LE FOTO DA 1022 A 1026 (Ottobre 2024)

      IL GIUDICE NON SBAGLIA MAI.

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      1022 - Vanzetti nacque a Villafalletto, in provincia di Cuneo, l'11 giugno del 1888 da Giovanna Nivello e Giovanni Battista Vanzetti, modesto proprietario terriero e gestore di una piccola caffetteria. A spingerlo a emigrare negli Stati Uniti d'America furono soprattutto l'improvvisa e tragica morte dell'amata madre e la modesti del reddito casalingo. Fece molti lavori, accettando tutto ciò che gli capitava. Lavorò in varie trattorie, in una cava, in un'acciaieria e in una fabbrica di cordami.
      Nel 1916 guidò uno sciopero contro la Plymouth e per questo e perché italiano, nessuno volle più dargli un lavoro. Nel 1919, si mise in proprio facendo il pescivendolo fino al momento dell'arresto.
      Mia moglie davanti alla tomba di Vanzetti, a Villafalletto.

      1023 - Nel 1916 Sacco e Vanzetti si conobbero ed entrarono entrambi a far parte di un gruppo anarchico (non terrorista) di italoamericani.
      Furono inseriti in una lista di sovversivi compilata dal Ministero di Giustizia e come tli furono assiduamente pedinati dagli agenti segreti statunitensi, come Andrea Salsedo, italiano, che, nel 1920, precipitò (così dissero) dal 14° piano, dall’Ufficio della Polizia, sfracellandosi al suolo, come era già successo ad un altro immigrato italiano.
      Vanzetti e Sacco organizzarono un comizio contro la vicenda, ma furono arrestati e accusati di una rapina in cui furono uccise due persone.
      Alla base del verdetto di condanna, da parte di polizia, procuratori distrettuali, giudice e giuria vi furono pregiudizi, specie perché immigrati. Come succede adesso in Italia da parte di qualche ministro.
      Mia moglie davanti alla casa natale di Vanzetti.

-      1024 - Sacco e Vanzetti erano vittime del pregiudizio sociale e politico, erano immigrati italiani, come adesso lo sono quelli africani in Italia (e non solo in Italia).
      Vanzetti, eroicamente, così si rivolse al giudice per difendersi in tribunale: «Io non augurerei a un cane o a un serpente, alla più bassa e disgraziata creatura della Terra — non augurerei a nessuna di queste creature ciò che ho dovuto soffrire per cose di cui non sono colpevole. Ma la mia convinzione è che ho sofferto per cose di cui sono colpevole. Sto soffrendo perché sono un anarchico, e davvero io sono un anarchico; ho sofferto perché sono un Italiano, e davvero io sono un Italiano. Sapete benissimo che non ho ucciso nessuno, ma se voi poteste giustiziarmi due volte, e se potessi rinascere altre due volte, vivrei di nuovo per fare quello che ho fatto già.»
      La targa apposta sopra la porta della sua casa natale a Villafalletto.

      1025 - IL processo continuò col divieto di sentire i testimoni (non solo italiani) che sapevano che i due, al momento dell’assalto alla banca, erano da tutt’altra parte a vendere pesce.
      Furono condannati a morte e il 23 agosto 1927 i due uomini vennero uccisi sulla sedia elettrica, a otto minuti uno dall'altro.
      La loro esecuzione innescò rivolte popolari a Londra, Parigi, in diverse città della Germania e della maggior parte degli stai europei.
      Dopo lunghi anni di silenzio, anche l'Italia prende coraggio e rivendica pubblicamente l'innocenza di Sacco e Vanzetti, ormai nota a tutti, richiedendo al governatore del Massachusetts la revisione del processo e la riabilitazione dei due anarchici.

      1026 - Il 23 agosto 1977, esattamente 50 anni dopo l'esecuzione, il governatore del Massachusetts Michael Dukakis onestamente emanò un proclama che assolveva i due uomini dal crimine, affermando:
      «Io dichiaro che ogni stigma e ogni onta vengano per sempre cancellati dai nomi di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti».
      Questa dichiarazione non significò però il riconoscimento dell'innocenza dei due italiani. Negli ultimi cento anni, nessun condannato a morte statunitense è stato riabilitato dopo l'esecuzione. Non si vuole offuscare l'onore del giudice che, perbacco!, deve avere sempre ragione.
      In Ucraina, vi è un villaggio denominato SACCO E VANZETTI in loro onore.

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