bella 156

ACCADEVA 100 ANNI FA... (Maggio 2020)

      Da LA STAMPA del 3 Maggio 1920

"""""Torbido primo maggio a Torino
Mattinata tragica, pomeriggio movimentato e notte burrascosa – Due dimostranti ed un agente morti – Trentatrè dimostranti e sei agenti tra feriti e contusi – Il sangionoso episodio di piazza Statuto alla fine del movimentato corteo – Bombe contro la guardia regia – Uno studente ferito mentre si trovava alla finestra – L’uccisione di un agente in piazza Vittorio Veneto

      Piazza Statuto è in gran parte sgombra quando giungono i primi gruppi del corteo. Il commissario Donvito, che ha a sua disposizione carabinieri, guardie regie e camions, non ha, come nello scorso anno, isolata la piazza ed imposta la chiusura dei negozi. In seguito alle assicurazioni dei dirigenti della Camera del lavoro, si è limitato il numero degli agenti allo stretto indispensabile. Il movimento pericoloso comincia ad accennarsi quando giunge il gruppo degli anarchici, che lancia invettive atroci contro le guardie, che rimangono impassibili.
      Improvvisamente si sente uno scoppio forte, seguito da altri scoppi minori. Poi si odono ripetute scariche di moschetteria, seguite da un generale fuggi fuggi. Movente dell’episodio sanguinoso è che il gruppo degli anarchici si sia scagliato contro la guardia regia per liberare qualche arrestato e che questa, per non essere sopraffatta, abbia sparato. Anche l’on. Buozzi intervenne reclamando la liberazione di due arrestati; il Vicequestore, cercando di calmare gli animi, rispose: “Verranno rilasciati, ma a comizio finito”. Una bomba in questo momento venne lanciata contro gli agenti..."""""
      Tralascio il resto del lungo articolo.

      Commento: non ce n’è bisogno. Certo che fidarsi della parola dei dirigenti della Camera del lavoro…

°°°°°O°°°°°

      Da LA STAMPA del 4 Maggio 1920

“””””L’obbligo della prenotazione per l’acquisto di pane, pasta, zucchero, ecc.

      Il regio Commissario notifica:
      a) Per l’acquisto del pane, della pasta, del riso, della farina di granoturco e dello zucchero, il titolare della tessera rilasciata dal Comune di Torino per il razionamento deve prenotarsi: a) per il pane nelle panetterie con forno e nelle rivendita di pane fornite del relativo permesso di Polizia municipale alla data del 1° Aprile 1920 (esclusi perciò i negozi di commestibili in genere); b) per la pasta, il riso e la farina di granoturco presso i fabbricanti di paste, rivenditori al minuto e presso i negozi di commestibili; c) per lo zucchero nelle drogherie.”””””

      Commento – E dire che la guerra è finita da 18 mesi! Non solo: e l’abbiamo anche vinta…

°°°°°O°°°°°

      Da LA STAMPA del 5 Maggio 1920

“””””La situazione a Viareggio risolta dopo un ultimatum del Governo

      Il comandante Marincola, comandante delle truppe inviate per ristabilire l’ordine a Viareggio, aveva notificato ai capi della rivolta la necessità che la città rientrasse nelle sue condizioni normali. Ed aveva intimato perentoriamente la distruzione delle barricate per le ore 21 di stasera; ove, a quest’ora, le barricate ingombrassero ancora le vie, i mezzi militari sarebbero entrati in azione. (omissis)
      Il generale Marincola non aveva, colla sua intimazione, fatto altro che comunicare ai rivoltosi di Viareggio l’ultimatum deciso dal Governo ed imposto per le ore 18 di oggi. Fortunatamente, le trattative fra le autorità civili e militari e i dirigenti della Camera del lavoro di Viareggio hanno, nella serata, raggiunto l’accordo desiderato. Cosicché questa sera è stata decisa la cessazione dello sciopero generale.”””””

