ORGANIZZAZIONE MINISTERIALE (Ottobre 2017)

      Sto seguendo, ormai solo per curiosità e non per pregresso interesse professionale, la vicenda degli incarichi di reggenza.
      E' normale che, in tante Province, la metà delle presidenze siano vacanti e date in reggenza a presidi titolari di altra scuola? Ho l'impressione che l'ansia di risparmiare, di per sé ammirevole, produca disorganizzazione. Ma poi, si risparmia davvero? Fra indennità e rimborsi spese di trasferta non saprei quantificare.
      Ciò che mi lascia perplesso è la condizione dei reggenti: sanno che durerà un anno, poi si vedrà. Come fanno ad entrare addentro ai problemi della nuova scuola, ad entusiasmarsi ad essa come si entusiasmano (quando è così) per la propria? Mi sembra l'evangelica toppa nuova sul vestito vecchio. Il Ministero dà l'impressione che ci siano troppi presidi (continuo a definirli così) e che cerchi tutti i modi per ridurre le spese, con modesto rispetto per la qualità dell'insegnamento.
      Non so se siano troppi o troppo pochi, ma so che l'organizzazione deve essere chiara: se c'è un posto vacante da dirigente scolastico sia occupato da un dirigente scolastico, titolare o supplente (non reggente), senza farla troppo lunga. La quantità sia valutata secondo le necessità didattiche ed organizzative, ma non si vada a casaccio. Per le reggenze, invero, è così: bisogna trovare chi vuol "reggere" e dove vuole o può farlo ed ogni anno è girandola.
      A proposito di dimensioni scolastiche, posso portare un esempio di organizzazione diversa? Negli anni novanta, ci fu uno scambio con un istituto secondario di secondo grado olandese al cui preside chiesi quanti allievi avesse. "Quattordicimila", mi rispose. Si accorse che rimasi stupito e mi spiegò: "Ho quattro vicepresidi esonerati dal servizio, che mi curano l'andamento di altre quattro sedi; se le sedi fossero di più, purché di congrua consistenza, avrei più vicepresidi; ho un'unica segreteria, tecnologicamente e validamente collegata con le diverse sedi; ho un solo consiglio d'istituto. E' importante che gli allievi siano abbastanza omogenei per età: quindi, nelle città grandi e ove possibile, solo scuole secondarie di secondo grado, anche se con indirizzi diversi; lo stesso per le fasce inferiori d'età. Questa divisione, non tanto per motivi didattici, quanto per motivi legati alla psicologia evolutiva".
      Ho portato questo esempio, non come strumento da imitare, ma come dimostrazione della possibilità del dirigente di conoscere a fondo la sua scuola, anche se pletorica, specie dopo anni di servizio in essa. La continuità accresce anche la responsabilità del dirigente, che, in caso di guai, se non è al primo anno, non potrà dire: ma io sono nuovo, non conosco appieno questo plesso. O cose del genere.
      Perché, spesso, la responsabilità viene attribuita meccanicamente; la burocrazia è assurda ed il giudice impietoso. Come già raccontai, una solerte dottoressa dell'USL (allora la sigla era questa) trovò in una scuola una presa di corrente elettrica non a norma e correttamente segnalò il fatto alla Procura. Un altrettanto solerte ed intelligente sostituto procuratore mi rinviò a giudizio come colpevole, anche se in quell'edificio non so se ci entrai o, se lo feci, non andai più in là della sala riunioni. E dire che non ero né l'obbligato a fornire il locale (idoneo, naturalmente), né il proprietario del locale, né l'utilizzatore del locale; non avevo nemmeno personalità giuridica, ma ero la persona più in vista nel mondo scolastico provinciale. Poi, il giudice vero mi assolse, ma a me toccò la spesa d'avvocato di 5 milioni di lire. D'altra parte, ringrazio sempre i miei collaboratori in Provveditorato, fedeli e precisissimi servitori dello Stato; quante volte avrei potuto essere condannato per un errore, se la nostra tentacolare burocrazia mi costringeva qualche giorno ad apporre fino a duemila firme, per lo più su pagamenti? Chi può pensare che sapessi che cosa firmavo? E, per oggi, basta con queste cose amene, ma purtroppo, indice di disorganizzazione.
      Ho l'impressione che noi italiani sottovalutiamo l'importanza della scuola nella formazione di generazioni mature e consapevoli di ciò che siano capacità, onestà, correttezza e coscienza civica. Ma seguiamo tanto i talk show (perché non dire: dibattito-spettacolo?)...

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