Sul Corriere dell'ultimo 31 Ottobre, abbiamo letto tutte le meraviglie predisposte dal Ministro per risanare la scuola. C'è anche la sua risposta all'esemplare articolo del prof. Panebianco, dal titolo demoralizzante ma vero "La scuola senza qualità", prefigurante il futuro uomo senza qualità, di cui scriveva Musil.
E' indubbio che il Ministro, forse inconsapevolmente, fa tanta demagogia, troppa, per affrontare con serietà i problemi scolastici.
Immissione in ruolo di 150.000 precari? Ben venga, se per precari s'intendono i vincitori di concorso ordinario e gli abilitati dalla S.I.S.S. Se no, no. Dove sarebbe la serietà? Dove sarebbe il riconoscimento della qualità? Io, sulla S.I.S.S. ho qualche perplessità, già esternata precedentemente. Comunque, la S.I.S.S. è già stato un gran passo avanti nei confronti dei vecchi corsi abilitanti, che di abilitante hanno solo il certificato finale, ed ai concorsi riservati, che, se sono riservati, vuol dire che servono per quelli che un vero concorso non l'hanno superato.
Bisogna stare ai fatti: hanno vinto un concorso ordinario? Sono usciti dalla S.I.S.S.? Allora, si immettano in ruolo con precedenza assoluta. E assoluta vuol dire assoluta. Non si cominci col dire: ma poverini, quelli un po' gnocchi devono pur mangiare, sono anni che ottengono casualmente (o per numero di figli, o per diplomini, o per corsetti vari, eccetera) una supplenza: sistemiamoli... Oppure: se il tale è già in ruolo per la classe A, non nominiamolo più in ruolo per la classe B, anche se ha vinto il concorso ordinario; non lasciamolo scegliere. Se in viale Trastevere (ex viale del Re) si fanno cotali ragionamenti, c'è poco da sperare per la scuola.
Ben venga l'immissione in ruolo dei precari, ma dei precari di qualità. Mi è venuta la pelle d'oca quando sentii, per radio, un sottosegretario parlare di corsi abilitanti (o concorsi riservati, che sono la stessa cosa) per immettere in ruolo chi è precario da tanti anni. I corsi abilitanti sono stati la tomba della qualità, sono demagogia pura, alla quale, purtroppo, in tanti anni di servizio come provveditore, ho contribuito anch'io. Ma li gestivo per dovere. Un primo timido passo avanti si fa se si immettono in ruolo prima di tutto i vincitori di concorso ordinario (ripeto, ordinario) e quelli che sono usciti dai corsi di specializzazione (S.I.S.S.).
Sennò (sentita in un'intervista alla radio), avremo dei ministri della P.I. che, quando dicono "viòla", non intendono un fiore, ma una voce del verbo violare.
Ora, però, la situazione è quella che è: gli abilitati - comunque sia - ci sono e bisogna provvedere. Perciò, dopo aver dato la precedenza assoluta (ripeto: assoluta vuol dire assoluta) ai vincitori di concorso ordinario ed agli abilitati dalla S.I.S.S., si attinga dagli elenchi degli altri abilitati, il più in fretta possibile. Ma i futuri concorsi siano, da subito, concorsi ordinari, aperti a tutti, in modo che i migliori emergano, anche se giovani.
Ma siamo poi sicuri che si voglia il miglioramento della scuola? Che si badi alla qualità, intellettuale, culturale e civica? Che si voglia abbandonare il concetto di scuola come ufficio di collocamento, come refugium peccatorum? Speriamo.
Ma la nomina in ruolo dei migliori non basta: bisogna vederli alla prova. Allora, la si smetta di definirlo "incarico a tempo indeterminato"; si chiami tranquillamente "nomina in ruolo", con garanzia di inamovibilità purché permanga il posto. Ma si sia solleciti nella rimozione (si chiami esonero, dispensa, collocazione o come si voglia, ma non trasferimento) nel caso di insufficiente resa. E si dia credito a ciò che, in materia, dicono i dirigenti scolastici, senza tanti se e tanti ma. Il giudizio finale, sollecito e responsabile, sia dato da un collegio composto rigorosamente da soli ispettori scolastici, con esclusione di ogni altro tipo d'intervento. Non è un processo, in cui occorre la difesa: è una valutazione di esperti di scuola nell'interesse esclusivo della scuola, valutazione senza responsabilità (come per i magistrati) verso terzi, ma solo morale e verso l'Amministrazione.
Naturalmente, l'oculatezza ministeriale si deve estrinsecare in primis nella scelta dei dirigenti scolastici, ispettori compresi. Ma questo è un altro discorso. Anche in questo campo, non depongono bene i concorsi riservati.
Poi, se sottoposti a controlli ferrei ed immediati, i docenti siano pagati, invece di far loro l'elemosina, come ora. I mediocri e i fannulloni (avete letto il caso di Milano sul Corriere? Ma ne ho visti tanti durante il mio servizio...) se ne andrebbero da soli.
Ogni Ministro della P. I. si pone questa domanda: devo agire nell'interesse ESCLUSIVO della scuola o nell'interesse ANCHE di qualche categoria? Purtroppo, il Nostro sta rispondendo.
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