TERZA LICEO 1952

PREFAZIONE

L'estate del 1952 fu particolarmente calda; ora i meteorologi dicono che fu e rimase quella più calda del secolo. Il 1° luglio, nel corridoio d'ingresso del Liceo Classico 'Govone' di Alba, chiuso per un lato intero da una vetrata resa torrida dal sole cocente, c'erano gli studenti della classe terza che iniziavano la prova scritta d'italiano dell'esame di Stato della maturità classica, tutti accaldati e sudati come non mai; 20 eravamo noi della sezione staccata di Bra: 7 femmine e 13 maschi.

Tutto il corso di scuola si svolse in una piccola aula del vecchio fabbricato di via Vittorio Emanuele di Bra, come molto ben descritto dalla compagna Rina Cravero in quel suo bel racconto "Milano Dorme": "L'aula del Liceo è piccola: i banchi dieci, l'indispensabile per venti ragazzi; le pareti, grigiastre, sono vuote: c'è soltanto sulla parete di fondo una carta geografica d'Europa con i confini fermi alla prima guerra mondiale. I ragazzi sono tutti magri, hanno la scriminatura nei capelli, il ciuffo che cade sulla fronte e i calzoni alla zuava: le ragazze sono abbastanza carine malgrado i capelli lavati in casa, il grembiule nero e i calzini di cotone o di lana a coste". E una descrizione che rappresenta in modo mirabile la situazione di allora.

Era una classe che sapeva di squadra; nelle tre file di banchi erano seduti: nella fila delle ragazze. Ines e Pia, dietro Ma e Clara, poi Rita e Rina, ultima Lucilla.

Nelle file dei ragazzi: Ferrer e Milan, dietro G. B. e Guido II, poi Gianturco e Pepon, quindi Angelo, P.G. e Gallo, quindi Gianni e Guido I, Roberto e Nini.

Ci eravamo dati appuntamento, per il mattino presto, al vicino bar Calissano che è sempre stato per Alba punto di ritrovo per studenti e sportivi in particolare.

Terminate le prove scritte di italiano, latino e greco, poiché la chiamata per gli orali sarebbe stata scaglionata, nel rischio di non vederci più tutti insieme ci lasciammo con molta commozione e, per alcuni, con le lacrime agli occhi.

Era stata una classe particolare perché lo studio fu sempre ben coltivato (tutti conseguimmo una laurea): le ragazze divennero insegnanti di scuole medie superiori; dei ragazzi uno divenne ministro, un altro provveditore agli studi, altri insegnanti, professionisti, un primario ospedaliero, dirigenti di azienda, dirigenti di uffici pubblici e imprenditori.

Durante i tre anni di scuola ci accompagnò un'attività continua di gruppo che ci portò sempre a rimanere uniti in rapporti continui che rinsaldarono una profonda reciproca amicizia, che affonda le radici inizialmente nei continui ritrovi nelle abitazioni dei compagni residenti nella città e, specialmente d'estate, nelle loro vigne sulle colline braidesi (le case di campagna dei benestanti) e successivamente nei periodici raduni.

Si disse poi che l'iniziativa di ciò fu particolarmente mia perché mi rendevo promotore di detto programma e di tanto mi attribuirono conseguentemente il merito: di ciò vi era una ragione specifica.

Infatti, quando iniziammo la prima liceo, nel 1949, eravamo nell'immediato dopoguerra, ancora in pieno sbandamento della popolazione e quindi, inizialmente, chi, come me, veniva dal paese (ed eravamo tanti) per inserirsi nell'intera classe, che contava numerosi allievi appartenenti alla classe borghese, aveva bisogno di occasioni di quel tipo, che servivano a tutti per mantenere un particolare legame utile specialmente ai fini dello studio, oltreché ad ogni altra finalità.

Legame che aumentò sempre di più, fondato sullo studio, sui buoni rapporti con gli insegnanti, sui rapporti mantenuti nelle ore libere (con passeggiate in città e nelle periferie), sui ritrovi pomeridiani in casa dell'uno o dell'altro per ballare al suono del grammofono; i primi due ritrovi si tennero nelle case Magliano e Bonaudi nella centrale Via Vittorio; in casa Magliano accolti dalla meravigliosa mamma e dalla simpatica sorella Livia che a tutti noi insegnava le perfezioni dei vari balli lisci di allora; in casa Bonaudi dove una volta all'inizio e una seconda volta alla fine appariva il papà avvocato Giovanni Bonaudi per dire a tutti con parole simpatiche e affabili e in puro dialetto piemontese che 'quelle cose servivano a distendere i nervi tesi dalla scuola e dallo studio e che era molto contento di riceverci in casa tutte le volte che volevamo'. Ascoltavo con piacere quelle calorose parole di una persona tra le prime, in Bra, in campo professionale, sociale, economico e politico con tanta attenzione e ammirazione senza lontanamente immaginare che con il tempo avrei avuto la fortuna di diventare suo collega, conoscendo così meglio le sue virtù, l'intelligenza e la preparata e seria professionalità; per me in alcuni casi si comportò come padre: ci lasciò purtroppo presto (nel 1972), ma della sua statura morale sono tuttora eredi e testimoni i figli: oltre Maria Vittoria anche i tre fratelli, e di questi, pure avvocati e miei colleghi, Dino e Vannino.

