Allora, come la mettiamo? Si privilegia o non si privilegia la continuità didattica?
In materia, le contraddizioni ministeriali (e con tale termine intendo anche le eventuali errate interpretazioni locali, di cui, comunque, è sempre responsabile il comandante in capo) continuano.
Sull'argomento, a cominciare dalla primavera scorsa, scrissi più volte al signor Ministro, ma attendo ancora una risposta. Signor Ministro, se non per cortesia, almeno per educazione, mi risponda...
Una risposta - sollecita - me la diede il Viceministro, il quale, ovviamente, non potendo sapere tutto nè avendo tempo per approfondire giuridicamente l'ordinanza in questione, si rivolse ad un dirigente che a sua volta, eccetera. Insomma, mi rispose gentilmente dicendo che aveva chiesto al locale ex Provveditorato se si poteva concedere. Ma la disposizione non era stata emanata del Ministero? Chi più del Ministero era in grado di darne un'interpretazione autentica, come richiesto? Per inciso, mi risulta che l'ex provveditorato, a sua volta, abbia chiesto per telefono a un'applicata in ferie che cosa dovesse rispondere; la conclusione fu che l'applicata, presa alla sprovvista, disse, dalla spiaggia, che secondo lei non si poteva concedere e, di gradino in gradino, tale fu l'unica risposta ministeriale.
Invece, dirigenti di altri ex Provveditorati in caso analogo la concessero. Ma avevano buone cognizioni di diritto; sapevano che la lettera delle legge uccide la legge stessa e che, dopo l'interpretazione autentica - quella che invocai dal Ministro per evitare equivoci, cioè, l'indicazione specifica di tutelare in primis la continuità didattica mediante un inciso nell'ordinanza del tipo "nonché nel caso di richiesta del posto attualmente occupato" - viene l'interpretazione logica, quella del giurista Celso, quella della seconda lezione di istituzioni di diritto per chi ha fatto giurisprudenza: "Scire leges non est earum verba tenere,
sed vim ac potestatem - "Capire le leggi non significa conoscerne le parole, ma l'essenza e il valore". Se la norna tende a salvaguardare la continuità didattica, si salvi la continuità didattica.
Ma non finisce qui.
Noi italiani siamo brava gente, non pretendiamo che i ministri siano coerenti. L'ennesimo esempio d'incoerenza è venuto coll'ordinanza per gli incarichi a tempo determinato. Sempre a tutela della continuità didattica, l'ordinanza prevede che chi ha avuto dall'ex Provveditorato uno spezzone inferiore alla cattedra possa solo completarlo, ma non lasciarlo per prendere una cattedra. Il che appare logico.
Appare meno logico che un insegnante che abbia avuto 16 ore dal dirigente scolastico (anziché dall'ex Provveditore) le possa lasciare per prendere una cattedra, anche se, al suo momento di scelta, le sue 16 ore sono ancora libere e disponibili per incarico exprovveditoriale. Il buon Fioroni mi dirà che sono posizioni giuridiche diverse: lo so, ma non per questo viene meno l'incoerenza dell'ordinanza (o della sua applicazione).
Mi sorge un dubbio: queste norme sono fatte a tutela di che cosa? O di chi?
Intanto, mio figlio il danno l'ha avuto (leggetevi le puntate precedenti) e chiedo al Signor Ministro: come intende correggerlo per l'anno prossimo? Onestà intellettuale vorrebbe che, ai fini di un eventuale trasferimento o passaggio di cattedra o assegnazione provvisoria, gli fosse data facoltà di considerarsi in servizio ad Alba, cioè, nella sede da cui fu ingiustamente cacciato per continuità didattica (non ridete...).
Come considerazione generale, invece, che riguarda tutti i docenti bravissimi, mi aspetto che finalmente un Ministro si decida a dar sempre, non dico nelle assunzioni in ruolo. ma almeno nei trasferimenti e nei passaggi di cattedra, la precedenza assoluta a coloro che hanno superato concorsi ordinari. Senza proteggersi dietro il parere dei sindacati, i quali, dovendo scegliere fra la tutela dei bravissimi e dei bravi, non hanno dubbi, come non ce l'avrebbero dovendo scegliere fra i docenti di ruolo ed i precari.
Il Signor Ministro è stato tempestivissimo nel rispondere sul Corriere della Sera (17 ottobre 2006) al giornalista Ichino. So che al Ministero leggono la presente: chissà se il buon Fioroni (che, mi dicono, non si arrabbia mai) mi chiarirà le contraddizioni, senza appellarsi all'autonomia dei funzionari locali.
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