CULTURA ANCORA VO CERCANDO... (Novembre 2022)

      Egregio Signor Ministro,
      mi permetto di trascrivere la paginetta del mio sito (giovanniferrero.it), riportante quanto scrissi in Ottobre al Ministro precedente, per quanto possa essere utile al miglioramento dell’istruzione, intesa come educazione ai valori di onestà e conoscenza (racchiusi nel pomposo termine di valori etici). Si tratta di un’osservazione piccola, forse troppo piccola per essere apprezzata.
      La prego, dimentichi le pandette, il Corpus Justinianeum e tutte quelle cose che mi ricordano il terribile professor Allara (primi anni ‘50) e guardi la scuola (Media e Secondaria di 2° grado) di oggi. Da alcuni decenni c’è la corsa alle lingue (bella cosa), a tutte le materie tecniche (bellissime cose), eccetera, ma si crea nei giovani un’aridità di fondo tesa unicamente al presunto benessere materiale. Per usare una frase non mia, non s’insegna ad imparare. Nel mio piccolo, da ottantanovenne ex provveditore in pensione, continuo ad insistere sull’educazione culturale; chi è colto impara rapidamente tutte le materie. Così credo, nella mia presunzione.
      Ecco la lettera che scrissi:

      “””CULTURA VO CERCANDO... (Ottobre 2022)
      In attesa del nuovo ministro, che ci auguriamo culturalmente e non solo tecnicamente attrezzato, pubblico ciò che scrissi all'attuale ministro, sperando in tempi migliori per la cultura.
      """""Ottimo Signor Ministro,
      da ottantottenne ex provveditore agli studi ancora innamorato della Scuola mi permetto un’osservazione.
      Si nota che i giovani sono meno onesti – nel senso latino del termine – di qualche decennio fa e si da la colpa a tante cose, compresa la libertà. Siamo sicuri che la scuola non c’entri? Non parlo dei programmi, a cui accennai inutilmente più volte nel mio sito, ma della normale attuale organizzazione.
      Mi piace restare in contatto con funzionari ed organismi scolastici e, anche supportato dal parere di dirigenti e docenti, riscontro un’anomalia non da poco: negli istituti di 2° grado noto decine di supplenti di potenziamento (termine attuale) in sala professori, che aspettano che qualcuno dia loro qualcosa da fare. So, per aver parlato con sindacalisti, che è necessario nominarli per permettere loro di avere una retribuzione, una specie di reddito di cittadinanza un po’ maggiorato. Ne convengo e sono d’accordo. Non concordo, invece, sul fatto che, su pressione sindacale, siano per lo più laureati in lettere (specie lettere moderne), visto il profluvio degli stessi. Ma ciò potrebbe essere sindacalmente accettabile. Ciò che non va è che, negli istituti in cui sono obbligatorie le materie di storia e filosofia, la storia sia assegnata a docenti di lettere e non di filosofia. Ella, Signor Ministro, sa meglio di me che l’insegnamento non è proprio uguale; gli storici fanno soprattutto erudizione, mentre i filosofi fanno cultura, anche nella storia; oltre all’esplicazione del fatto, acculturano nel pensiero che ha prodotto il fatto, elaborando ciò che pensò l’umanità, da Adamo ed Eva in poi.
      Eppure, la normativa attuale permette che la storia sia disgiunta dalla filosofia anche dove si insegna filosofia. Ma la storia, senza approfondimento dei concetti filosofici che l’hanno generata, produce erudizione, non cultura.
      Non sarebbe il caso, in modo larvato, di far presente ai dirigenti scolastici di accoppiare sempre la storia alla filosofia, ove questa esista? Purtroppo, da decenni, la Scuola (alte sfere) tende sempre di più a fare a meno di Aristotele e Leibniz (o Leibnitz alla francese). Allora, non lamentiamoci se i nostri giovani sono al vertice mondiale nel campo scientifico e tecnologico, ma non accompagnati da principi etici aristotelici.
      Le chiedo scusa dell’intrusione, che non richiede risposta.
      Con profondo ossequio. Giovanni Ferrero"""""

      La presente, a Novembre, sarà ripetuta nel mio sito col titolo CULTURA VO ANCORA CERCANDO…
      Nel chiederle scusa per la mia logorroica intrusione, le auguro un lavoro utile per la Scuola ed appagante per lei.
      Con ossequio.

      Giovanni Ferrero

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