Inoltre, nei pomeriggi danzanti (con Sergio Lora alla fisarmonica ed Edoardo Mosca al saxofono) al circolo del partito liberale, al circolo sociale, alla Sala Rosa...

Furono questi modi di impostare la giornata che ci unirono sempre di più tanto da incrementare anche il livello dello studio. In quell'estate del 1952, per la prima volta, dalla costituzione della sezione staccata di Bra del Liceo Classico di Alba, vi fu la partecipazione di un numero così alto di studenti all'esame di maturità che creò l'occasione, per gli organi direttivi, di chiedere ed ottenere la costituzione di un Liceo autonomo.

Nella storia scolastica del Braidese fu la prima classe che attuò la stampa di un giornale scolastico "La Meninge" che in modo scanzonato raccontava episodi della nostra vita studentesca.

Continuando così nel programma promisi che anche dopo l'esame di maturità avrei proseguito a organizzare periodici raduni conviviali: ciò avvenne nel tempo e vi parteciparono tutti.

P align=justify>La cosa venne a conoscenza della stampa che varie volte, con quotidiani come La Gazzetta del Popolo (prima) e La Stampa (dopo) e con settimanali come Bra Sette, Il Braidese e La Gazzetta d'Alba si occuparono della nostra classe con articoli molto interessanti.

Da allora ci fu un ritrovo collettivo ogni anno per i primi cinque anni e poi ogni cinque anni per festeggiare il decennale seguito dal quindicinale, dal ventennale e così fino all'imminente cinquantenario: già da tempo avevo avanzato l'idea al Comitato organizzatore e a tutta la classe che per questa occasione sarebbe stato veramente interessante pubblicare un libro che raccontasse le nostre vicende studentesche e non: tutti accettarono la mia proposta e al prossimo ritrovo (dopo cinquant'anni dalla maturità) il libro verrà pubblicato con un titolo che è tutto un programma:"Una classe - Terza Liceo 1952 Bra, Durante e dopo".

Dicendo 'dopo...' intendo riferirmi alla stretta amicizia che ci ha sempre legato che non durò solamente per il periodo degli studi, continuò ancora successivamente sino ad oggi e son trascorsi cinquant'anni: siamo ancora 17; ci hanno già lasciati: Giovanni Gallo, Nini Botta e Rina Cravero. Mi sia consentito, in questa occasione, di affermare che specialmente per Nini e Rina sono stati due momenti di profonda tristezza: erano (con Gianni Magliano e me) appartenenti al primo Comitato 'III Liceo 1952, Bra' che era stato costituito per rappresentare l'intera classe e mantenere in vita i periodici ritrovi.

L'amicizia è certamente uno dei sentimenti più profondi che può possedere l'uomo. A volte molto più profondo della parentela, perché mentre il parente viene dato dalla legge e occorre tenerselo comunque, l'amico è scelto per volere di entrambi e ciò significa che un amico, che rimane tale nel tempo, è un qualcosa che fa parte di noi stessi: per me furono tali sia Nini sia Rina: Nini diventò poi mio collega e con Rina mantenni sempre un reciproco rapporto di amicizia e stima allargato anche alla sua famiglia.

Ora quel Comitato si è allargato e ne fanno parte anche Roberto Rosati, Cheto Bonamico (marito di Mavi Bonaudi) e Anna Guasco (moglie di Mainardi).

Tutto proseguì per ben cinquant'anni, durante i quali qualcuno di noi fece pubblicare romanzi, scritti, raccolte di poesie ecc...

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Il libro"Una classe - III Liceo 1952 Bra - Durante e Dopo", per le modalità di composizione non è un vero e proprio romanzo ma è il compendio delle varie voci provenienti dai compagni che hanno voluto contribuire alla sua realizzazione.

