Caro Beato Angelo Carletti, compatrono della Cittą di Cuneo,
Hai letto, su qualche giornale locale, la protesta contro l'idea di rilevare le impronte digitali agli extracomunitari che entrano in Italia? Hai sentito, in certe prediche, la sottintesa accusa di razzismo in chi sostiene una simile proposta?
Ti risulta, caro Beato, che qualcuno a Cuneo abbia accusato di razzismo quegli Stati che richiedono a noi italiani il deposito dell'impronta digitale?
Tu che giri il mondo, anzi, che guardi dall'Alto il mondo che gira sotto di Te, sai benissimo che, per molti Stati, č prassi normale, a difesa della sicurezza dei propri cittadini.
Che sia la difesa della sicurezza degli italiani che dą fastidio a qualcuno?
Anche se lo conosci bene, Ti porto l'esempio di un mio amico, che mi scrive:
"""""Ce l'ho con Famiglia Cristiana, che non ricordo quante volte l'ho distribuita sulla scalinata della Parrocchia dei S.mi Giovanni ed Agostino di La Spezia, la quale si lancia contro la registrazione dei residenti o transeunti stranieri in Italia, lanciando accuse di razzismo e nazismo al governo per l'intenzione di prendere le impronte digitali.
Nel mio girovagare, ho lasciato decine d'impronte digitali; cosģ i miei familiari. Non solo, ma sulla mia carta d'identitį per stranieri rilasciatami dal Governo Cileno c'é anche un codice a barre come se fossi un "salame" e con l'obbligo di rilasciare l'impronta ho espletato qualsiasi tramite burocratico in questi ultimi 15 anni. Tra l'altro, per avere il visto di lavoro, prima del mio arrivo in Cile nel '90 ho dovuto presentare al consolato in Italia : Titolo di Studio, Curriculum lavorativo, Certificato medico di buona salute, certificato di sanitį mentale, test I.H.V. (noi diciamo AIDS), ed al 1ŗ giorno del mio arrivo mi hanno rilasciato un RUT (codice fiscale) provvisorio poi riconfermato per 2 anni e poi trasformato in definitivo. Altrimenti, potevo entrare solo come turista, senza bisogno di visto. Sto parlando di me stesso, un italiano che va a lavorare in Cile."""""
E, aggiungo io, di un lavoratore italiano che, per lavoro come dirigente d'azienda, č stato, dal 1967 al 2008, in: Libia, Algeria, Marocco, Irak, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Senegal, Nigeria, Gabon, Singapore, Cile, Australia, Nuova Zelanda, Giappone, Taiwan, Hong-Kong, Filippine, Corea, Siria, Egitto, Tunisia, Europa Occidentale, U.S.A., Argentina, Bolivia, Perś, Uruguay e Brasile.
Ha i polpastrelli consumati dal rilascio dell'impronta digitale, ma nessun vescovo, nč parroco, nč settimanale cattolico locale si č mai scandalizzato. E nemmeno lui. Si č scandalizzato nel vedere le reazioni in Italia e sono convinto che - come me - sospetti che, sotto sotto, ci sia qualcosa di anticristiano.
O č semplicemente perché le dita di noi italiani sono diverse?
Caro Beato, hai un'altra teoria?
Con devozione, il Tuo fedelissimo
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