Monografia di Novello (continuazione)

CAPO X

Edifizii annessi alla Chiesa parrocchiale.

Ciò che rende più degna di rimarco la Chiesa parrocchiale di Novello, oltre la sua architettura, sono i suoi sotterranei, ossia la Chiesa intitolata a S. Sebastiano martire, che sta sotto al Sancta Sanctorum della Parrocchia. Originariamente questa Chiesa non occupava che lo spazio che esiste presentemente tra il suo altare e la porta maggiore, e non aveva che due porte d'ingresso, quella che dà sulla via pubblica, e la laterale a levante. Ma nel 1838 si fece la scala a ponente, che mette questa Chiesa in comunicazione con la soprastante sacrestia della Parrocchia, e nel 1842 si formò l'attuale suo coro, abbastanza spazioso. L'altare che si edificò l'anno seguente, è di alabastro, proveniente dalle regie cave di Busca e fu regalato ai Novellesi da Sua Maestà Re Carlo Alberto dietro supplica presentata dal Teol. Avv. Pietro Giordano già più volte nominato, e questo è il motivo per cui, in dettato altare, sotto la mensa, è scolpita in marmo una corona reale. Il complesso dell'altarino è piuttosto bello, nonostante la sua semplicità. Questa Chiesa, benché sotterranea, è sufficientemente rischiarata, pulita e provveduta di tutto l'occorrente per le sacre funzioni, le quali vi si celebrano però solamente nella stagione invernale. Essa fu intitolata a S. Sebastiano per ricordare la cappella pur dedicata a questo santo martire, che si trovava un tempo sulla strada ora provinciale che conduce in piano, nel punto in cui si diparte la via che mena a Monchiero per S. Nicola, bivio detto perciò ancora ai giorni nostri di S. Sebastiano. I forestieri che si fanno a visitare la Parrocchia, domandano tutti di veder pure la Chiesa sotterranea, quasi una meraviglia, e veramente degna di osservazione la dice il Casalis nel suo Dizionario già citato.

Appoggiato al muro esterno della Chiesa parrocchiale dalla parte di levante, ed a cavalcioni della via che mette tra loro in comunicazione la villa propriamente detta di Novello ed il Borgo di S. Michele, si innalza il campanile della Parrocchia. Ma si innalza a dir vero, ben poco, non oltrepassando il livello della vòlta della Chiesa, e sottostando per conseguenza alla cupola della Chiesa stessa. È però questo campanile rimarchevole per la sua antichità, essendo, come tutti i campanili più antichi, di forma quadrata, schiacciato, sormontato da un tetto in forma di piramide, e senza eleganza alcuna. Anche l'arco su cui poggia dalla parte di mezzanotte, che a giudizio dei periti, deve essere stato costrutto nell'aurea età della gotica architettura, dimostra che la edificazione di questo campanile risale oltre al secolo decimoquarto. Una terza prova dell'antichità di questo campanile è il luogo che appare tuttavia nel muro lungo l'arco suddetto, per il quale luogo si calava anticamente la saracinesca, e così si chiudeva l'adito al recinto del paese. Su questo campanile prima del governo francese, esistevano tre campane, ora non ne sono più che due, essendosi la terza incamerata da quel governo rivoluzionario. La maggiore delle attuali pesa 67 rubbi, ed è stata fusa nel 1778, a spese del Comune, essendo Sindaco Bartolomeo Brusio; la minore pesa miriagr. 33 ed è stata fusa parimenti a totali spese del Municipio l'anno 1889, essendo Sindaco il sig. Cav. A. Allara. La campana invece che trovasi sul campanile di S. Sebastiano fu provvista a totali spesse della Chiesa, ma non pesa più che rubbi 15 e libbre 6 e fu collocata nel 1839.

Il Parroco mio antecessore, sempre intento nell'adornare la Chiesa, potè occuparsi poco della Canonica, onde, questa al mio ingresso in Parrocchia (7 agosto 1869), non solo necessitava di molte e gravi riparazioni, ma era divenuta già, quanto al materiale dell'edifizio, affatto indecorosa: "domus quam inhabitat hodiernus archipresbyter, pluribus et gravibus reparationibus indigens undique, atque interius exteriusque indecora prorsus, quoad materiale aedificii"; così Monsignor Galletti negli atti di visita 1871.

