LA PERFETTA LETIZIA 1 (gennaio 2003)

 

"Questo trasferimento non s'ha da fare, nè domani nè (forse) mai!", tuonò - con la sua vocina, si fa per dire - la perfetta Letizia, parafrasando il Manzoni. Come si permetteva, il giovine Antonio, di chiedere il trasferimento da Biella a Cuneo, quando non erano ancora passati tre anni dalla nomina?

Il suddetto giovine era un insegnante cuneese di ruolo in un istituto; avendo vinto ben due concorsi (concorsi ordinari, con esami scritti e orali, non quelli semplificati, riservati a chi, insegnando da anni, non era mai entrato di ruolo) in Piemonte, era stato destinato a Biella dal 1° settembre 2001, per certi meccanismi di cui solo la burocrazia italiana è capace. Però, era convinto di ottenere il trasferimento per l'anno successivo. Neanche per idea: non per mancanza di posti, ma semplicemente perchè è proibito, verboten!, padanamente parlando. Infatti, c'è una norma che impedisce il trasferimento se non dopo tre anni dalla prima nomina.

Perbacco: e perché? Ufficialmente, nessuno lo dice. Qualcuno bofonchia di continuità didattica, ma non è vero niente. Infatti, il bell'Antonio, nominato a Biella, l'anno dopo scelse la sede definitiva in un altro istituto, sempre della stessa Provincia, alla faccia della continuità. Non solo, ma altri, nelle stesse condizioni, ottennero l'assegnazione provvisoria per un anno in altra scuola. La verità è più cruda. Anni fa, l'astuto legislatore, sobillato da certe forze "lavoratrici", volle porre un freno al popolo di docenti migranti dal Sud al Nord, inventando l'obbligo del divieto di trasferimento per tre anni. Un inutile disastro; infatti, a chi riesce ad ottenere un posto al Nord, non par vero che tal posto gli sia garantito per tre anni in cambio della stabilità. Quarant'anni fa, lo Stato mi nominò di ruolo in un ufficio in Sardegna: ci andai di corsa (mi trovai benissimo) e passò in seconda linea il pur desiderato ritorno in Piemonte. Dov'è il danno? Si chiederà qualcuno. State a vedere.

Il bell'Antonio era il primo della graduatoria dei vincitori e fu mandato a Biella. L'anno dopo, non poté chiedere trasferimento, ma si procedette a nominare in ruolo il secondo; essendosi liberato un posto a Cuneo, il secondo (che era di Biella) finì a Cuneo. I posti potevano essere di più, se si fosse permesso ai nominati dell'anno prima di chiedere trasferimento al Sud. Conclusione: i più danneggiati sono rimasti i vincitori di concorso locali, impediti di sistemarsi a casa propria. Una persona d'intelligenza anche leggermente sotto la media, ma di buon senso, avrebbe trasferito il cuneese da Biella a Cuneo ed avrebbe nominato il biellese a Biella. Troppo semplice. Ancora adesso, il giovine Antonio maledice di aver studiato troppo.

Bisogna dire che la norma "astuta" non è della perfetta Letizia, che l'ha ereditata dall'innocuo Tullio. Questi, a sua volta, la ereditò dal Luigi duro e puro. Non risalgo oltre. Fatto sta che la perfetta Letizia poteva cambiarla, e non lo fece. Forse doveva salvare la Patria, forse aveva riforme più furbe da fare; eppoi, de minimis non curat praetor. E non è una cosa minima curare che gli insegnanti migliori (ripeto: vincitori di concorso ordinario) siano messi il più possibile a loro agio? Che possano svolgere serenamente il loro lavoro di educatori? Maiora premunt: il n. 34432 (ipotetico numero di matricola del bell'Antonio) non può distogliere la perfetta dal suo immane ciclopico ecumenico disegno. Come può la perfetta perdere tempo a modificare una norma (semprechè la conosca) che è dannosa per docenti e studenti, ma che non tocca il gran disegno riformatore?

Mi fa pensare alla storia del millepiedi, che non poteva camminare perchè gli dolevano alcune centinaia di piedi. Essendo un umile sottoposto, andò dal suo capo (una specie di ministro) e gli chiese che cosa dovesse fare. Dopo aver ponzato, il capo sentenziò: "Tu non camminare, vola". L'umilissimo millepiedino s'inchinò, ringraziò e, sempre rinculando, uscì. Poi gli venne un dubbio. Ritornò sui suoi passi, richiese udienza, fece la trafila e, al capo, chiese: "Ma come posso volare?". Il capo lo guardò scandalizzato e sbottò: "Io la direttiva l'ho emanata; la sua attuazione è compito tuo!".

Ora, la cosa mi tocca da vicino. Ho una figlia, che studia come una matta per il prossimo concorso. Io la seguo con apprensione e la consiglio: "Vai piano nello studio; se finisci al primo posto si apre un'autostrada per Biella (città bellissima, dove mio padre lavorò in banca), mentre tu il moroso ce l'hai a Mondovì!". Non riesco a convincerla; di nascosto, le faccio trovare sul tavolo dépliants di discoteche, di nights, di cineforum, indirizzi di centri sociali, purché rallenti lo studio.

Ho paura di non essere un buon padre, perchè lei continua a studiare.

Pagina successiva
torna all'indice
Torna a LA PERFETTA LETIZIA