LE FOTO DA 750 A 753 (Novembre 2017)

Ho un nipote che, in questo periodo, sta studiando la storia delle due guerre mondiali, con particolare attenzione all'ultimo periodo della seconda. Per regalo per aver conseguito, nel frattempo, il diploma (equiparato a Laurea) di Conservatorio (pianoforte, 10 anni di studio...), abbiamo pensato di portarlo a visitare due posti dove ci sono luoghi o cimeli delle due guerre, il tutto senza andare troppo lontano: al Vittoriale a Gardone Riviera (1^ guerra) e a Salò (2^ guerra).

750) - 1918 - Il MAS originale con cui Gabriele D'Annunzio, nella notte fra il 10 e l'11 Febbraio del 1917, assieme ad altri due MAS, riuscì a forzare i munitissini sbarramenti di reti e di mine che difendevano la baia di Buccari (Jugoslavia), dove erano attraccate alcune navi austriache. Con i siluri riuscirono a colpirne tre e, soprattutto, riuscirono ad uscire dalla baia e a rientrare in Italia.
Fu definita la beffa di Buccari, perché, più che il danno alle navi, fu il danno alla marina austriaca, che si vantava di avere basi navali inespugnabili e inattaccabili.

751) - 1918 - L'aereo originale con cui Gabriele D'Annunzio, il 9 Agosto 1918, in pieno giorno, con altri sei aerei italiani (per la verità, sei trabiccoli, guardatelo bene...), volò su Vienna, non per bombardare, ma per diffondere volantini con cui si invitava l'Austria alla resa e a finirla con la guerra.
Se si guarda bene, il trabiccolo aveva due posti; al primo posto era D'Annunzio, che spargeva i manifesti; al secondo posto il pilota Palli. Ma quegli aerei erano monoposto, per cui, per ospitare D'Annunzio, fu necessario costruire il serbatoio attorno al sedile del pilota; meglio, al serbatoio si fece un'infossatura centrale su cui si sedette il pilota. Ovviamente, non c'erano paracadute.
Credendo di stimolare gli undici piloti partenti (sette arrivarono su Vienna, tre atterrarono per avarie in Italia, uno fece un atterraggio di fortuna in Austria e, dopo aver incendiato l'aereo - di legno - fu catturato), li salutò con questo augurio: "Se non arriverò su Vienna, io non tornerò indietro. Se non arriverete su Vienna, voi non tornerete indietro. Questo è il mio comando. Questo è il vostro giuramento. I motori sono in moto. Bisogna andare. Ma io vi assicuro che arriveremo. Anche attraverso l’inferno. Alalà!"

752 - 1943-45 - La Villa Feltrinelli, ora grande Albergo, dove Mussolini risiedette per quasi due anni, quando era a capo (capo per modo di dire, perché era costretto ad obbedire ad Hitler) della Repubblica Sociale Italiana, detta R.S.I., detta Repubblica di Salò.
La villa era di Giangiacomo Feltrinelli, quel ricco editore che si convertì al comunismo e, negli anni '70, alle Brigate Rosse, colle quali correva a far saltare tralicci della luce. Era il suo modo di fare la rivoluzione per cambiare l'Italia, ma, sfortunatamente per lui, non era un artificiere e, mentre era su un traliccio, fece saltare la pomba che stava per innescare e morì.

753 - Giulino, frazione di Mezzegra. Qui, il 28 Aprile del 1945 furono fucilati Benito Mussolini e Claretta Petacci, che era sua amante ma non si era mai occupata di politica. Da alcuni giorni Mussolini, che prevedeva la sua fine, scongiurava Claretta di allontanarsi da lui, avendo modo di salvarsi, ma lei, innamoratissima, volle accompagnarlo fino in fondo.
Non si sa ancora bene quale partigiano comunista fu ad ucciderlo, perché ci sono varie versioni e vari partigiani che si attribuiscono il merito. Non solo, ma c'è anche il dubbio che sia stato ucciso nella cascina cinquanta metri prima, dove dormì l'ultima notte, e che a Giulino sia avvenuta una finta fucilazione. Il problema è tutto nei documenti che aveva e che potevano mettere in imbarazzo qualche pezzo grosso dei vincitori.

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