Stando a questo punto le cose, appena mi fu possibile, diedi opera a restaurare detta Canonica non solo, ma ancora ad aumentarla almeno di qualche vano, e provvederla di talune comodità, delle quali non si poteva oramai più far senza. A questo fine, chiesta ed ottenuta dalle competenti Autorità l'autorizzazione di vendere alcuni stabili del Beneficio, meno fruttiferi, e parecchie piante di alto fusto, giunte per altro a maturazione, con una parte del prezzo che ricavai da questa vendita, col sussidio di L. 1500 avuto dal Municipio, e mediante un mutuo che contrassi a totale mio carico, riuscii ad edificare l'attuale Canonica, cui rivedendo Monsignor Galletti nell'occasione della seconda sua visita pastorale fatta nel 1878, lasciò scritto: "Hanc domum hodiernus archipresbyter funditus restauravit, ampliori forma donavit, atque omnimoda commoditate adauxit". E queste comodità ottenni:
- a) con una migliore disposizione dei passaggi tra una stanza e l'altra;
- b) coll'aumento di parecchi vani, tanto nel piano terreno, come nel piano superiore;
- c) coll'apertura di un passaggio nuovo tra la casa e la Chiesa, per cui si può accedere a questa senza esporsi all'intemperie, ed anche salire sulla tribuna senza essere veduto da alcuno;
- d) colla provvista di un pozzo d'acqua viva, che procurai approfondando di 12 metri la cisterna prima esistente;
- e) coll'erezione di un portico per riporvi legna, paglia, fieno, ecc., e di una rimessa per ogni possibile evento.

Inoltre, avendo acquistato dal signor Tarditi Giovanni-Antonio, la casa vicina, ora Asilo, liberai la Canonica da tutte le servitù, cui per causa di quella andava soggetta.

 

 

 

 

 

 

CAPO XI

Chiese nel recinto del paese e Chiese campestri.

Oltre la Parrocchia e la sotterranea Chiesa di S. Sebastiano, delle quali già dissi abbastanza, si hanno ancora ai giorni nostri nel distretto parrocchiale di Novello tredici altre Chiese.

LA CONFRATERNITA, che fu fondata su disegno dell'Architetto Fontana d'Alba nel 1750 e terminata nel 1756, cinque anni prima cioè che si desse principio alla costruzione della Parrocchia. Prima di quest'epoca, al posto di questa Chiesa, non eravi che un semplice Oratorio, di cui si servivano i confratelli e le consorelle per farvi le loro preghiere. Fatta ad una sola nave, e dì stile composito, con bacino in mezzo alla vòlta, questa Chiesa è bella anzi che no. In essa vi sono eretti tre altari, il maggiore dedicato a S. Giovanni Battista, e due laterali, di cui uno intitolato alla Immacolata Concezione, e l'altro a Santa Croce.

Quest'ultimo è di marmo. Di sopra a quello, in una nicchia chiusa da invetriata, si ammira una statua della Madonna Concepita senza peccato.

Adornano questa Chiesa non spregevoli ornati del Barelli, una figura della Concezione ed un’altra di S. Giovanni Battista del Mossello, ed un eccellente organo di 16 registri del celebre Vittino da Centallo, statovi collocato nel 1889. La balaustra di marmo, che data solo dal 1880, è dono della Priora emerita Salaroglio Lucia. Fra le reliquie che possiede questa Chiesa, vi ha pur quella preziosissima del legno di Santa Croce, stata portata da Roma a Novello da certo Quarone Giuseppe nel 1777. Questa è in molta venerazione, celebrandosi in suo onore novene e tridui, ed esponendosi, in occasione di tempi minacciosi.

S. GIUSEPPE. La Cappella sacra a questo Santo è stata edificata nel 1657, parte a spese del Comune, e parte con oblazioni private affine di ottenere, mediante la sua intercessione, la grazia di essere liberati dalla peste, che in quel tempo infieriva tremendamente in questo paese e suoi dintorni. Spoglia di ogni ornamento, questa Chiesa possiede però una decente statua di legno, di ignoto autore, che si custodisce in una nicchia di sopra al coro.

IMMACOLATA CONCEZIONE. Sotto questo titolo è la Cappella di privata proprietà dell'illustre ed antica famiglia Giordano, stata eretta nel palazzo di questi Signori l'anno 1783. Di prezioso, fra gli altri oggetti, possiede una magnifica statua, rappresentante la Concezione, opera del classico scultore Clemente da Torino. Nell'occasione delle auspicate nozze dell'Avvocato Giordano Luigi, con la signorina Adele Sciolla, celebratesi nel 1874, a pio ricordo del fausto avvenimento, fu canonicamente eretta in questa Cappella la divozione della Via Crucis.

