LE FOTO DA 161 A 170 (Giugno 2005)

LE FOTO DA 161 A 170 (Giugno 2005)

161) - 1992 - Cuneo. E' una Sezione del provveditorato agli studi.
Prima fila alta, da sinistra: Ezio Sordello, Renata Bertolotti, Carlo Benatti, Mario Chiri (deceduto), Giovanni Ferrero;
In primo piano, da sinistra: Rina Rancurello, Anna Santo, Elio Galvagno, Alfredo Rinaudo, Pietro Mondino, Gaetano Mandarano e Mario Isoardi.

162) - 1932 - Novello. E' la prima foto scattata da mio padre con l'autoscatto: non era una reflex e non aveva tenuto conto della correzione del parallasse. Per chi non se ne intendesse, se non si tratta di una reflex. il mirino inquadra giusto solo ad una certa distanza; se si è più vicini, bisogna tenere conto che il mirino, generalmente, punta più in basso. Così, si tagliò la testa!

163) - 1934 - Chiusavecchia (IM) . Quando si era poveri, le foto si facevano così: per fondale, si stendeva su una cordicella una coperta o una tovaglia e la persona vi ci si metteva davanti.
Di questa ragazza non ricordo più nè il nome nè il cognome; dovrebbe essere Vincenza Ramoino, sorella di Francesca. Non l’avevo riconosciuta, ma i cugini di Lucinasco me lo hanno chiarito.

164) - 1939 - Novello - E' una cerimonia per qualche caduto; presumo per il legionario morto nella guerra di Spagna.
        Riconosco alcune persone, a cominciare da mio padre: è il primo a sinistra, semicoperto, con la bustina e la divisa della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale. A lui, che era stato riformato alla leva, era stato ordinato, in quanto insegnante, di fare il milite della M.V.S.N. a Novello. Non aveva armi e non sparò mai un colpo in vita sua (non era cacciatore). Aveva un pugnale che, quando, per la povertà, tentammo di farro arrotare per trasformarlo in coltello da cucina, si dimostrò di metallo molle e, perciò, inutilizzabile da mia madre. La lama si ruppe subito; ne rimase un centimetro, che mio padre infilava nella guaina quando doveva andare alle cerimonie, per far vedere che il pugnale c'era.
        Il più a destra, coi baffi, è Andrea Rosso, il vice-sindaco, che, per le occasioni, doveva mettere la divisa (che invenzione la divisa da sindaco...).
        L'altro baffuto è munsù Pinotu, il farmacista Elia Tarditi, all'epoca Segretario del Fascio (tra un'aspirina e un purgante...). Morì in treno, d'infarto, mi pare nel 1941.

165) 1939 - Novello. Davanti alla lapide dei caduti, si presenta il Fascio Femminile. Fra le donne, chi tiene lo stendardo è Giovanna della Censa (o della Posta). La madrina, la signora alta, è la signora Peyron sposata Giordano, la famiglia dei più grandi proprietari terrieri di Novello, con beni anche altrove.

166) 1939 - Novello. Come sopra. Questa volta, c'è il sindaco titolare, il cav. Pasquale Anselma,
        Si noti, in alto a destra, la lapide bianca: era quella ordinata dal Duce per celebrare la vittoria d'Africa, malgrado le "inique sanzioni". Erano proprio definite così sulla lapide.
        Invece, sulla lapide dei caduti, si nota, in basso, un nome in metallo chiaro: è quello di Alfredo Marenco, legionario per fame. Catturato vivo dagli antifranchisti, fu torturato ed ucciso.

167) 1939 - Novello. Le donne fasciste (o Massaie Rurali che fossero) preparano la Befana Fascista per i bimbi poveri.
        In piedi, tota Balocco; l'altra non la riconosco.
        Sedute, da sinistra: Adelaide Tarditi, Maria Anselma, Emma Taricco (forse) e Giovanna Tarditi, sorella di Adelaide.

168) 1928 - Monforte d'Alba - Il gruppo dei fascisti della prima ora, ma non riconosco nessuno.
        La piazza è quella dove si giocava al pallone elastico (a me piace continuare a chiamarlo così).

169) 1942 - Tre coscritti con le rispettive famiglie. Belle facce contadine, col berretto in testa. La bambina col vestito bianco è Maria Guglielmino, mia compagna di scuola, dal carattere estroverso e simpatico.
        I tre coscritti sono, da sinistra: Giovan battista Galvagno, un Guglielmino e Vincenzo Tarditi, assassinato in treno nei pressi di Alessandria da un commilitone, per prendergli quattro soldi di paga, mentre tornavano dalla prigionia.

170) 1937 - Novello - La professoressa Dagnino, nata Galluppi, con le sorelle Tarditi della Fracchia e la mia famiglia.
        La signora Dagnino era la nipote del filosofo Pasquale Galluppi e si riteneva miracolata, perché, nel 1908, era a Messina durante il terremoto e si salvò rimanendo parecchie ore incastrata sotto una sedia rovesciata che fece da ponte e resistette alle macerie.
        Le sorelle Tarditi (ai lati) erano soprannominate le Stornelle o, meglio, quelle dello Stornello. Il perché il padre avesse quel soprannome non lo scoprimmo mai. Nella foto ce ne sono due, ma erano parecchie di più. Erano semplici contadini, intelligenti. I due figli maschi furono avviati, con sacrificio, agli studi: uno divenne sacerdote e canonico. L'altro insegnò fino alla pensione in un Liceo di Genova. A sua volta, quest'ultimo abbe due figli, di cui il primo docente universitario di letteratura greca (con pregiate pubblicazioni) ed il secondo legale in un istituo bancario.
        Il canonico era rimasto al "non expedit"; per lui, lo Stato era ancora un nemico. Per tale motivo, il non pagare le tasse non doveva essere confessato, trattandosi di un'opera di bene.

 

 

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