(sonoro)

FACILE A DIRSI

A Taiwan i cristiani sono circa il 3 per cento. VuoI dire che, nella diocesi di Taipei, dove mi trovo, i cattolici sono, a dir tanto, 40.000. Meno che a Cuneo!

È la prima volta che vivo in un paese "pagano", e mi fa una strana impressione: Natale e Pasqua non sono feste, evidentemente, nè si fa vacanza all’Assunta o aI 1° novembre. Ci sono pochissime chiese, e piccole. Nel centro della città non c’è una bella cattedrale, come siamo abituati a vedere in Italia, ma una bella banca. Il che la dice lunga sulla principale divinità locale. In compenso, tutti riconoscono l’abito da prete, forse grazie ai film americani. Infatti, mi guardano come in Italia guardiamo un buddhista vestito di arancione: con un misto di diffidenza.

Alcuni dei miei insegnanti di cinese hanno alcune nozioni di Cristianesimo: una mi dice che il "mio Dio è risorto", un altro ha letto qualcosa della Bibbia, la segretaria della scuola sa che i preti non si sposano. Non sono cristiani, e io non so parlare cinese, quindi, le mie lezioni di catechismo sono già finite.

Questo non è un paese sottosviluppato. Non posso costruire ospedali nè scuole nè orfanotrofi, poiché questo è uno dei paesi con il reddito pro capite più alto del mondo. Lo si capisce guardando le luci accese negli uffici: fino a notte fonda, e dal mattino presto. Questa si che è una repubblica fondata sul lavoro, che in fondo è la vera religione locale. Per chi vuole fare il missionario qui, l’unica cosa da fare è imparare in fretta il cinese, per cominciare a spiegare loro la storia del cammello e della cruna dell’ago. Non so se mi batteranno le mani quando dirò che non sono venuto a portare loro il benessere, ma a portarglielo via...

Mi accorgo anche che, in Italia, quando si parla di missione, si pensa subito allo sviluppo economico: il missionario con il trattore. Qui, i trattori li fabbricano, con il computer. Ricordo un titolo del settimanale cattolico cuneese "La Guida": "Evangelizzare rispondendo ai bisogni". Qui di bisogni materiali non ne hanno... come li evangelizzo? Sono certo che la potenza del Vangelo è salvezza anche per i ricchi Taiwanesi, ma da che parte cominciamo? Meglio sognare la Cina, che è un po’ più terzo mondo e dove forse una piccola scuola professionale può ancora convertire qualcuno...

Eppure, anche qui, parlando con i giovani, un po' in inglese e un po’ a gesti, ma soprattutto guardandoli negli occhi, mi accorgo che hanno una sete di Gesù Cristo che aspetta solo di essere saziata, e non con i Taiwan-dollars.

Il "fecisti nos ad te Domine" vale anche per loro, e per il loro "cor inquietum".

don Michele

La foto: Ragazzi, aggiornatevi: siamo nel 21° secolo!

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