(sonoro)

QUATTRO STORIE (Pasqua 1998)

Se avessi tempo, capacità, più spazio sul foglio e, soprattutto, lettori, mi piacerebbe scrivere quattro storie, per augurare buona Pasqua a tutti gli amici.

La prima la potrei intitolare:

"Il distributore di faccia". In Cina, la "faccia" è una delle tre "f" più importanti nella vita di una persona, con la "famiglia" e il "fato". La "faccia" è il frutto di una cultura non cristiana, dove la parabola del buon Samaritano è estranea al modo di pensare. Nessuno si ferma per strada a soccorrere il malcapitato bastonato dai briganti, o semplicemente colto da malore. Nessuno si occuperà di te, se non hai qualcosa da offrire. E quel qualcosa è la "faccia". Significa i soldi che hai, o le amicizie, o i titoli di studio, o il tuo onore, o anche solo la tua apparenza fisica. Qualunque cosa che non ti renda "povero" e, pertanto, escluso. La buona novella di Gesù risuona quaggiù come una sconvolgente novità: Gesù morto e risorto per noi è l’unico vero "distributore" di faccia. Vorrei scrivere, ad esempio (ma non ne ho il tempo), la storia di don Iao, che ha trascorso 38 anni in prigione nella Cina comunista, perdendo tutto per quel Volto sofferente che dà faccia.

La seconda storia potrebbe essere:

"Il popolo con la cravatta". E' la storia di giovani che la indossano come una divisa. Questa nazione prospera grazie all’alta tecnologia, alla manodopera straniera e a personale d’ufficio obbediente e meticoloso: sono il popolo con la cravatta, che negli uffici di Taipei è obbligatoria. Giovani che stanno ore seduti al computer, in attesa rassegnata del proprio turno di essere promossi, in un sistema gerarchico dove la prima qualità è l’età e la seconda l’obbedienza. Per loro, il Vangelo di Cristo, con quelle sconvolgenti storie di discepoli irascibili e peccatrici perdonate, è come una fonte di acqua fresca nel deserto dell’anima. Vorrei raccontare di alcuni giovani amici con la cravatta, affamati di Vangelo, che sanno trovarlo in Internet, e ne gioiscono.

La terza storia che non scriverò è:

"La governante ricercata". In essa, si narra di una filippina con il permesso di soggiorno scaduto, che continuava a lavorare per mantenere la famiglia lontana. Era nostra fedele parrocchiana. La polizia le tratta male, se le prende e porta via. Questa è stata tradita da una compatriota invidiosa ed è stata rinchiusa, come è normale, insieme a tante altre, in una stretta cella - una gabbia - senza letti nè sedie. Quando sono andato a visitarla, mi ha colpito la pazienza: aspettava senza lamentarsi di essere rispedita alla povertà d’origine, come prima accettava senza lamentarsi gli ordini in cinese di padroni non sempre gentili. Mamme di famiglia dietro le sbarre, che mi han sempre chiesto, per prima cosa, una benedizione.

La quarta storia potrebbe intitolarsi:

"Il fotografo timido". E' la storia di un nostro parrocchiano, venuto dal Canada a fare il fotografo. Supera in altezza e peso ogni cinese, ma quando i fotografi sgomitano per un primo piano, non se la sente di fare il prepotente. Si scandalizza per i colleghi che non rispettano il dolore pur di avere il nome sul giornale. Una volta in cui ha lavorato per noi durante un’Ordinazione, è stato l’unico fotografo - ed era quello ufficiale - a non dare spettacolo in presbiterio. Non farà carriera, è sicuro. Ma viene a Messa ogni domenica e i bambini cinesi gli vogliono bene.

Quattro storie, tra le tante che, ogni giorno, leggo tra le pagine del tempo, qui, nella parrocchia di san Giovanni Bosco, a Taipei, Cina.

Buona Pasqua di Risurrezione!

don Michele

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La foto: Danza tradizionale Taiwanese in occasione della visita del Rettor Maggiore dei Salesiani alla Parrocchia di S. Giovanni Bosco di Taipei.

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