PERCHE' NO? (Marzo 2005)

Lessi, qualche settimana fa, del reintegro di Michele Santoro alla R.A.I., con l'indicazione dell'orario e del tipo di programma da affidargli.
          Non discuto la legittimità della sentenza. Anzi, difendo l'indipendenza del giudice nel decidere come gli pare. Quando un parlamentare, commentando la sentenza, disse che il giudice non può fare i palinsesti, mi sentii irritato per questa pretesa di limitare la libertà di decisione (cosa diversa dalla libertà di giudizio).
          Allora, scrissi al Corriere della Sera, giornale su cui avevo letto il commento del parlamentere, la seguente lettera, che non fu pubblicata. Il lettore ne indovini il motivo:

L'on. Michele Bonatesta (Corsera di oggi, 27 gennaio) dice che "un giudice non può fare i palinsesti".
          Perché no? Se la sentenza è definitiva, è legge, piaccia o non piaccia, sia che imponga nei minimi particolari un qualcosa di cui il giudice s'intende, sia che imponga nei minimi particolari un qualcosa (esempio: palinsesto) di cui il giudice non s'intende.

Negli stessi giorni, mia moglie si è scandalizzata, perché un giudice ha ritenuto patrioti i presunti terroristi islamici arrestati in Lombardia, mentre la settimana dopo un altro giudice li ha ritenuti terroristi. Mi ha chiesto: "Chi ha ragione?".
          E' semplice: l'ultimo che parla. Così avviene nei gradi di un giudizio: l'ultima pronuncia è quella che conta. E amen.

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