SANTA LUCIA. La Cappella dedicata a questa Santa Vergine e Martire, prima del secolo decimottavo, non consisteva che in un antro, con l'altare appoggiato alla parete, e sormontato da una lastra di marmo comune, di forma rettangolare, male intagliata, su cui era dipinta rozzamente la taumaturga immagine di Santa Lucia. Quest'antro, convertito in Chiesa, si chiudeva semplicemente con un cancello di ferro, ma aveva dinnanzi un portico che serviva di atrio, e sotto cui correva la via pubblica.

Nel 1827, per l'eccessiva pioggia caduta, rovinata improvvisamente questa chiesuola, fu tosto riedificata ed anzi ampliata di due antri laterali; fu costrutta la vòlta a mattoni, ed innalzato l'altare quasi in mezzo alla Chiesa, donde risultonne il coro attuale, di sopra al quale, in una nicchia fatta nel muro circolare, sta esposta alla pubblica venerazione, non più una immagine, ma la statua della Santa, formata da certo Vassallo di La Morra. Una generale restaurazione a questa Cappella fu di nuovo eseguita nel 1875. In quell'anno, sgombrata la vòlta della terra soprastante, si coprì di uno strato di cemento, si intonacarono di calce forte le pareti interne da alto in basso, si prolungò e condusse a compimento il cornicione, e quindi si decorò la Cappella di non spregevoli ornati del Bottinelli. Ma anche questa operazione sortì un effetto di breve durata; chè nell'anno istesso, in cui si eseguirono gli ornati, questi furono sciupati dalla umidità. Ciò prova che la Chiesa di Santa Lucia, finché resterà sotto terra, che è, per altra parte, quanto la rende più rimarchevole, difficilmente si potrà conservare in quello stato in cui si vorrebbe, e che è forse tempo e denaro sprecato, il farvi attorno altri lavori nello scopo di risanarla. Non pertanto questa Cappella fu mai sempre ed è tuttavia molto rinomata in tutti i paesi limitrofi, sia per il numero sempre crescente delle miracolose guarigioni che vi ottengono gli affetti dal mal d'occhi, che si raccomandano con fiducia alla intercessione di questa Santa, sia per la celebre fiera che qui ha luogo il 13 dicembre. L'origine di questa fiera non si conosce. Risulta però da Ordinati che si conservano nell'Archivio Comunale, che fin dalla metà del secolo XVII accorreva tanta gente alla medesima, che ogni anno si facevano venire dalla vicina città di Cherasco sei dragoni per mantenervi l'ordine.

S. ROCCO. Questa Cappelletta si può ritenere sia stata eretta avanti il secolo XV; certo i dipinti che vi si ammirano tuttora, sono dai periti tenuti in gran pregio per la loro antichità. L'avvocato Pio da Serravalle di Asti, che si diletta di cose antiche, avuta notizia di quelli, venne a bello studio a Novello per prenderne la fotografia. Le figure rappresentano S. Rocco, i dodici Apostoli, i Martiri S. Stefano, S. Lorenzo ed il Padre Eterno. Quelle che non furono ancora guaste, nè ritoccate da alcuno, conservano in realtà una vivezza ammirabile. A questo Santo i Novellesi ricorrono con fiducia, specie in tempo di peste. Nel 1835, quando questa lue, invaso il Piemonte, mieteva già molte vittime nella vicina città di Cuneo e dintorni, i Novellesi accorrevano ogni sera in gran folla alla Cappella di S. Rocco, onde impetrarvi la grazia di essere preservati dal morbo fatale: nè falli la loro speranza; un solo individuo di Novello fu colto dalla terribile malattia, e questi ancora guarì.

Questa Cappella, diroccata in parte ed interdetta sotto il governo francese, fu restaurata e riconciliata nel 1825. Durante il colèra, che ricomparve in Piemonte nel 1884, essa fu destinata a lazzaretto; ma la Dio mercè, i due letti che vi erano stati collocati per ogni evento, non furono tocchi da alcuno, non essendo la malattia comparsa su questo colle.

Il campanile che sorge su questa Chiesa, vi fu innalzato nel 1891, e la campana è un regalo di certa Cogno Maddalena, che l'aveva fatta fabbricare per Santa Lucia, ma non potendosi sulla Chiesa di Santa Lucia erigere il voluto campanile, questo fu edificato sulla Cappella di S. Rocco. E questo spiega il perché la piccola campana, porta l'iscrizione: A onore di Santa Lucia, Maddalena Cogno.

