Diceva mio nonno che il vino ha due anime: buona e cattiva. Perciò, per traslazione, diceva: Tizio ha il vino buono (anche se era un brigante), perché, se brillo, diventava loquace ed amico di tutti; oppure: Caio ha il vino cattivo (anche se era un sant'uomo), perché, se brillo, diventava irascibile, cattivo, pericoloso.
Ne ho trovato un esempio su un quotidiano di cent'anni fa.
“””””""""Nell'osteria Val Pellice, in frazione Appiotti, convennero alcuni operai, fra cui ..... Fedele d'anni 25, ...... Beniamino d'anni 17 e ...... Giovanni d'anni 30. Quando i componenti la comitiva entrarono nell'osteria erano già tutti alquanto brilli. Il ..... Fedele era rimasto gravemente offeso per certi motteggi con cui, lì, nell'osteria Val Pellice, lo andava punzecchiando il giovinetto diciassettenne Beniamino ......, il quale con aria, tono e parole di umiliante compatimento, rinfacciava al compagno la sua condizione di riformato, qualificandolo un buono a nulla.
Il Fedele - per quanto di robusta costituzione, effettivamente riformato per una fortissima miopia da cui è affetto - si decise ad uscire solo dall'osteria. Anziché andarsene a casa, attese al varco il suo motteggiatore per compiere su di esso la micidiale vendetta, che il Fedele nel suo animo agitato aveva ormai decisa.
Avvicinandosi l'ora della chiusura dell'esercizio, anche il Beniamino dovette uscire, non sospettando la terribile sorte che lo attendeva. Il Fedele spiava nell'ombra, armato di un robusto e lungo coltello a serramanico. Con balzo felino fu addosso al Beniamino e un attimo non era trascorso quando si udì un grido disperato d'aiuto seguito da rantoli di morte. Il Beniamino stramazzò al suolo colpito da una tremenda coltellata al basso ventre.
Il Giovanni, che nulla aveva fatto al Fedele, si precipitò sui due per separarli, ma male glie ne incolse, e il Fedele, accecato dall'ira, non sazio ancora di vendetta, si rivolse fulmineamente anche contro di lui, vibrandogli una coltellata nella carotide e altri colpi in varie parti del corpo. Accorsero l'oste ed altri clienti, ma ogni loro opera fu inutile, mentre l'omicida si era già allontanato."""
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La guerra (l'inutile strage, come disse Benedetto XV) continua e riportiamo alcuni bollettini. 23.2.1917 - """""Comando Supremo 22
Sull'altipiano di Asiago, la notte sul 21, nuclei nemici tentarono una nuova irruzione contro le nostre linee nella zona di Monte Zebio. Furono prontamente ributtati e dispersi. Nella giornata di ieri consuete azioni delle artiglierie. Fu respinto un piccolo attacco nemico nella zona ad est di Sober (Gorizia). (Cadorna)"""""
24/2/1917 - """""Comando Supremo 24
Consuete azioni delle artiglierie; la nostra disperse una colonna nemica nella Valle di Sexten (Drava). In piccoli scontri disperdemmo nuclei in ricognizione che lasciarono alcuni prigionieri nelle nostre mani.
Nella zona a sud-est di Gorizia, con ardito colpo di mano, un nostro riparto irruppe nelle linee nemiche ad oriente di Vertoiba, prendendovi prigionieri."""""
28/2/1917 - """""Comando Supremo 27
La lotta delle artiglierie fu ieri più intensa nella zona ad oriente di Gorizia: alcune granate caddero sulla città. Presso la confluenza della Vertoibizza, nel Frigido, furono respinti nuclei nemici che tentavano avvicinarsi alle nostre linee. Sulle pendici settentrionali del San Marco, un nostro reparto irruppe in una trincea nemica sconvolgendola e fugandone i difensori.
Velivoli nemici lanciarono bombe sul vallone (Carso): qualche ferito. (Cadorna)"""""
La guerra continua, sempre con tanti morti, e il nemico è sempre più minaccioso.
I bollettini del Comando Supremo tentano di rincuorare, così come fanno i giornali, ma si parla sempre soprattutto di respingimenti.
La Stampa del 24 Febbraio, per magnificare l'impresa dell'irruzione nelle linee nemiche, con cattura di prigionieri, ma rientro - non detto - al punto di partenza, mette un titolo enorme, che abbraccia tutte le sei colonne del quotidiano.
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