Mi hanno colpito, in modo sfavorevole, due esternazioni recenti di persone nate o pagate per comunicare.
La prima. Il Presidente del Consiglio, l'on. Berlusconi, parlando della tragedia del Liceo Scientifico di Rivoli, l'ha attribuita a tragica fatalità.
Come sarebbe a dire? Facendo la controsoffittatura, si è tolto dalla vista - ma non si è asportato - un tubo inutilizzato, del peso di decine di chili, legandolo al soffitto vero e proprio con fili di ferro. Dov'è la fatalità? Non c'è una ditta che fece quel lavoro? Lo legò con fili di ferro di sua iniziativa o era previsto che così fosse dal progettista?
Veda l'onnipotente magistratura, ma non si parli di fatalità.
La seconda. La conduttrice di una trasmissione radiofonica mattutina (dal titolo emblematico: Sei in condotta) lodava con entusiasmo la decisione di quel giudice spagnolo che fece togliere i crocifissi dalle aule e si chiedeva, ansiosa ed anelante: "Quando, finalmente, anche in Italia"?
Perché Gesù Cristo fa tanta paura a certe persone?
A me fanno più paura quei conduttori radiotelevisivi che si allarmano se vedono un crocifisso. Diocleziano docet.
Indietro
Lettera successiva
Torna all'indice
Torna a BELLA ITALIA