MADONNA DELLA CROCETTA. Anticamente non esisteva qui che un pilone, stato costrutto nel 1619 da certo Gaspare Pirra, ed ampliato nel 1684 dagli eredi di Pirra Francesco. Più tardi fu edificata la Chiesa attuale, che per la sua architettura e forma, è bella anzi che no. In essa vi sono tre altari, il maggiore, che ha nell'ancona una leggiadra immagine della Madonna, dipinta sul muro, e due laterali, di cui uno dedicato alla SS. Sindone, e l'altro a S. Bovo.

A questa Chiesa, da tempo immemorabile, si usa di venire processionalmente Clero e Compagnie religiose, per nove giorni di seguito, a cominciare dal 26 aprile, sacro alla Madonna del Buon Consiglio; e ciò in adempimento, si crede, di un voto fatto dal Comune, fin dai primi giorni in cui fu eretta la Chiesa, per impetrare colla intercessione della Vergine, la benedizione di Dio sulla campagna.

MADONNA DEL PODIO. Sulla vetta del monte denominato Podio, alla distanza di metri 500 circa dall'abitato, si erge la Chiesa sotto il titolo di Maria Vergine della Neve, detta Madonna del Podio. Si è questa la più antica delle Chiese che esistano nel distretto parrocchiale di Novello, e l'unica che sia stata consacrata. Quest'ultima circostanza considerando taluni, non che la disposizione dei colonnati e degli archi che sussistono tuttavia, ed il complesso del fabbricato, pensano che attiguo a questa Chiesa sorgesse anticamente un altro edifizio, il quale servisse di abitazione a qualche congregazione religiosa, e che per conseguenza questa Chiesa fosse già la Chiesa di un convento. Di questo avviso si mostra l'Arciprete Murazzani, in una sua memoria scritta nel 1736. Altri invece, alle predette osservazioni aggiungendone altre, e cioè che questa Chiesa ha maggior ampiezza di quella che, generalmente parlando, sogliono avere le Chiese campestri, e che nelle sue adiacenze, scavando la terra, già si rinvennero molti sepolcri, ciò che prova essere un tempo stato quivi un cimitero, opinano che questa Chiesa fosse anticamente la Chiesa parrocchiale di Novello, essendo proprio delle Chiese parrocchiali l'aver maggior ampiezza delle altre, l'essere consecrate, e l'aver avuto un tempo il cimitero attiguo. Di questo secondo avviso si manifesta Monsignor Della Chiesa, negli atti di visita pastorale fatta a questa Parrocchia nella seconda metà del secolo XVII. Senza investigare quale di queste opinioni sia la più verosimile, io dico soltanto, che ammettendo la seconda, bisognerebbe ancora ammettere, che la Chiesa del Podio, sia anteriore, ossia più antica ancora dell'antica Parrocchia, sulle cui rovine già s'innalzò la Parrocchia attuale; ora ciò non mi sembra punto verosimile. Io credo pertanto più probabile l'opinione del Murazzani, secondo la quale la Chiesa del Podio, fu già Chiesa di un convento, quivi esistente. E mi conferma questa opinione, l'essersi scoperto, soli pochi anni addietro, su quel monte, un avello, racchiudente, con ossa umane, avanzi di mitra e stola; ciò che fa supporre essere stato quivi sepolto qualche Abate Mitrato, superiore del convento. Checché sia però di queste opinioni, certo si è che la Madonna del Podio già esisteva fina dal 1368, e che eravi annesso un Beneficio semplice, della cui origine o fondazione non si ha notizia in verun luogo, benchè il prelodato Arciprete Murazzani sia di avviso che desso fu eretto per decreto Pontificio, con gli stabili proprii del convento, quando, non si sa, nè per qual motivo, nè in qual secolo, i Religiosi che l'abitavano, l'ebbero abbandonato.

Il beneficio aveva una pingue dote, consistente in 40 o più giornate di terreno, tutto coltivo, e l'investito era tenuto a celebrare o far celebrare, nella Chiesa di esso beneficio, 2 Messe in ciascuna settimana, oltre una Messa in ogni festa di precetto della Madonna. Ora tutto è perduto; il beneficio fu soppresso dal Governo, e della Chiesa istessa più non rimangono in piedi che i muri laterali, una parte della vòlta e del tetto sovrastanti il coro, alcune colonne, alcuni archi e varie immagini scolpite in marmo, con iscrizioni in carattere gotico, che formano ancora materia di osservazione e di studi pei cultori di cose antiche.

