“Commovente funerale a Torino – Oltre cinquantamila cittadini accompagnano la salma dello studente Delpiano.
Senza distinzione di casta, la cittadinanza torinese, con commovente spontaneità, ha tributato ieri alla salma dell’infelicissimo studente Piero Delpiano, ucciso dinanzi all’Istituto Tecnico Sommellier durante i torbidi dello scorso mercoledì, la più solenne ed imponente manifestazione di compianto e di pietà.
(omissis)
Presso il carro destinato al feretro riuscirono tuttavia a radunarsi il comm.. Molinari, rappresentante del Sindaco e del Municipio, il tenente-generale Borzini….
(omissis)
Non sarebbe stato possibile, in così grande e commovente confusione di folla, tentare un elenco di nomi senza dimenticarne a decine; basti dire che tutti gli Istituti superiori e medi, che tutte quante le Scuole vi avevano una loro rappresentanza e che professori e maestri si potevano contare a centinaia.
Era tutta la gioventù studiosa colà raccolta, ma frammischiati ad essa erano pure cittadini di ogni età e di ogni ceto.
(omissis)
La bara, avvolta in una bandiera tricolore, fu recata fuori da sei studenti dell’Istituto Tecnico Sommeiller.
(omissis)
Un vecchio frate, dall’umile saio di cappuccino, impartisce la benedizione e nuovamente il feretro è sollevato sulle spalle da sei studenti, ai quali altri compagni si sostituiranno poi, di tratto in tratto.
(omissis)
Tutti i negozi si chiudono in segno di lutto; i balconi e le finestre appaiono gremiti; vi sono donne piangenti, umili e semplici popolane che s’inginocchiano: sono madri che comprendono anche più intimamente il dolore per quella giovniezza tragicamente spezzata. Per un lunghissimo tratto la via Nizza è tutta nera d’una folla fittissima, che avanza lentamente.
(omissis)
Quando il corteo giunge all’imbocco di Corso Vittorio Emanuele, un plotone di soldati si allinea sul largo marciapiede e l’ufficiale che li comanda ordina: presentat’arm!.
(omissis)
All’altezza dalla casa n. 36 di via San Francesco da Paola, casa di cui il padre della vittima è portinaio, tutte le finestre ed i balconi sono gremiti di donne del popolo piangenti che buttano fiori sulla giovane salma. Si affaccia la madre del povero Pierino, sorretta amorevolmente da due pietose vicine.
(omissis)
Il corteo volge in via Po dove vediamo una lunga fila di tram fermi e pullulanti di gente commossa. Le operaie dell’opificio Bertoglio schierate sul marciapiede, perché appena uscite dal lavoro, hanno tutte le lacrime agli occhi.
(omissis)
Dopo l’inumazione nella fossa, l’on. Marconcini, che parla per la gioventù cattolica, rinnova l’accorato saluto all’infelice Pierino che era due volte suo: come credente e come scolaro. Superando l’intensa commozione che gli fa velo alla voce, l’oratore invita i giovani – l’avvenire della società – a proporsi, dinanzi alla tomba prematuramente schiusa, alti propositi di fede e di attività pel bene generale. «In quest’ora di strazio prosegue – giurate che vivrete ed opererete soltanto per la grandezza d’Italia!». Quindi uno studente del Liceo Manzoni di Milano, che porta il saluto addolorato di tutti gli studenti Lombardi, dice che ormai il Piero Delpiano diventa un simbolo ed una bandiera sulla quale la gioventù italica terrà fissi gli occhi ed intenti i cuori ed i propositi. Il tenente Villa, de Terzo Fanteria, aggiunge poche parole a nome dei combattenti.
(omissis)
Si può calcolare che, fra gli intervenuti al corteo e quelli che gli fecero ala durante il lungo percorso, oltre centomila persone abbiano partecipato all’omaggio di amore e di compianto che oggi Torino ha tributato riverentemente alla salma del giovane studente”.
(omissis).
Nota – Ho riportato meno della decima parte del lungo articolo, che qualcuno troverà noioso, ma poniamoci due domande: perché Piero fu ucciso e perché tanta gente al funerale?
Due risposte:
1) Gli scioperanti predicavano tutti contro qualcuno: abbasso questo, a morte quello, in galera quell’altro… Lo studente, uscito dal suo istituto e sostante davanti ad esso, da buon cristiano pare abbia semplicemente gridato: viva l’Italia! Fu la sua fine.
2)Capita non di rado che un giovane muoia per una disgrazia, per una rapina, per una vendetta, eccetera. Ma mai che una città si mobiliti al completo per il suo funerale. Ma la città, come tutta l’Italia, cominciava ad avere timore degli urlatori che volevano i pieni poteri; veramente dicevano “potere al popolo”, identificando il popolo in se stessi, in quelli che condividevano le loro idee.
Purtroppo, le tristezze erano solo agli inizi.
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