Lucia5
L’altro giorno, lessi la lettera di una scuola di Bra, credo elementare, da cui emerge un fatto che non sempre i genitori afferrano: l’amore degli insegnanti per i loro alunni.
Passai la vita in affari di scuola, a cominciare dai genitori maestri per continuare con sorelle, moglie, suoceri, cognate, figli, zii, nonne della moglie e cugini vari. Per vivere, - e tralascio alcuni periodi in enti minori - fui per alcuni anni al Ministero della Sanità, per altri anni al Ministero di Grazia e Giustizia (si chiamava così) e infine per decenni al Ministero della Pubblica Istruzione (anche questo si chiamava così).
In quest’ultimo - il peggio retribuito e l’Italia dovrebbe un po’ vergognarsene - scoprii l’innamoramento dei docenti per i ragazzi a loro affidati. Anche in altri settori c’era e c’è dedizione, ma è una dedizione al proprio lavoro, a volte un coscienzioso sacrificio per rispettare un criterio deontologico, ma non l’affetto vero e proprio alla persona. E questo tutti i ragazzi, dalle elementari alle secondarie, lo percepiscono, magari inconsciamente, ma con convinzione ed in profondità.
Non parlo della preparazione culturale, dell’erudizione, della capacità didattica del docente, ma dell’amore che porta ad ogni suo alunno. Allo stesso modo, però, i ragazzi percepiscono l’inconsistenza di quei pochissimi insegnanti che, sempre restando nei limiti di legge, trattano i ragazzi coll’orologio alla mano: tanto di devo dare e tanto ti do, o, peggio ancora, tanto ti devo dire e tanto ti dico. Il tutto con freddezza e indifferenza verso i sentimenti del ragazzo. Mi disse una volta un pedagogista che il ragazzo, a dieci anni, afferra subito se l’insegnante bluffa, se insegna, anche bene, ma senz’anima, senza cercare di scoprire lo stato d’animo del ragazzo, senza esserne partecipe, se si accontenta che si dimostri erudito e pronto a far carriera nella vita.
Sono convinto che la lettera degli insegnanti della scuola da cui questa nota ha preso l’avvio abbia fatto meditare e commosso tante persone, tanti genitori che curano amorosamente e seriamente i propri figli, che trovano nell’insegnante il valido alleato che perfeziona l’educazione dei loro figli, rendendoli maturi, di una maturità non solo dialettica o tecnologica.
Abbiamo tutti dei problemi e, spesso, come genitori (io come nonno), ci preoccupiamo molto che i figli trovino una strada verso un lavoro ben retribuito, vedendo nella scuola soprattutto l’aspetto mercenario e in qualche caso di semplice custodia vigilante.
Ringraziamo quei moltissimi insegnanti che, in questo periodo, ognuno con le proprie capacità, non lesinano fatiche, ore, imbarazzi, rimproveri casalinghi, pur di mantenere la “corrispondenza di amorosi sensi” coi loro ragazzi, continuando a farli maturare in ogni modo e sempre colla stessa dedizione.
Ringrazio - per quello che vale il mio privato ringraziamento - tutti gli insegnanti che faticano più ora che colle lezioni aperte; in particolare quelli della lettera (sul finire un po’ autoreferenziale), che non cito, perché, da persone umili, me li immaginerei arrossenti.
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