(sonoro)

CARO MARIO

indirizzo la lettera a te per cuneese solidarietà, ma ti prego di farla leggere anche a Silvio R., Enrico S., Francesco C. e Beppe Drago, ché tanto non c'è niente di particolarmente riservato.

Grazie mille per i calorosi saluti; sono particolarmente graditi quando uno è all'estero, per due motivi:
1) perché sono rari;
2) perché aiutano a ricordare che si è in missione a nome di una più vasta Comunità.

E' molto importante, per me, richiamare spesso che la missione non è un fatto privato, ma l’espressione di una Comunità cristiana che invia. Questo aiuta, soprattutto quando, come qui, uno si chiede "Ma cosa ci sto a fare?". Qualunque cosa faccia, non è comunque una "mia" scelta il venire qui: è una vocazione, una chiamata, nè più nè meno che la vocazione salesiana. Questo pensiero mi sostiene quando le cose (lingua, cultura, possibilità di attività...) sembrano troppo superiori alle mie forze.

Come dici giustamente, malgrado anni e anni di studio, sono ancora sui libri, e devo dirti che in questi primi mesi è quasi un secondo noviziato, almeno come "clausura". Infatti, la mia vita è scuola - chiesa - comunità, con un orario regolare e amicizie così limitate (a causa della lingua) che mi sento un trappista!

Non c’è niente di speciale nella mia vita missionaria: meditazione, lodi e Messa alle 6,30, poi vado a scuola (in bici o in motorino) fino alle 12,30. Torno per pranzo, una piccola siesta (!!!) e studio. Vespri e cena. Con i bambini del nostro asilo scambio pochi saluti, perché non ci capiamo. Con le maestrine anche, perché non vorrei... ci capissimo troppo!!! Sabato e domenica un pochetto di oratorio, qualche Messa in inglese per i numerosissimi filippini di Taipei. E questo è tutto! Certo, c’è il fascino di essere in un mondo diverso e, soprattutto, molto "pagano". Questo è l’aspetto più interessante per me e quello che più risponde al senso della mia vocazione.

I cristiani sono pochissimi. Ogni persona che incontri è non-cristiana... da che parte cominciare l’evangelizzazione? Vedremo. Per ora, osservo, rifletto e imparo a usare i bastoncini per mangiare!

Sono certo che il Signore ha una voglia matta di farsi conoscere anche da questi bravi cinesini... ma non si sa come. Comunque, la cosa principale, per ora, è la lingua. Senza, si è proprio handicappati... Già mi pesa il fatto di non poter leggere: sono un analfabeta! Ho due lauree e non posso neanche prendere il treno, perché non so leggere le stazioni!!!

Quando pensavo alla missione, io mi immaginavo una situazione come l’Italia, solo con più ragazzi. In realtà, è una situazione tutta diversa e con pochissimi ragazzi!!!

Saluti alle tue sorelle e tieni alto il nome dei cuneesi.

Taipei, 6 dicembre 1996

don Michele

La foto: Allo zoo di Taipei.

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