(sonoro)

IL SOGNO DI OGNI MINORANZA

Questo primo Natale cinese mi ha regalato l’emozione e l’orgoglio di celebrare il mistero dell’incarnazione con una comunità cristiana che, in questa città, è quasi un’invisibile minoranza. Per la Messa di mezzanotte, la chiesa era piena; abbiamo dovuto aggiungere sedie perfino fuori dalla porta. Questo significa che, forse, c’erano 500 persone. Se a Taipei ci fossero venti parrocchie (ma sono meno), potremmo calcolare 10.000 persone, su una popolazione di 2 milioni e mezzo di abitanti. Gli amanti delle percentuali possono cogliere al volo il significato di "quasi invisibile minoranza"!

Qualche giorno dopo Natale, ho visitato un tempio buddhista, uno dei più famosi, artistici e frequentati. Era sabato pomeriggio e la gente, terminato il lavoro, vi si affollava a ritmo continuo. C’era chi bruciava l’incenso alle divinità, chi gettava i due pezzi di legno rossi per ottenere previsioni sul futuro (con un sistema di risposte alquanto ingegnoso), chi si inchinava più o meno profondamente, a seconda della fede o dei dolori alla schiena.

Una catecumena della Parrocchia, che lavora in banca ma che nel tempo libero fa la guida turistica, mi spiegava nei dettagli il ricco significato dei bassorilievi, le diverse storie dipinte sui muri e le prerogative di ognuna delle divinità presenti nel tempio: il dio protettore degli studenti, quello per i contadini, quello per le mamme in attesa, quello per i morti, quello per gli affari... Di fronte ad ogni statua ho visto decine di persone in preghiera, soprattutto giovani. Anche la mia guida, che pure si sta preparando per il battesimo, si è lasciata sfuggire qualche furtivo inchino di troppo, per la serie "Lo so che non è vero, ma è sempre meglio non offendere gli dei".

Alla fine della visita (più di tre ore di spiegazioni in inglese di ogni dettaglio e di ogni significato), avevo l’impressione che tutte quelle cose le avessi già viste o sentite da qualche parte e non solo quando alla Media studiavo gli antichi Egizi. Il giorno dopo, sono andato alla Biblioteca Nazionale che, grazie a Dio, non ha solo libri in cinese, e ho trovato dove le avevo lette: nei primi sei libri della "Città di Dio" di sant’Agostino, dove il vescovo di Ippona descrive le divinità romane e greche. Una similitudine impressionante! Mi sono accorto, così, che la religione greca e romana non era nè meno profonda nè meno diffusa nè meno studiata di quella che sto vedendo qui a Taipei. Eppure, l’ardore e la fede delle prime comunità cristiane hanno fatto sì che i templi diventassero rovine per turisti o cave di pietra per le chiese e gli dei utili nomi da dare ai pianeti.

Evidentemente, essendo appena arrivato, non posso ancora dire a voce alta che non vedo differenze tra il vitello d’oro del Sinai e il Buddha d’oro del tempio, anche perché oggi è tempo di dialogo. Tanto meno mi permetto di insistere sul fatto che, soprattutto nella lettera ai Colossesi, san Paolo parla degli idoli pagani in una forma tutt’altro che conciliante.

Tuttavia, lasciando alle mie spalle il tempio per offrire alla mia guida una visita meno profonda, ma altrettanto gradita, al "MacDonald’s" di fronte, non potevo fare a meno di sognare il giorno in cui un novello Dante porrà Confucio con Aristotele nel limbo e un nuovo Galileo chiamerà Buddha quel pianetino dietro Marte.

Ciao.

don Michele

La foto: Il pappagallo della comunità salesiana (sopra) e il direttore (sotto).

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