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ACCADEVA 100 ANNI FA... (Novembre 2019)

      Da LA STAMPA del 2 Novembre 2919

      Si presentano le liste elettorali per le prossime elezioni politiche. LA STAMPA si schiera apertamente con la lista di Facta e si oppone a quella dei fascisti da poco nati.

      «Il patriottismo dei fascio-massonici è un patriottismo di marca. D’una marca tutta particolare, che, tanto per metterci un nome, la diremo alla Cesare Martini o alla Giovanni Vidari. Il sindaco (Martini) che cinge la fusciacca e manda i suoi amministrati in trincea; il cattedratico (Vidari) che indossa la toga e celebra la bellezza del morire sul campo di battaglia. E fuori dalla fusciacca o dalla toga non c’è patriottismo. Nemmeno se tu per quattro anni sei stato veramente in prima linea dove si soffriva, si combatteva e si moriva. Nemmeno se tu fossi un generale di quell’esercito che con la sua virtù permette ora ai fascisti di gabellarsi come i difensori della vittoria. Perché (secondo loro) – è chiaro – la vittoria non la hanno riportata i soldati combattendo: la hanno guadagnata i fascisti chiacchierando.
      Un generale s’intruppa con i fascisti? E’ un eroe. Si candida in un’altra lista? E’ un feroce che scaraventa i soldati contro le posizioni nemiche “come proiettili”; un “macellatore” di carne umana. E si eccitano le popolazioni contro di lui… Poi, magari due righe appresso, si deprecano dall’Italia i mali del bolscevismo, si predica la necessità di una forte disciplina spirituale che tenga stretti tutti gli animi nel culto della patria.»

      Nota - Non succede qualcosa di simile anche adesso? Al grido di “prima gli italiani” si invocano i pieni poteri. Il fascismo cominciò a invocarli nel Novembre del 1919, quando era nato da pochi mesi (Fasci di combattimento: 23 Marzo 1919) e, nelle elezioni di cui si parla, non andò oltre il 6/7 per cento. Ma i partiti tradizionali (come ora) cominciarono a litigare, Alla fine, si ritornò a votare (come si chiede ora) e, nel 1921, i fascisti ottennero solo il 19 per cento.
      Continuò il litigio dei partiti tradizionali e non si fece un governo stabile, finché, “per il bene degli italiani” (così si disse), ci si rivolse a Mussolini, che sbraitava su tutte le piazze, promettendo giustizia e libertà, tasse ai ricchi e benefici i poveri, distacco dagli altri stati europei e via discorrendo. Dopo la cosiddetta marcia su Roma (Mussolini arrivò a Roma in vagone-letto), il re, sentiti a capi dei partiti ed in stretta aderenza allo Statuto (così si chiamava allora la Costituzione), incaricò Mussolini di fare un governo. E questi ci riuscì, convincendo onesti e seri personaggi a votarlo: c'era da scegliere fra due dittature: quella fascista e quella bolscevica o comunista che si chiami. Ad esempio, votarono per lui Giolitti, Salandra, Facta, Bonomi, Orlando, Gronchi e De Gasperi.
      Poi gli Italiani piansero; ma dopo.

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      Da LA STAMPA dell’8 Novembre 1919

“Giornata di astensione dal lavoro per celebrare la rivoluzione russa

      Per deliberazione della Sezione torinese del Partito Socialista (il Partito Comunista nacque, per scissione, solo nel 1921), con l’adesione della Camera del Lavoro, le maestranze degli stabilimenti si sono astenute ieri dal lavoro per celebrare il secondo anniversario della rivoluzione russa. Alla manifestazione hanno partecipato anche i tramvieri delle due Aziende cittadine, con notevole disagio della cittadinanza senza distinzione di classi.
      Successa qualche parapiglia senza serie conseguenze e fu sparata anche qualche rivoltellata. Cinque o sei colpi furono sparati quasi contemporaneamente da un gruppo di individui nascosti contro un camion carico di carabinieri. I colpi andarono tutti a vuoto e gli sparatori poterono svignarsela senza essere raggiunti. L’autorità, impressionata da questi spari, ha proceduto a numerosi arresti e perquisizioni: il numero degli arresti arrivò a centocinquanta fra cui Rabezzana e qualche altro capo, usciti dalla Camera del lavoro.”

      Nota – Il giornale tenta di minimizzare, ma non ci riesce. Se si arriva all’uso delle armi, vuol dire che lo sciopero non era economico e nemmeno soltanto politico, ma ideologico. Infatti, si celebrava il secondo anniversario della rivoluzione russa (1917) che, il 17 Luglio del 1918, portò alla fucilazione di tutta la famiglia dello zar, compresi i cinque figli piccoli.

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      Da LA STAMPA del 10 Novembre 1919

“Tentato assassinio di un carabiniere.