CAPPELLA DI PEZZOLE O BERGERA. A Nord-Ovest di Novello ed alla distanza di due chilometri circa dal villaggio, si trova la cappella dedicata alla Natività di Maria SS.ma, denominata Cappella di Pezzole od anche di Bergera, dal nome di un ricco proprietario, che più di ogni altro concorse nelle spese di costruzione, ne fu rettore a vita, e la dotò di un alteno. Questa Cappella fu edificata tra gli anni 1745 e 1748, terminata e benedetta il 6 settembre 1749. Attigua alla Cappella è la casa che serve di abitazione pel sacerdote Cappellano, il quale presentemente è mantenuto con una rendita annua di L. 70 sul Gran Libro del Debito Pubblico, col sussidio di L. 150 che gli accorda il Comune per la scuola, e con prestazioni in generi che gli somministrano i proprietari componenti la borgata.

CAPPELLA DI S. DEFENDENTE IN MORIGLIONE. È sita questa Cappella sulla riva sinistra del Tanaro, e dista dal villaggio circa 4 chilometri. Essa fu edificata in principio del secolo XVIII, e benedetta nel 1711. Ha annessa una comoda casa per l’abitazione del sacerdote Cappellano, di cui formano lo stipendio una rendita sul Gran Libro del Debito Pubblico di L. 112, un sussidio che gli accorda il Comune per la scuola, ed una retribuzione in denaro per parte dei borghigiani. La rendita di L. 112 che possiede la Cappella, le fu data dal Governo in corrispettivo dell'alteno che le tolse, alteno che, essendosi venduto dal Governo, fu acquistato dai proprietari della borgata in testa propria bensì, ma all'unico fine di cederne il reddito a favore della Cappella, come bisogna dire ad onore del vero, generosamente fanno in realtà. Appartengono pure a questa Cappella, e quindi concorrono eziandio al mantenimento del Cappellano, molti proprietari delle vicine Parrocchie di Lequio Tanaro e di Narzole. Qui non posso tacere un fatto che torna molto ad onore dell'Arciprete Nizza.

Nel 1842, quando cioè si stava erigendo in Parrocchia la Cappella di S. Nazario appartenente alla Parrocchia di Narzole, gli abitanti di questa Cappella, supplicarono Monsignor Fea, perché aggregasse alla nuova loro Parrocchia, la Cappella di S. Defendente in Moriglione, adducendo per motivo che i Novellesi in Moriglione, stante la loro lontananza dal capoluogo, e l'impossibilità in certi giorni dell'anno di varcare il Tanaro, non potevano recarsi alla Chiesa Madre ogni qual volta ne sentivano bisogno, o ne avevano dovere, mentre unendosi alla nuova Parrocchia di S. Nazario, tutte queste difficoltà sarebbero scomparse, ed i borghigiani di Moriglione, avrebbero potuto usufruire comodamente dei vantaggi della Parrocchia in ogni giorno dell'anno.

Monsignor Fea, avuta questa supplica fra mani, la mandò all'Arciprete Nizza di Novello con invito di fare al riguardo tutte le osservazioni che avesse creduto del caso. Nizza, esaminata ogni cosa, rispose al Vescovo, essere troppo conveniente che i Novellesi di Moriglione si unissero alla nuova Parrocchia di S. Nazario, per le ragioni addotte nella supplica; ma queste stesse ragioni aver pure i Narzolesi, componenti la borgata di San Grato, al di qua del Tanaro, di unirsi alla Parrocchia di Novello: quindi quei di S. Nazario e di Narzole, attigua alla Cappella di S. Grato, fabbricassero una casa che potesse servire di comoda abitazione per un Cappellano, come serviva quella di Moriglione; facessero a questa Cappella di S. Grato con beni stabili una dote eguale a quella che possedeva la Cappella di Moriglione, la provvedessero di tutte le sacre suppellettili occorrenti al culto, come n’era provveduta la Cappella di Moriglione, ed infine disponessero le cose per modo che anche a S. Grato si potesse mantenere un sacerdote Cappellano, come già lo si manteneva in Moriglione, e poi si facesse pure il cambio delle due cappellanie; ossia si unisse S. Grato a Novello; chè egli avrebbe di buon grado acconsentito che la Cappella di S. Defendente in Moriglione si aggregasse alla Parrocchia di S. Nazario, ma senza di ciò egli protesterebbe contro la chiesta innovazione, e vi si opporrebbe con tutte le sue forze.