Con una selezione attenta e una collocazione temporale, si è riusciti a seguire i tempi che vanno dal 1°.10.1949 (giorno in cui iniziò il primo giorno di scuola della I° Liceo) alla primavera del 2002 (epoca in cui verrà celebrato il cinquantesimo); gli scritti pervenuti sono stati collocati in modo tale da ricavare i due momenti essenziali dell'opera, Il'Durante' e il'Dopo': intendendo con ciò, per durante il periodo dei tre anni di scuola, per dopo il periodo successivo fino ad oggi.

La composizione dello stesso va così riassunta: dopo la presentazione del Sindaco di Bra ed i commenti del Provveditore agli studi, della nostra insegnante Prof.ssa Lucia Reviglio, l'augurio della Preside del Liceo Classico "Gen. Govone" di Alba, del quale il Liceo di Bra era la sez. staccata e dell'attuale preside del Liceo Classico "G.B. Gandino" di Bra Prof.ssa Margherita Testa, si apre la narrativa con il noto racconto di Rina Cravero 'MILANO dorme' che già anni prima aveva brevemente riassunto quello che poi viene più ampiamente narrato.

I venti compagni della classe vengono presentati in partenza da Gianni Magliano con un testo 'Rapporto a 5. Pietro: dalla Sacra Bibbia Vulgata nella traduzione di Re Giacomo' di notevole intelligenza e perspicace ironia.

Roberto Rosati poi ci presenta il testo centrale dell'opera colorito da narrativa letteraria e classica: con il suo pregevole bagaglio letterario ci presenta l'intera classe nei tre anni di scuola del Liceo Classico con abbondanti richiami alla letteratura classica greca e latina per fare del testo un'opera letteraria.

Seguono vari racconti pregevoli e interessanti: di Giuseppe Alessandria, con una bella poesia; di Giancarlo Turco, con quattro scritti molto intelligenti anche per il modo con cui rappresenta gli episodi, che sono: "Da Ma", "I ciclisti", "La terra com'è cattiva", "La squadra"; di Giovanni Ferrero con "In viaggio con Nini" e "De Mari, chi era costui?"; di Guido Bodrato con "La nostra lunga strada" e di Rita Accatino Botta con "Rita racconta Gianfranco".

Del "dopo" abbiamo un lungo brano espositivo di Anna Guasco che, praticamente, copre tutto il periodo dall'esame di maturità ad oggi; si prosegue con un "Commento sugli insegnanti", il cui autore si firma "un compagno sconosciuto"; più avanti si spiegherà la ragione di ciò; quindi abbiamo "Il congedo" di Roberto Rosati.

Termina con le mie considerazioni conclusive.

Ai compagni che hanno contribuito a completare il libro va il più caloroso ringraziamento da parte dell'intero Comitato e da parte mia specialmente: sono episodi vissuti che arricchiscono il contenuto di quanto viene scritto nel libro, specialmente i tre testi di Gianni Magliano, Roberto Rosati e Anna Guasco, ai quali va il mio affettuoso ringraziamento.

Nell'insieme, il libro interessa principalmente i testimoni diretti di ciò che si racconta; interessa però tutti gli studenti in genere, per far loro capire che la scuola, di qualsiasi tipo e grado, è un campo di prova della vita, è un insegnamento di comportamento, una pista di lancio per i tanti problemi della vita stessa, è un'esperienza per superare le difficoltà e imparare a recepire che nella vita di ognuno l'amicizia che permane nel tempo è un sentimento della massima importanza e che, specialmente nei momenti difficili, aiuta a superare, con la maggiore dignità possibile, le avversità che, purtroppo, non mancano mai.

Questa opera è destinata a tutti gli studenti di oggi e di domani, perché dalla stessa possano trarre elementi di comportamento utili per la loro vita e perché possano tenere presente che più volte, parlando di un amico, veramente tale, si sente dire e rispondere: "Certo, è un compagno di scuola".

Bra, gennaio 2002

G. B. Franco
Presidente del Comitato Organizzatore di "Terza Liceo 1952 Bra")

 

 

 

 

P. S. - Ho provveduto a curare la pubblicazione di questo libro anche perché stimolato da una circostanza che ritengo rilevante: dei nostri compagni, uno - Giovanni Ferrero - ha rivestito la carica di Provveditore agli Studi della Provincia di Cuneo fino a pochi anni fa e un altro - Guido Bodrato - è stato Ministro della Pubblica Istruzione oltre che responsabile di altri Ministeri; è stato parlamentare fino al '94 ed ora è Parlamentare Europeo.

Mi sono stati di notevole aiuto i componenti del Comitato di Classe.

Specialmente il Vice Presidente Gianni Magliano mi è stato vicino fin dal primo momento e non mi ha trascurato neanche nei suoi momenti più difficili della vita familiare.  

 

Il Presidente-Avvocato si abbuffa servito dal Cuoco-Chirurgo.

