(sonoro)
Se son Fioroni, fioriranno? 2

CHE VOLPE! (Settembre 2006)

Onorevole Signor Ministro,

a nulla valse la mia nota precedente, che evidenziava una svista nell'ordinanza che regola le assegnazioni provvisorie.
          "Perbacco, - Ella si sarà detta - come si permette costui...". Infatti, non meritai nemmeno risposta.
          La Sua linea (almeno, così appare dalla Sua prima ordinanza), secondo cui l'insegnante peggio sta meglio è, ha prevalso. Se il buon giorno si vede dal mattino, gli insegnanti han poco da stare allegri: il Governo - come ha promesso - li sistema, eccome!
          Mi riferisco sempre alla vicenda di mio figlio, che da anni insegna in una scuola di Alba - essendo titolare altrove - e che quest'anno, per continuità didattica, aveva chiesto l'assegnazione provvisoria in tale scuola. Ci teneva, per non lasciare le sue classi. Ma non aveva fatto i conti con Lei, Signor Ministro, che, colla Sua ordinanza, ha deciso che no, solo nel suo caso non ista bene la continuità didattica. Per l'assegnazione provvisoria deve per forza avvicinarsi alla residenza ufficiale del genitore. E gli insegnanti non rompano! Uffa, che noia!
          Perché mai, di grazia? Ho analizzato la Sua ordinanza sulle assegnazioni provvisorie: come primo atto da Ministro, è deprimente.
          Ella guida un Ministero che mira (credo) al bene della Scuola, attraverso il suo miglioramento, anche sotto il profilo organizzativo. Ma l'ordinanza sulle assegnazioni provvisorie è un vero schiaffo ad alcuni docenti di ruolo. Se Ella vuole - e ne sono certo - che la Scuola migliori, è opportuno (fra l'altro) che i docenti non siano tartassati per il gusto di tartassarli o, semplicemente, - credo sia il caso in questione - per noncuranza nelle piccole cose, ma siano posti nelle migliori condizioni di spirito e di serenità.
          Ora, se, dopo i trasferimenti, rimangono - per i motivi più vari - altri posti liberi, logica vorrebbe che fossero offerti in primis ai docenti già in servizio e che hanno necessità di avvicinarsi a qualche località. Ai miei tempi (ero provveditore a Cuneo, dove gli uomini di mondo fanno il militare), io concedevo l'assegnazione provvisoria (sempreché ci fosse il posto) a chiunque l'avesse chiesta, prendendo per buono qualunque motivo. Partivo dal principio che il docente di ruolo viene, nel suo grado (es.: secondarie di 2° grado), prima di qualsivoglia altra categoria di docenti e che è giusto - visto che la quantità delle cattedre non cambia - lasciar scegliere prima i docenti di ruolo di quel grado. Poi, con Berlinguer, Di Mauro e Moratti, vennero richiesti motivi specifici, che, però, erano molto elastici. Ora, non più.
          Se fossi giovane, sarei scandalizzato: che ne sa l'Amministrazione delle mie necessità? Ad esempio, io ho la residenza ufficiale a Cuneo, ma, molto spesso, sto al mio paese (Novello, vicino ad Alba), dove mi diletto - per sentirmi utile - di sedere in Consiglio Comunale e di presiedere la Biblioteca Civica. Ha visto la mia età? Mio figlio mi aiuta quando sono a Novello, dove non ci sono ospedali nè ambulatori, non quando sono a Cuneo. Ripeto: che ne sa l'Amministrazione? Nulla, ma pretende l'avvicinamento alla residenza ufficiale. Perché?
          Mi viene in mente la frase di Tumasìn Camia, detto Camiòt, un vecchietto mio vicino di casa al paesello, che, negli anni '30, commentando in piazza una stupida legge (od ordinanza che fosse), disse, in dialetto, "Povera Italia rosicchiata dai topi!" e si fece un periodo di confino.
          Ella, Signor Ministro, mi obietterà che i sindacati sono d'accordo con Lei. Certo. Ma si son mai viste le OO.SS. preferire i docenti anziani di ruolo nei confronti di altre categorie? Si son mai viste le OO.SS. preferire i vincitori di concorso ordinario dando loro sempre la precedenza assoluta? Perché dovrebbero preferire una categoria nei confronti di altre? Al massimo, patteggiano: 50 e 50 (invenzione del doppio canale...). In pratica, si son mai viste le OO. SS. tutelare la qualità? Non dia loro la colpa: semplicemente non è il loro compito. Ma il Suo, si.
          Mi è stato detto che i Suoi drastici paletti sono stati posti a difesa della continuità didattica, per evitare troppo movimento di docenti nelle scuole. Ma a mio figlio, che chiedeva conferma in nome della continuità didattica, Ella, Signor Ministro, ha fatto rispondere da funzionari precisi e puntuali: "No, tu no, in nome della continuità didattica". Così i posti di Alba, disagiati e non chiesti da alcuno, sono rimasti liberi, compreso quello forzatamente lasciato da mio figlio, mentre quello di Cuneo, capoluogo di Provincia, ambito da molti, è stato forzatamente scelto da mio figlio.
          Ma che bravo!

Riceva i dovuti ossequi da un umilissimo ex provveditore, per 40 anni fedele servitore dello Stato.

Giovanni Ferrero, Cuneo

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