Ho sotto gli occhi due notiziole relative alla Francia e mi viene spontaneo il paragone con la bella Italia dalle amate sponde.
Prima notiziaSul Corriere della Sera del 22 Novembre 2007, lessi la seguente corrispondenza:
I deputati francesi possono godere della pensione completa solo dopo 40 anni di contributi. Se aumentano volontariamente i contributi, gli anni si riducono. La pensione media di un deputato dopo 7 anni di contributi è di 2400 euro mensili lordi, quella di un senatore è di 3295 euro mensili lordi. I contributi versati dai parlamentari coprono il 50% circa dei versamenti annuali della Cassa; la differenza viene coperta dagli interessi sulle riserve e dal Tesoro (75%). Il contributo del Tesoro ha un plafone che non può essere superato. In caso di necessità aumentano i contributi obbligatori. Infine sono pochissimi i benefit di cui possono godere""".
A parte il fatto che non so a quali riserve si riferisca e a parte il fatto che il termine “plafone”, anziché tetto, mi fa inorridire, penso che la bella Italia dalle amate sponde sia, per i parlamentari, il paese di Bengodi. E i bengodenti non si vergognano
Seconda notiziaSul Corriere della Sera del 26 Novembre 2007, lessi quest’altra notizia:
"""La Francia" ha 59 centrali nucleari, la TAV da circa trent’anni e tanti, tanti inceneritori. E’ forse un Paese antiecologico e non democratico? Visitandolo e conoscendolo, mi risulta esattamente il contrario.”””
Forse, è ora che dalle mie parti i francesi non siano più chiamati, scherzosamente, “marsôn” (marci, tubercolotici), parafrasando il “marchons” della Marsigliese. Forse la bella Italia dalle amate sponde ha qualcosa da imparare. E da tempo.
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