L'ASCESA DEGLI DEI (Giugno 2005)

Caro Beato Angelo Carletti, compatrono della città di Cuneo,

Tu, che voli in alto, saprai tutto anche sulla provincia di Cuneo e non solo sulla città.
        Una volta, avevamo un presidente qualunque, senza pretese di prestigio, alla mano, casalingo, direi. In qualunque momento fosse stato libero, gli si poteva parlare, il che, a me, per vari motivi, succedeva spesso. Lo vedevo un po' come un padre buono per tutti i Cuneesi, un piccolo dio (se mi permetti l'espressione) protettore.
        Ora, le cose sono migliorate e ciò mi riempie d'orgoglio. Il 2 Maggio scorso, avevo bisogno di presentare una piccola iniziativa del mio Comune di nascita al presidente, pardon, al Presidente. Siccome sono in pensione, precisai che qualunque giorno e qualunque ora mi sarebbero andati bene, anche senza preavviso: un colpo di telefono ed in 5 (cinque) minuti mi sarei presentato. Avevo anche precisato che m'impegnavo a non disturbarlo per più di 3 (tre) minuti, per non distrarlo dalle gravi ed innumerevoli incombenze del ruolo.
        Ma, caro Beato, non sapevo che, finalmente, il Presidente desse al suo ruolo l'importanza che questo deve avere, cominciando col rivestire un'udienza di tutta la burocrazia e tutto il paludamento che dignità comporta. Poiché mi si era detto che, con spirito veramente democratico, il Presidente riceveva tutti in determinati giorni ed in determinate ore, rimanemmo intesi, con l'interlocutore telefonico, che sarei stato chiamato, non essendomi di peso fare coda.
        Però, quante cose deve fare un presidente (ancora pardon: il Presidente) per bene, se non trova il tempo di ricevermi per 3 (ripeto: tre) minuti! Dopo una decina di giorni, sollecitai pr telefono e mi fu nuovamente assicurato che, eccetera, eccetera.
        Il 19 Maggio (diciassette giorni dopo), partii per l'Ungheria, da cui rientrai il 30 Maggio, con la speranza di trovare, o nella segreteria telefonica o nei messaggi via internet, un invito a presentarmi. Ma, nelle decine di messaggi, telefonici ed internettistici, non trovai traccia di una chiamata. Il che trovo strano, perché conosco il Presidente come persona corretta, disponibile, capace, eccetera.
        Me lo spiego solo colla sana e consapevole libidine di aumentare il prestigio della carica e, di riflesso, della mia Provincia; il che non può che farmi piacere, come lo farà certamente a Te. Se non conoscessi personalmente il Presidente, avrei pensato ad un principio di senilità precoce o a qualcosa di personale verso di me, ma, conoscendolo, esclusi subito entrambe le ipotesi.
        Ora (mentre scrivo, siamo al 2 Giugno), sono sempre in attesa ed ogni giorno che passa, come Cuneese, mi inorgoglisce, pensando a quanto importanti siano le cariche nella mia Provincia. Non ne convieni?
        Va da sè che io, essendo un povero peccatore per niente umile, per falso (secondo Te) spirito di dignità, non accetterei di essere ricevuto dopo un mese: non sono Enrico IV nè sono io, comunque, a dover andare a Canossa.

Con devozione, il Tuo fedelissimo

Giovannino del Maestro

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