Questa sola risposta, bastò a mandar a monte ogni progetto di annessione della Cappella di Moriglione alla Parrocchia di S. Nazario, sì, che mai più se ne parlò. E così l'Arciprete Nizza, con un atto di energia che ben l'onora, impedì il minacciato smembramento della Parrocchia di Novello.

Bisogna poi dire ad onore del vero, che questa Cappella, grazie alla cura che ne ha il suo tesoriere sig. Avv. Ferrero Antonio, uno dei principali proprietari di detta frazione, è ben tenuta, adorna di belli ornati, e magnificamente pavimentata in cemento.

CAPPELLA DI PANIROLE. Si trova questa Cappella sacra alla Madonna del Buon Consiglio, a due chilometri circa dal villaggio, verso levante, sulla strada che conduce a Monforte. Fondata nel 1777, e benedetta il 19 luglio 1783, essa ha annesse due stanzette che servono per la scuola invernale, e la divozione della Via Crucis, erettavi nel 1785.

La CAPPELLA DEI SANTI GRATO E VALENTINO si erge sulla vetta del colle che si protende a nord-est del villaggio, verso Barolo. Anticamente non era quivi che un pilone sotto l'invocazione di S. Valentino; nel 1724 fu edificata l'attuale Cappella, che non solo a S. Valentino ma ai Santi Grato e Valentino insieme fu dedicata.

S. NICOLA. Sotto questo titolo è la Cappella che si eleva sulle rupi denominate appunto da S. Nicola, a mezzogiorno di Novello. Essa fu costrutta nel 1700, sull'orlo di esse rupi, quasi a custodia dei passeggeri, perché non abbiano a cadere nel sottostante precipizio. Ed in verità, per quanto il passaggio sia qui pericoloso, non si ha memoria che siavi mai accaduta disgrazia veruna.

CAPPELLA DEL RIVOGLIO. È questa una Cappelletta, nella regione Rivoglio, di proprietà di certo Cucco, sotto l'invocazione di Mania Vergine Addolorata, ed ha più l'apparenza di una torre che di una Chiesa. Affatto trascurata dai suoi proprietari, essa soggiace all'interdetto da circa mezzo secolo.

La Cappella che sorgeva nella regione Fornaci, dedicata a Sant'Agostino, fu demolita nella seconda metà del secolo ultimo passato, per far luogo alla costruzione della strada in piano, che conduce alla Riviera.

Quella di Sant'Anna, che sorgeva nel recinto del paese, fu abbattuta nel 1870 per far luogo alla piazza omonima, e fabbricarvi l'attuale Palazzo Comunale.

Dal fin qui detto in questo capitolo, chiaro emerge che il secolo passato fu per Novello un secolo assai fecondo in fatto di edificazione di Chiese, essendo la maggior parte di queste state edificate in quel secolo appunto. Ciò prova che per questo popolo fu pur quello un secolo di fede e di prosperità, giacchè senza questi due beni, non sarebbe stata possibile la edificazione di tante Chiese in così breve spazio di tempo. Dunque la prosperità di un popolo, si associa benissimo con la sua fede religiosa, anzi ne è una conseguenza; e quanto più la fede è viva ed operosa, tanto maggiore è la prosperità. Che Dio poi gradisse sommamente questa fede dei Novellesi, lo dimostra il fatto seguente. In sul principio del secolo XVII, quando da ogni parte del Piemonte si andava pellegrinando alla Madonna di Vico presso Mondovì, Novello pure vi andò in ben duecentocinquanta persone. Ma strada facendo, essendosi intieramente consumate le candele, i Novellesi giunsero al Santuario coi fanali spenti. Ma che! Cominciati i canti ed i nove giri d'attorno al Santo Pilone, la qual cosa sogliono chiamare novena, i fanali senza opera d'uomo si riaccesero improvvisamente, e diedero una bellissima luce pur senza esca che la mantenesse. Questo fatto sta registrato nell'archivio di quel celebre Santuario, dove è pur ricordato che i Novellesi, per le stupende grazie ricevute, offerirono in dono una pace d’argento, stimata del valore di centodiciassette lire di quei tempi.

Continua
torna all'indice