(sonoro)
A tre anni esatti dal suo primo libro-testimonianza, don Michele Ferrero, giovane missionario salesiano, dalle radici cuneesi, ce ne offre un secondo, con lo stile fresco e vivace che lo contraddistingue. Ben volentieri scrivo queste poche righe, come già a suo tempo fece monsignor Carlo Aliprandi, sentendo nel cuore il legame che unisce, aldilà di ogni differenza sociale e culturale, le nostre comunità cristiane con quelle del grande continente cinese.
I figli e le figlie di don Bosco sono là presenti e operanti da circa cent'anni, impegnati, come ricorda Papa Giovanni Paolo Il, nelle fatiche dell'evangelizzazione e della promozione umana.
Nelle pagine che don Michele ci regala, ho trovato tutto l'entusiasmo di un giovane prete pienamente calato nel mondo d'oggi, che sa coniugare la fedeltà al vangelo di Gesù con la consapevolezza dei propri limiti e delle contraddizioni dell'ora presente.
Forse sono proprio questi i preti e i credenti di cui abbiamo bisogno: gente che "si fida" e "si affida" a Gesù Cristo, volto amoroso del Padre, e nello stesso tempo gente che non ha timore di esprimere le proprie fragilità e i propri dubbi; che ci racconta i suoi sogni, che ci comunica, a volte con senso di sgomento, la grande complessità di incontrarsi e dialogare con mondi, culture e ambienti che appaiono così "lontani" dai nostri, europei e occidentali.
Ho trovato toccanti le pagine che don Michele dedica ai più "poveri" del Sud-est asiatico, alle loro sofferenze, al loro grido, alle loro lacrime, che nessuno vede, nessuno sente, nessuno vuole, ma - ed è questo lo stupore sempre nuovo del credente - che Gesù vede, sente, vuole e accoglie...
"Non c'è alcuna speranza di convertire i cinesi!", diceva un missionario demoralizzato nel 1568; e don Michele, pur aggiungendo di suo: "Non è che tu, Signore, ci rendi le cose facili in questo mondo... ", ci ricorda, se è per questo, che non c'è nemmeno alcuna speranza di convertire se stessi, se solo pensiamo di farlo a suon di trattati di teologia morale e di piani pastorali; che nessuno converte nessuno, ma che ci è chiesto di "riconoscere" Gesù che passa, quel viandante di Emmaus che desidera fare la strada con noi, tante volte così "stolti e tardi di cuore"...
Caro don Michele, ti ringrazio di vero cuore per il prezioso servizio che il tuo libro offre alla Chiesa ed auguro a queste pagine fresche e vivaci un'ampia diffusione.
Natalino Pescarolo,
Vescovo di Cuneo e Fossano