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ACCADEVA CENT'ANNI FA (Marzo 2019)

      Da LA STAMPA del 15 Marzo 1919

Come Cottin il feritore di Clemenceau fu condannato a morte

      "Terminate le formalità, comincia l’interrogatorio.
      - E’ vero che avevate deciso di uccidere Clemenceau fin dal maggio 1915?
      - Si
      - Perché?
      - Perché vietava le nostre riunioni. Le guardie municipali avevano caricato contro di noi. Ci facevano del male. Lo so perché vi ero anch’io…
      - Ricordate cosa vi era in quel momento?
      - Sì; vi era del malcontento generale.
      L’imputato legge una lunga sua dichiarazione con tono aspro: fa il processo della società borghese, attacca Clemenceau, rappresentante del principio di autorità, accusa il Governo francese di non aver fatto nulla per arrestare la guerra e gli uomini di Governo francesi di aver una parte di responsabilità per l’uccisione di 12 milioni di uomini”.

      Alla fine, viene condannato a morte, anche se non morì nessuno, ma tre (Clemenceau e due poliziotti) erano rimasti feriti.
      Era un anarchico, come ce ne sono sempre stati (e ce ne sono), nemici di ogni autorità, pronti, nei momenti di difficoltà, a cavalcare la tigre, per diventare essi stessi autorità, possibilmente assoluta. Nella Francia vincitrice non riuscì, ma nella Germania sconfitta diede luogo a vari movimenti anarchici (anche se invocanti l’ordine) fra cui quello che portò al potere Hitler.
      Clemenceau, nato nel 1841 e morto nel 1929, rimase famoso soprattutto per una frase. Durante le trattative per concludere la pace, nel 1919, essendo affetto da prostatite, ascoltando il discorso del nostro primo ministro Vittorio Emanuele Orlando continuamente in lacrime per le umiliazioni che pensava che l'Italia subisse, disse al vicino: «Ah, se io potessi pisciare come quello sa piangere!».

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Da LA STAMPA del 17 Marzo 1919

La guerra ci è costata 67 miliardi

      "Le ultime informazioni precise intorno alle nostre spese di guerra sono costituite dall’ammontare delle cifre dei maggiori pagamenti per i Ministeri della guerra e per il Ministero della marina dal 1° agosto 1914 a tutto dicembre 1918.”

      La cifra venne ricavata dal confronto fra le spese dei 53 mesi di guerra e le spese per i 53 mesi precedenti. A quel tempo, un marengo d’oro valeva 20 lire; 67 miliardi equivalgono a 3350000000 marenghi; oggi sarebbero 670.000.000.000 euro (670 miliardi di euro, se non erro). Più 600.000 morti ed un milione di mutilati.

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Da LA STAMPA del 18 Marzo 1919

Imminente congedo delle classi ‘87 e ‘88 – Anche gli ufficiali dall’’86 all’’88

      "A quanto si assicura, è imminente il congedamento degli ufficiali delle classi 86, 87 e 88, esclusi gli automobilisti. A questo congedamento farà seguito quello dei militari di truppa delle classi 87 e 88.”

      Dopo anni di guerra al fronte, la situazione interna non è ancora sicura e quei poveri soldati sono costretti ancora a prestare sevizio militare.

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Da LA STAMPA del 18 Marzo 1919

Ispettore delle Ferrovie morto nell’ufficio del Questore

      "Nel pomeriggio di ieri si presentava all’ufficio del Questore, commendatore Mori, l’ing. Comm. Icilio Ferrero, Ispettore delle Ferrovie, accompagnato da una sua figliuola. L’ingegnere sollecitava una udienza per pregare il questore acciocché non venisse data ai giornali la notizia che una sua figlia minore ieri mattina era accidentalmente caduta nel Po in regione Pilonetto e subito tratta in salvo da alcuni presenti.
       - «Non vorrei – aggiungeva l’ing. Ferrero – che si svisasse la cosa e si potesse credere ad un tentativo di suicidio».
      Il questore rassicurò l’ingegnere, che sembrava molto preoccupato, e lo fece accomodare su una poltrona; la signorina si sedette su una sedia dirimpetto, e mandò a chiamare il commissario avv. Tarantola. Al suo arrivo, videro che l’ing. Ferrero, molto acceso in volto, si agitava sulla poltrona e ad un tratto gli cadde il cappello che teneva tra le mani. Sembrò che l’ingegnere si chinasse sulla spalletta del seggiolone col braccio teso come per raccattarlo, ma da questa posizione egli più non si mosse.”

