MATURITA': 100 E LODE (Settembre 2017)

      Lessi sui giornali parecchi articoli riportanti le statistiche dei maturi con 100 e lode, divisi per Regione o per Provincia. Non sto a ripetere cose note a tutti, ma mi stupiscono sempre meno sia il costante aumento dei 100 e lode sia la costante differenza di eccellenze fra le varie Regioni. Per dirla in modo semplice, al Sud sono sempre di gran lunga più bravi che al Nord.
      Ciò che, invece, mi stupisce sempre di più è la constatazione che non solo l’homo quidam (o quisque de populo, che dir si voglia), ma anche uomini di istruzione e di cultura siano convinti che, in fondo, poco importi; tanto, le assunzioni nel privato si basano su test appropriati e su colloqui preparati allo scopo e, nel pubblico, ci sarà il solito concorso, che spazzerà via qualche 100 e lode immeritato.
      Magari fosse vero, ma non è così. Limitandomi al pubblico in generale ed alla scuola in particolare, quei 100 e lode (e ancor più le lauree con 110 e lode, che sono sfornate con le stesse sproporzioni regionali), osservo che contano moltissimo. Cominciai ad occuparmi professionalmente di scuola nel 1963 e, da allora, quante immissioni in ruolo ope legis ho metabolizzato? Ora, per le assunzioni provvisorie (lascio perdere la terminologia tecnica) ci si basa sui titoli di studio; non c’è altro. O non dovrebbe esserci altro, perché i titoli di famiglia non rendono più intelligente o più capace una persona. Ma tant’è.
      Di conseguenza, chi ha il bel voto trova posto provvisorio, sia un bel voto meritato o meno. Di qui, il transito nel ruolo è solo questione di tempo: poverino, son vent’anni che insegna, ha fatto pratica (a danno di chi?), sarà asino (come insegna?) ma tiene famiglia, eccetera.
      Il lettore obietterà che ora ci sono i concorsi. D’accordo, ma non ho ancora visto un concorso basato esclusivamente sugli esami, scritti ed orali; c’è sempre la quota di titoli o la quota di posti per titoli completati da un esame (eufemismo). La conclusione la tragga il lettore.
      Io devo essere stato particolarmente sfortunato (lo dissi già qualche mese fa), perché non mi è mai capitata un’assunzione per titoli ed esami, ma sempre solo per esami. Sostenni due concorsi, in due ministeri diversi. Del secondo, sempre per soli esami (tre scritti e tre orali), nel Ministero della P. I., non parlo, perché lo vinsi al primo colpo.
      Del primo (in altro Ministero), al primo tentativo non fui assunto, perché, pur avendo votazione elevata, non rientrai nei primi 90 (su circa 1000 concorrenti). Lo ridiedi un anno dopo (tre scritti e due orali), ma sempre e solo per esami. Non esisteva quella cosa che non definisco (per non essere querelato) detta abilitazione, che procura punteggio, o, rectius, esisteva solo nella scuola.
      Lessi, anche, parecchie proposte per eliminare o, almeno, arginare il fenomeno; tutte belle, tutte buone, ma palliativi che aggirano l'ostacolo. Un po' come vietare l'uso delle automobili per evitare gli incidenti.
      Sono vecchio; sono convinto che morirò senza vedere un’Italia in cui la scuola assuma sempre e solo con concorsi per soli esami. Ben vengano le assunzioni, tante (di questo - ma mi limito a questo - va dato merito a Renzi e alla dottoressa Fedeli), utili, generatrici di progresso, ma con serietà e giustizia. Sogno troppo?

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