riempiva sì il canestro di dozzine e dozzine di uova, ma poi? Con le uova puoi anche farti dozzine di frittate, me ci vuole ben altro per erigere muraglioni, rifare pavimenti e costruire saloni parrocchiali!
      Fu allora che don Marziano si improvvisò regista e tenace e capace maestro di recitazione.
      Gli Spettacoli Teatrali furono una forzata necessità ed una simpatica soluzione, per dare una boccata di ossigeno alle stremate finanze.... ecclesiali.
      Uomini, donne e giovani si trasformarono in fascinosi artisti, ricchi di entusiasmo e salirono sul palco per regalare alla Comunità drammi, drammoni, tragedie, e farse di notevole spessore. Drammi ccme: Ali Spezzate - ll tramonto di un sogno - Notte del Vagabondo, presentati non solo nel Salone Parrocchiale, ma anche nella nuova chiesa di Valle, affascinarono centinaia e centinaia di spettatori, calati anche dai paesi vicini.
      Artisti locali, pieni di buona volontà, come Marcello, Piero, Teresio, Elio, Ernestino, Fiorino avevano un fascinoso feeling col pubblico, ben superiori ai rinomati Amedeo Nazzari o Vittorio·Gasman dell‘epoca! Ed anche le donne non furono da meno. Adele, Anna, Rita e Ida ,ecc. furono le applauditissime ed intriganti attrici, che oscurarono, in loco, la fama ed il fascino delle varie Loren e Lollobrigide del tempo.
      Fatto sta, che gli Spettacoli Teatrali tennero banco per una decina di anni, e gli incassi, superiori ad ogni più rosea aspettativa, dettero al paziente Regista, don Abbona, un po’ di respiro ed una relativa calma.
      Tutto ormai sembrava filare, per il paziente Parroco, nella giusta direzione, quando arrivò invece un grosso ed inatteso imprevisto.

La Responsabilità fu tutta di mons. Balocco, Vicario Generale della Diocesi.

      Don Balocco, come d’altronde tutti i Sacerdoti e non solo loro, aveva i suoi apprezzatissimi pregi ed anche i suoi pochi difetti.
      Soprattutto amava, stimava, rispettava ed era particolarmente vicino a tutti quei sacerdoti, che da anni tiravano la carretta in questa negletta zona della langa estrema.
      D’accordo certamente col Vescovo, offrì a questi parroci “tapini“ una alternativa, che premiasse il loro oscuro servizio.
      Don Chiesa, parroco diBergolo, venne mandato a s. Stefano Roero, don Aloi, parroco di Gorrino, fu promosso parroco di s.Rocco di Montà, don Robino, dal Todocco venne spostato a s. Vito di Montà, don Rapalino lasciò Levice per Novello, don Bernocco da Pezzolo fu mandato alla più importante parrocchia di Cossano Belbo e don Marziano Abbona approdò alla parrocchia di Grinzane Cavour.
      Correva l’ anno 1967 e don Abbona, con tanti sogni e speranze nel ouore, Iasciò i suoi amatissimi scalettesi in lacrime e fece il solenne ingresso nella nuova parrocchia.
      Non fu un “matrimonio felice". A Grinzane si sentì spaesato a non riuscì mai a trovare quella serenità e quelle tenere sensazioni, che gli scaldavano il ouore.
      Vissa ancora 14 anni , ma il suo cuore era rimasto a Scaletta, impaniato in quel lontano, ma sereno angolo di Langa.
      Era il 25 Marzo dal 1991, quando sorella morte, gli chiuse gli oochi e glieli aprì nella pace e gioia infinita del Paradiso.

Carissimo don Abbona,

      sei stato un prete umile e non hai respirato l' aria frizzante e frastornante delle alte sfere, ma, credimi, ti è andata bene.
      Quando uno troneggia maeastosamente su altissime sedi ed incede fra nuvole di incenso finisce per essere ubriacato di vertigine e cade rovinosamente. Ed il tonfo è inevitabile, definitivo. ln Aeternum! La pace e la gioia eterna siano con Te, servo buono e fedelel Amen!"""""

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