      Da qualche tempo, nei pressi di S. Mauro, Castiglione Torinese e San Michele venivano perpetrate aggressioni e rapine.
      Infatti, durante la notte del sette corrente, sullo stradale Torino – San Mauro avvennero consecutivamente tre aggressioni alle quali alle quali aveva partecipato tra gli altri un soldato in grigio verde col berretto da bersagliere, già stato segnalato in altre imprese delittuose. Il primo incontro avvenne verso le ore 1 ed il conducente Giovanni Basso da Castiglione fu depredato di duemila e cinquecentocinque lire.
      Verso le ore 3, in regione Maforra, il lattivendolo Carlo Gilardi venne aggredito e depredato di 55 lire. Alle 5 in regione Rezzagli stessi assalivano a mano armata i conducenti Giacomo Guglielmino ed Ernesto Barbero derubando il primo di cinquanta lire ed il secondo di cento lire. Il comandante la stazione di Gassino, subito avvertito del fatto, si portò sul posto assieme a tre carabineri e, mentre il maresciallo con due militi scendevano in un prato dove era stata segnalata la presenza dei malfattori, il carabiniere Carlo Savio veniva lasciato di guardia sullo stradale. Dopo pochi momenti vide venire alla sua volta, tra le fitte nebbie che lo circondavano, uno sconosciuto che sembrava vestito da militare. Il Savio, ottemperando alla consegna, fece l’atto di sbarrargli la strada e gli rivolse alcune domande. L’altro per tutta risposta gli si lanciò contro, stringendo in una mano una rivoltella, Il carabiniere, che comprese aver a che fare con uno dei delinquenti ricercati, tentò di disarmare l’avversario che era giovane e forte. I due rotolarono per terra ma già il Savio, che era riuscito a strappare di mano la rivoltella al malvivente, stava per ridurlo all’impotenza, quando due altri individui, provenienti dal prato avvolto nella nebbia, si appressarono al gruppo dei due lottatori. Uno dei malfattori, constatato che il soldato stava per avere la peggio, estrasse una rivoltella, ne appoggiò alla tempia del carabiniere e sparò. Il povero Savio, colpito al parietale sinistro, abbandonò la presa e cadde nel proprio sangue, mentre i tre accompagnati dal soldato rialzatosi in fretta e furia, si davano alla fuga, riuscendo a dileguarsi nella fitta nebbia, senza che il maresciallo ed i carabinieri sopraggiunti riuscissero a trovare le loro traccie (sic).
      Il carabiniere ferito fu trasportato all’Ospedale e le sue condizioni vanno migliorando.”

      Nota – Quando i politici si ammazzano tra di loro, c’è sempre un acuirsi di gruppi che ammazzano semplicemente per denaro. Chi ricorda la guerra civile 1943-1945 ne sa qualcosa.

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      Da LA STAMPA del 20 Novembre 1919.

“Centocinquanta socialisti e un centinaio di popolari alla nuova Camera
Le cadute significative di ex componenti i Gabinetti di guerra e di grossi fascisti

      Sui dati finora accertati si può presumere che la nuova Camera sarà costituita da:
220 liberali e democratici
150 socialisti
100 cattolici
30 radicali e riformisti
8 repubblicani
_________________
      508”

      In altro articolo della stessa data, compaiono i risultati della Provincia di Cuneo:
       La graduatoria delle quattro liste in competizione è la seguente:
      Popolari 29583
      Socialisti 27798
      Liberali 26973
      Agrari (galimbertiani) 12672
      L’on. Giolitti personalmente ha avuto 13284 voti preferenziali e aggiunti che, sommati coi voti di lista, danno un totale di 40257 voti. Con lui sono prescelti gli onorevoli Soleri, con 10490 voti preferenziali e aggiunti, totale 37463, e Peano, con voti 6783 di preferenza e aggiunti, totale voti 33756. Viene subito dopo Imberti. Dei galimbertiani entrerà probabilmente Bianchi, invece dell’on. Mirefiori, perché finora egli ha una superiorità numerica di voti. Mancano tuttavia sei sezioni di Alba, le quali comprendono 900 votanti. Siccome l’on. Peano ha trecento voti di maggioranza sul comm. Imberti, non si può escludere che questi possa prendergli il posto, per quanto la cosa sia poco probabile. L’ex on. Galimberti non sarà tra gli eletti, poiché ha avuto appena 2001 voto.
      Dei socialisti entreranno Cavallera con 8385, Lombardo con 6699, Paolino con 6673 e Roberto con 6161.
      Dei cattolici entreranno Bertone con 13699 (preferenze e aggiunti compresi); Zaccone con 8089; Bertolino con 6039 e Bubbio, segretario di Mondovì, con 5605 voti. Il marchese Crispolti invece non ha alcun posto.”

      Nota – I cattolici sarebbero i popolari.

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      Da LA STAMPA del 21 Novembre 1919

      Mentre tutti dicono di aver vinto (o quasi) le elezioni, continuano indisturbate azioni di brigantaggio, agevolate dal momento di eccitazione politica. Ecco alcuni titoli:

“L’audacia dei ladri… in guanti”.
“Il riuscito assalto ad una cassaforte”.
“Impressionante rapina in un esercizio pubblico”.

      Nota - Tralascio tutte le descrizioni dei fatti sopra intitolati; ognuno se li può immaginare, come può immaginare la mancanza di arresti.

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      La stessa STAMPA, nella stessa data, porta anche questa notizia:

“Vendita di farina di granoturco

      "Il Municipio comunica che, a partire dal giorno 20 e pel corrente mese di novembre negli Spacci Municipali, nelle Cooperative e nei principali negozi del genere si inizia una seconda distribuzione di farina di granoturco.
      La vendita è fatta in ragione di grammi 100 per razione individuale e contro distacco del tagliando C10 (dieci), a pagina 29 della tessera di razionamento.”

      Nota – Si fa, in quel periodo, tanta politica in pazza, ma, per le famiglie, rimane il razionamento e l’uso della tessera annonaria.

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