.

Il Ministro della Pubblica Istruzione Bodrato (Guido I), ora europarlamentare, e la Signora Ferrero.

 

Roberto Rosati per ragioni professionali nei primi anni è vissuto lontano, anche all'estero, ma quando è tornato ha svolto il ruolo di Segretario in modo eccellente: essi, unitamente ad Anna Guasco, hanno collaborato alla stesura del libro con loro articoli di notevole livello e quindi fin da ora verso di loro esprimo i miei più sentiti complimenti e i miei più calorosi ringraziamenti.

Questo è il comitato:

G.B. Franco Presidente

Gianni Magliano Vice Presidente

Roberto Rosati Segretario

Cheto Bonamico Componente - coniuge

Anna Guasco Componente - coniuge

 

1950 - Così, alla fine della Prima.

 

Poiché il libro è composto dalla raccolta di vari scritti di diversi compagni di Classe, per renderlo più omogeneo si è ritenuto di accompagnarlo con una 'voce fuori campo', che costituisce un filo conduttore che lega i vari passaggi e le varie epoche, in modo da creare un contenuto univoco e collocare i vari episodi nel trascorrere dei cinquant'anni, dalla maturità (anno 1952) ad oggi (anno 2002), anno in cui ricorre il cinquantesimo.

Roberto Rosati si è incaricato di mettere a punto questa 'voce fuori campo' divertendosi ad accompagnare i vari scritti redatti da colleghi e coniugi con propri commenti di carattere... letterario: spero che la cosa sia di gradimento ai lettori.

 

 

 

Voce fuori campo
 

 

Mi riferisco a Colui che ha firmato la Prefazione.

Per parlare del Presidente del "Comitato Organizzatore Terza Liceo 1952 - Bra" (Presidente cui io mi pregio di aleggiare oggi sul capo, come lo Spirito) bisognerebbe imitare gli scrittori del '600 che dedicavano le proprie opere a Principi, a Duchi, a Re.

Bisognerebbe attingere lodi alle epigrafi auliche che essi vergavano, costruire periodi forbiti e usare gli epiteti considerati più acconci a incensare la personalità del Destinatario.

Fare il Presidente è un mestiere arduo per sé: esserlo di un 'Comitato Organizzatore di Terza Liceo' (non importa se del '52 - Bra, o di qualsiasi altro anno o località d'Italia o del Mondo) è un fatto unico cui si riconosce un merito speciale, e che riveste valore tale da librarsi al di sopra d'ogni lode.

Sulle spalle di un semplice Presidente grava la sola responsabilità di un'Azienda: non riconosce, costui, altri sopra di sé che la moglie; tutti gli sono alle dipen-denze, ai piedi.

Pensate invece alle benemerenze accumulate nel corso degli anni da un Presidente di Terza Liceo che abbia portato, senza sconquassi e sfaceli, la classe al cinquantenario: egli ha saputo inquadrare una conventicola di compagni e di coniugi, una banda indisciplinata d'esseri dagli attributi quasi umani che rivendicano con lui pari dignità; ha dovuto sopportare, durante i dieci lustri di governo, scontrosità, malumori e depressioni psichiche diffuse, arginare spinte centrifughe, ricercare pecorelle smarrite da ricondurre all'ovile, stimolare i neghittosi, plaudere i be-nemeriti, blandire i benevoli e ammonire gli ignavi.

In veste di Presidente del Comitato Organizzatore di Terza Liceo '52 - Bra, Battista (per me è sempre il Battista del triennio, anche se ora si fa chiamare rigorosa-mente Gian) si può assimilare, a buon diritto, a Senofonte che procede alla testa dei diecimila mercenari.

I diciassette compagni di liceo del Presidente non saranno forse diecimila, pure tenendo conto dei coniugi; ma ciò nulla toglie al merito del Condottiero Battista il quale ha saputo guidare, con pieno successo, i propri mercenari dalla maturità al cinquantenario accompagnandoli non per l'Assiria, l'Armenia e la Paflagonia, ma attraverso l'oceano della vita, agitato da marosi e da uragani minacciosi.

Per avere assolto con onore una missione così ardua e delicata, il Presidente deve certamente possedere le qualità di uno Stratega: persona che, come noto, è dotata in grado eccelso o, almeno, in misura soddisfacente, di quell'alto livello di sapere che porta il nome di sapienza.

Se poi è vero che la strategia è il gioco dei Re, al Presidente ci si può rivolgere, d'ora innanzi, con il medesimo appellativo di vostra Altezza Reale con cui s'indirizzava Molière, nel 1668, a Monsignore il Duca d'Orléans dedicandogli L'Avaro.

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