CRITERI DI VALUTAZIONE (Ottobre 2016)

      La storia del precariato continua. Ripeto ancora una volta, dobbiamo smetterla di far finta di non capire che nella scuola le supplenze ci saranno sempre, perché le classi senza insegnante non possono restare. Negli uffici si può stare temporaneamente senza qualche impiegato, accantonando il lavoro, ricorrendo a straordinari, razionalizzando i servizi, dando olio ai gomiti, eccetera. Nella scuola, no; ma si tratta di supplenze, per lunghe che siano, non di precariato.
       Invece, il sistema attuale delle graduatorie tiene soprattutto conto delle esigenze personali degli aspiranti docenti, invece di vagliarne le capacità. Per correttezza, bisogna dire che, apparentemente, valuta le capacità, ma come? Col punteggio nel titolo di studio, ovunque ottenuto, col punteggio nell'idoneità concorsuale, ovunque sostenuta, colla valutazione dei corsi di aggiornamento di vario genere, ovunque seguiti, con servizi, ovunque prestati, e financo colla situazione famigliare che, colla capacità professionale, non c'entra niente. Si arriva a confondere la capacità riproduttiva con la capacità professionale. La prima dovrebbe essere considerata (e molto) solo per la scelta della sede, al momento dell'assunzione a tempo indeterminato, e poi anche dopo, sempre e soltanto per i movimenti. Ma sono parole al vento.
       Accadono strane cose all’inverso, ad esempio, nell'assegnazione degli ambiti (della sede, per ché non mastica problemi scolastici). Il punteggio per i figli, nella Buonascuola, spetta solo se il nominato in ruolo ottiene il primo ambito richiesto. Se io (esempio), di Cuneo, entrato in ruolo nelle “superiori”, chiedo ed ottengo l‘ambito di Cuneo, ho i punti per i figli, per avvicinarmi a Cuneo (dove già sono). Per gli altri ambiti, non richiesti come primi, perché, ovviamente, tutti più lontani, non mi spettano punti per i figli.
      Altra chicca. Per l'assegnazione dell'ambito, essere sindaco di un qualsiasi comune dà la precedenza assoluta nell'ambito più vicino al comune di cui si è sindaco, anche se non si ha nemmeno un anno di insegnamento. Principio di per sé condivisibile, non fosse che l'incarico di sindaco è temporaneo, mentre l'ambito assegnato è definitivo (è il caso di un sindaco che conosco, ultimo come punteggio, che ha scavalcato tutti e adesso è sistemato nel capoluogo di Provincia (la sede più ambita da tutti), anche se insegna da appena un anno.
      Piccolezze da correggere, ma, nella Buonascuola, tali piccolezze cominciano ad essere tante, dopodiché uno si chiede perché tanti insegnanti non votino più PD...
      Qualcuno dice queste cose a Renzi? E' un peccato che questi nei (a volte, bitorzoli) deturpino ciò che di buono c'è nella Buonascuola, col rischio che qualcuno, impulsivo, dopo il bagnetto butti il bambino con l'acqua sporca.

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