(sonoro)

GIOCHIAMO A SHANGHAI

Shanghai, Marzo 2004

"Per cortesia, mi porti al posto più significativo di questa città" ho detto un giorno a un tassista di Shanghai, per vedere cosa succedeva.
      Mi ha detto che non capiva. Allora gli ho ripetuto la destinazione: "II posto più significativo, più interessante, più famoso di questa città".
      Voleva farmi segno di scendere, ma ha visto che cominciavo a contare i soldi e ha pensato che se scendevo io scendevano anche loro. Ha quindi dato un'occhiata sospetta nello specchietto, ha borbottato qualcosa contro gli stranieri che adesso si mettono a procurare grane e, per sicurezza, mi ha portato alla sede storica della fondazione del Partito Comunista Cinese.
      Nel 1921 questa era una scuola femminile, posta all'interno della Concessione Francese. Il posto ideale per un incontro segreto tra i dodici delegati che diedero vita al partito che cambierà la storia della Cina. Tra loro il giovane Mao, 28 anni. Chou En-lai era in Francia a cercare idee, appoggi e fondi. Deng Xiao-Ping era ancora uno studente. Durante quel primo incontro quei giovani decisero, da buoni marxisti, di portare la felicità al popolo. Marx e Lenin avevano già spiegato in che cosa consistono sia il popolo sia la felicità, quindi si trattava solo più di eliminare quanti non appartenevano al primo e quanti non condividevano la seconda. Cosa che Mao e compagni fecero con ammirevole determinazione.
      Oggi sono passati 80 anni e qualcosa è cambiato. Tra le battute che circolano in Cina, c'è quella del dialogo tra due poliziotti a Tien An Men durante il pestaggio di alcune vecchiette del Fa Lung Gong.
      "Mi porti al posto più significativo della città". Ci ho riprovato da lì, così per forza il tassista doveva scegliere un altro posto. Questa volta il tassista ha sorriso, ha guardato nello specchietto e ha pensato fossi un missionario. Quindi mi ha portato vicino alla bella cattedrale di Shanghai, a Xu Jia-Hui. La zona prende il nome dal mandarino Xu Guan-Chi, che Matteo Ricci definì "la maggiore colonna della Cristianità cinese".
      Ma di Xu ho già parlato in una lettera nelle pagine precedenti.
      Di lì ho ripreso un taxi per il posto più significativo della città. La distanza certo conta (nessun tassista mi ha portato in un posto vicino al luogo di partenza) e stavolta l'autista di turno mi ha portato alla "Città dei libri", la più' grande libreria della città. Deve aver pensato che un cliente che fa richieste così deve essere un tipo strano, uno a cui piacciono i libri (nelle menti semplici, e nei Promessi Sposi, le due cose sono spesso associate). Scritte inneggianti alla cultura sono incise sulle pareti d'entrata. La varietà di testi è impressionante, come la rigidità con cui la censura opera le selezioni. All'interno della città dei libri ho visto anche la sua più grande minaccia, un Internet café.
      Uscito sulla strada ho ripetuto il giochino. Ancora una volta un viaggio chilometrico, fino al vanto della nuova Shanghai, la zona di Pudon, sull'altro lato del fiume Huangpu. Don Pezzola mi raccontava come nel 1949 vide le truppe di Chiang Kai-shek imbarcarsi di qui dirette a Taiwan.
      Un tempo terreno malsano e paludoso, è ora il centro finanziario della città. Strade larghe, marmi bianchi, giardini ben curati. Al suo centro domina la Torre della Televisione, la più alta della Cina, o d'Asia, o del mondo, a seconda di colui a cui chiedi. Di lassù, la vista sul fiume è spettacolare, dicono (non sono salito perché costava troppo, e devo risparmiare per il taxi).
      Nuova corsa.
      "Il posto più significativo? Facile!", e mi sono trovato a People Square, la Piazza del Popolo. (Che è proprio dietro la libreria dove ero appena stato...). E' il cuore culturale di Shanghai. Il teatro dell'opera è bello e moderno. Il museo di arte cinese un po' miserello, perché il museo di Pechino si è preso i pezzi migliori. O piuttosto, i pezzi migliori tra quelli che il Kuomintang ha lasciato indietro nel 1949 (gli oggetti più pregiati sono ancora al Museo di Taipei, Taiwan).
      Nuova corsa, nuova sorpresa.
      Il posto più significativo è diventato il nuovo aeroporto.
      "Ne parlano anche le vecchiette al mercato", mi ha spiegato il tassista per giustificare la tariffa.
      Povera Shanghai: oggi essere un porto conta meno che avere un grande aeroporto. L'amministrazione della città ha profuso denaro ed energie in quantità. Peccato che non sia né bello né grande come quello della grande rivale economica Hong Kong. Per evitare confronti, i voli da Hong Kong ancora oggi sono fatti atterrare all'aeroporto vecchio.
      "Il posto più interessante?".
             "Turisti piace The Bund", dice il tassista cercando di parlare inglese. E' oggi una bella passeggiata lungo il fiume, tra edifici storici e solenni. Qui una volta sorgevano le legazioni, quell'invenzione coloniale che riservava parte delle città cinesi agli stranieri, con regime di extraterritorialità.
      Nel 1922 Inghilterra, Francia, Stati Uniti, Giappone, Germania, Belgio, Olanda, Portogallo e Italia si erano messi d'accordo ancora una volta su come spartirsi il commercio cinese e le Legazioni ne erano la conseguenza. Gli storici discutono se fosse vera o no l'esistenza di un cartello posto di fronte ad alcuni edifici: "Vietato l'accesso a cani e Cinesi".
      E' certo che nel 1925 un gruppo di lavoratori cinesi insorse contro i maltrattamenti di un padrone giapponese. Il Consiglio Municipale di Shanghai, sotto controllo internazionale, inviò alcuni poliziotti inglesi a riportare l'ordine. Undici lavoratori cinesi furono uccisi, una cinquantina arrestati. Seguì un'ondata di furia xenofoba (regolare in Cina come la pioggia di primavera), placata solo quando gli Inglesi accettarono di pagare una salata indennità alle famiglie delle vittime.
      Ultima tappa. Il tassista è un tipo grasso e simpatico. Non guarda nello specchietto. Si gira e mi fissa. Pare volermi leggere il pensiero. Poi parte a gran velocità. Lasciamo la città, percorriamo un tratto di campagna. Dopo 40 minuti arriviamo alla famosa collina di Sheshan, o Zo Se, luogo di miracoli e apparizioni. La grande chiesa di Maria Ausiliatrice domina dalla collina.
      Mi ricordo che quando ho raccontato a un amico prete cinese di come il tassista avesse scelto proprio quel posto mi aspettavo dicesse "un altro miracolo della Madonna". Invece ha detto: "Si, è proprio la Provvidenza. Intendo per la famiglia del tassista: quello è il posto più lontano, cioè, il più caro per il cliente, dove i tassisti di Shanghai possono arrivare!"

    Nella foto: A Sheshan (Shanghai), pellegrini cinesi salgono in ginocchio la lunghissima scalinata verso il Santuario di Maria Ausiliatrice.

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