LE FOTO DA 231 A 238 (Marzo 2006)

231) - 1950 - Chiusavecchia. Giuseppe Abbo (zio Pippo), detto "Pippo del Carretto". Non ho mai saputo l'origine di tale soprannome: io, da quando ho memoria (1940, circa) l'ho sempre visto con un camion. Fra i tanti, ricordo tre episodi, a lui legati.
        La trota. Come si pesca la trota? Con l'amo? Con la rete? Nemmeno per idea: con la carabina. Un anno - mi pare il 1942 - una grossa trota era scesa nel torrente Impero fino a Chiusavecchia, nel laghetto che la diga per irrigare gli orti formava proprio sotto il ponte. Un pesce di quella mole (meno di due chili) era insolito in quel torrente, specie verso la foce: la fauna ittica più frequente e più pregiata eracostituita dalle anguille. Fatto sta che Pippo, non sapendo come catturare quel pesce, non ci pensò due volte, imbracciò la fedele carabina (cacciatore provetto), attese che venisse un po' su e, con un colpo, la fece secca. Poi, bisognava pensare a che cosa farne e, siccome pareva una cosa rara, mi pare la regalò ad Imperia al prefetto di allora.
        Il DODGE. Pippo era solito, con amici, andare a fare la cura delle acque ad Agliano d'Asti. Quell'anno vi andò con due che non ricordo; uno mi pare si chiamasse Ferrari e l'altro era sicuramente di Chiusavecchia. Al ritorno, passarono a trovarci a Novello, con un camion DODGE comprato fresco fresco. A tavola discutevano amichevolmente di un appuntamento mancato tra di loro: è colpa, mia, è colpa tua, eccetera. Per porre fine alla discussione, quello di Chiusavecchia così concluse: " Ma come vuoi che c'intendiamo! Ad Agliano c'è un buon barbera, altro che acqua; un giorno sono ubriaco io, un altro lo sei tu, un altro lo è Ferrari, come vuoi che ci capiamo!"
        La curva. Lo stesso, giorno, dopo pranzo, partirono con DODGE. C'era un po' di nebbia e, cinquanta metri dopo casa nostra, la stradina faceva una curva secca, in discesa. Dopo cinque minuti dalla partenza, Pippo torna indietro a piedi:
- "O Michele, la strada è chiusa!".
- "Come, è chiusa?"
- "Vieni a vedere".
        Mio padre va a vedere e trova il camion fermo a due metri da un portone privato, che si affacciava (e si affaccia) proprio sulla curva; ma la curva c'era e la strada anche: bastava sterzare. A volte il barbera fa strani effetti.

232) - 1941 - Africa. Renzo Montanaro dei Ciocchini, quando s'era messo in testa di conquistare l'Africa. E per poco non ci riusciva. Qui (primo a sinistra) è con due commilitoni.
        Renzo si vantava di due cose: di aver imparato a sturare le bottiglie senza il cavatappi e di conoscere come si lavora la sansa d'oliva (c'è anche in Africa).
        Una sera, a casa di sua sorella Maria di Fiorenzo, voleva sturare una bottiglia alla militare, cioè, facendola sbattere col fondo su un tappeto piegato più volte. Batti e ribatti, la bottiglia andò in frantumi, ma il tappo rimase.
        Un giorno, andò con mio padre in Liguria, da Pippo (vedi sopra) e volle vedere le cosiddette "sotte", le vasche in cui si fa decantare il pellame, per ricavarne olio da estrazione. Le "sotte" si presentavano come uno stanzone col fondo marroncino e qualche scalino. Per la verità, c'era un margine perimetrale di cemento ed una croce centrale di cemento, che divideva il locale in quattro vasche. Quando erano piene, c'erano solo venti centimetri di dislivello dal piano di cemento su cui si poteva camminare. Mio padre le visitava camminando sul battuto di cemento, che, per la sporcizia propria dei frantoi, aveva lo stesso colore del pellame nelle "sotte". Renzo, furbo, invece di percorrere i due lati del quadrato della "sotta", la tagliò in diagonale. O, meglio, ci provò, perché al primo passo s'immerse tutto vestito (giacca compresa) nella vasca di pellame e olio. Fu ripescato, lavato, stirato e rimandato a casa coi vestiti presi a prestito da Pippo.

233) - 1941 - Novello. La maestra Genoveffa Cabutto, sulla moto di non so chi.

234) - 1940 - Novello. Così si trebbiavano le fave (e i ceci). Qui sono riconoscibili Cesare Passone, col rastrello, e Renzo Camia, il piccolino con il bastone per la battitura a spallarm.

 

235) 1940 Novello. Ancora un saggio ginnico delle classi prima e seconda elementare. Si riconoscono le classi, perché i Figli della Lupa (quelli con le giberne bianche e la grossa M di ferro sul petto) erano solo in prima e seconda: poi, si cambiava divisa e si diventava Balilla.
        Non si può dire che la popolazione non partecipasse.

 

236) 1940 - Novello. In una foto mossa, questa volta, si esibiscono i Balilla, quelli col fazzoletto azzurro annodato sul davanti con un anello di plastica (quella di allora).
        Per chi non c'era, faccio presente che l'istruzione ginnico-militare non finiva lì. Dopo i Balilla, venivano gli Avanguardisti, dai 14 ai 18 anni (ma a Novello non li ricordo), e poi i Premilitari, dai 18 ai 21 anni.

 

237) 1940 - Novello. E' l'ora delle Piccole Italiane. Crescendo, diventeranno Giovani Italiane, ma la divisa rimarrà sostanzialmente la stessa.

 

238) 1941 - Novello. La famiglia di Cesco di Pratorotondo.
        Con i genitori Rina e Cesco, ci sono, da sinistra: Mariuccia, Angelo, Ernesto, Giovanni e Gino.

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