      La figlia stava benissimo (probabilmente, era una vera caduta), ma quanto amore paterno nel difendere l’onore della figlia e di tutta la famiglia! Disonore? Sì, perché a quel tempo tale era considerato il suicidio.

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Da LA STAMPA del 20 Marzo 1919

La grande crisi inglese

      "Tutti i commenti dei giornali rivelano oggi la profonda ansietà della pubblica opinione britannica per lo svolgimento che può avere, nei prossimi giorni, la grande crisi industriale, dalla quale l’Inghilterra è afflitta.”

      A dimostrazione che la guerra è dannosa per tutti, anche l’Inghilterra vincitrice si trovò alle prese con un’impressionante crisi industriale.

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      Sempre da LA STAMPA del 20 Marzo 1919

Il generalissimo Diaz ed il problema degli armamenti in Europa

      Interrogato da un giornalista, a Parigi, sui problemi politici del momento (trattato di pace in discussione), “Diaz lo interruppe cortesemente: «Non sono un uomo politico, ma un soldato; quindi non mi spetta di apprezzare questioni politiche. (omissis)
      Quello che resta tuttavia da risolvere, ed è per questo che sono venuto a Parigi, è il problema degli armamenti in Europa, poiché non dobbiamo mai dimenticare che se abbiamo vinto la guerra, un punto nero resta tuttavia sull’orizzonte. E’ il pericolo permanente che rappresenta la Germania se non ci mostreremo oltremodo energici. Si notano già sintomi inquietanti! Per esempio, nelle scuole si fa ripetere ai ragazzi:
- «Chi ha conquistata l’Alsazia?
- La Germania!»,
- « Chi ci ha presa l’Alsazia?
- I francesi!»,
- «Chi riprenderà loro l’Alsazia?
- Noi!».
      Ogni bimbo cresce così persuaso che più tardi dovrà farci la guerra».

      Diaz era solo un soldato, ma fu buon profeta, purtroppo.

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      Da LA STAMPA del 23 Marzo 1919

      “Una doverosa riparazione morale

      "La Commissione speciale creata per esaminare e far giustizia nei cento e cento casi di «inettitudine» troppo frettolosamente e spensieratamente dichiarati dall’ex generalissimo Cadorna a danno di ufficiali, generali e superiori, continua la sua opera di palombaro e, come dicono ironicamente gli stessi danneggiati, ripesca i silurati. Costoro vengono per la maggior parte completamente riabilitati; non erano né sciocchi, né inetti, né timidi; avevano fatto il loro dovere e s’erano portati bene. (omissis)
      Cadorna imperante, due righe di Bollettino militare davano il più lesto benservito a uomini zelanti e probi, abbandonandoli alla commiserazione dei colleghi ed alla disistima del pubblico; oggi la giustizia è restaurata, onesto compenso morale a chi soffrì in silenzio ed espiò una condanna ingiusta e crudele.”

      Per Cadorna, la colpa era sempre degli altri, dei dipendenti, mai del capo.
      Penso a certi uomini politici che, causando guai, si difendono dicendo sempre che la colpa è di chi li ha preceduti, non solo, ma è anche dei tecnici che fanno le somme giuste, invece di “aggiustarle”.
      Mi permetto un ricordo personale di quando ero in servizio, negli anni '90.
      Successe un guaio amministrativo in una Sezione ed il Capo Sezione, dottor Pietro Mondino, si dichiarò onestamente responsabile del guaio prendendosene tutte le colpe.
      Solo tempo dopo scoprii che, in quel periodo, egli era in ferie e nulla sapeva del caso. Ma, per il dottor Mondino, la difesa dei dipendenti era un assioma assoluto: la colpa è sempre dei capi, anche se non ci sono e non ne sanno niente.

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