      Commento: Oggi, il governo che trattasse con la mafia finirebbe sotto processo: niente do ut des. Allora, il governo che trattava coi rivoltosi armati cedeva qualcosa: tu dai qualcosa a me e io do qualcosa a te. Montesquieu sbagliava? I poteri dello stato sono tre o quattro?

°°°°°O°°°°°

      Da LA STAMPA del 16 Maggio 1920

“””””Tu, felix Austria…

      L’Austria è allo stremo: ex militari che vestono l’antica uniforme ridotta in brandelli, dei ragazzi scalzi, qualche operaio, due o tre stendardi rossi con scritte inneggianti alla repubblica dei Soviety. A tratti un rauco evviva che ricade senz’eco, tra l’apparente indifferenza della folla indimenticata. L’esiguo corteo di dimostranti sfocia verso il Krieg-Ministerium (Ministero della Guerra), dalla cui soglia alcuni soldati senz’armi, uscieri in grigioverde, sogguardano sbadigliando di noia e di fame; si perde laggiù, sotto lo sguardo severo del maresciallo Radetzky, impietrito sul suo alto piedistallo. Mille persone? Duemila forse, non di più.
      Un piccolo episodio di ieri. Preoccupato della crisi della carta, il Governo emana un decreto che riduce il numero delle pagine dei giornali. Quelli di Vienna obbediscono; quelli di Graz se ne infischiano e continuano ad uscire come fa loro comodo. Il Noies Wiener Journal protesta violento, ma finisce per concludere: «Del resto, a che giova reclamare, se sappiamo tutti che l’autorità non ha la forza necessaria per far eseguire i suoi ordini?».
      Così, il popolo austriaco va alla deriva.”””””

      Commento - Non è il mondo dei vinti; è il mondo di chi ha fatto e perso una guerra, uguale al mondo dell’Italia che ha fatto e vinto una guerra…

°°°°°O°°°°°

      Da LA STAMPA del 16 Maggio 1920

La fucilazione di quattro condannati dei denunziatori di Laon

      Alle quattro e mezzo le truppe erano già sul posto (Bosco di Vincennes di Parigi), mentre le autorità ed i funzionari cominciavano a giungere. Per la prima volta, un rappresentante di ogni giornale era stato ammesso ad assistere alla triste cerimonia.
      Toqué e Lemoine dormivano tranquillamente quando i funzionari entrarono nella loro cella. Toqué sedette sul letto e disse semplicemente: «Capisco!». Lemoine rimase quasi indifferente; si vestì tranquillamente. L'Herbert, quando fu svegliato, parve non rendersi conto di quello che succedeva; poi cominciò a pronunziare parole sconnesse.
      (Nelle celle femminili) Alice Aubert dormiva con Marcella Faber, sua coaccusata condannata essa pure a morte, con pena commutata in carcere a vita. La Faber, quando vide entrare i magistrati, credette per essa essere venuta l'ultima ora e, gettando un grido, svenne. Invece, Alice Aubert dimostrò un coraggio non comune. Si gettò nelle braccia delle due suore entrate nella cella e mormorò che era addolorata soprattutto per gli altri. «Per me, purché vada in Cielo, è quello che desidero!» esclamò. Chiese di udire la Messa, si comunicò, poi salì in automobile. A Vincennes, la donna baciò e abbracciò le suore. I condannati vennero condotti al palo per ognuno destinato, ai quali vennero legati. Mentre il cancelliere leggeva ad alta voce la sentenza, Toqué si agitò disperatamente, poi con voce sorda esclamò: «Muoio innocente! Giuro di non aver fatto niente Non ho fatto niente contro il mio Paese che amo! Viva la Francia!». A sua volta, Lemoine esclamò: «Sono innocente! Viva la Francia!». Alice Aubert, invece, rimase muta, cogli occhi rivolti al cielo, pregando. Haubert, invece, era livido e mezzo morto.
      Un breve crepitio; i 18 proiettili erano partiti simultaneamente. I tre uomini erano caduti ai piedi del palo. La donna era rimasta sospesa: era morta fulminata. Il suo corpo era scosso da sussulti nervosi. Le due suore accorsero vicino al cadavere, si inginocchiarono e cominciarono a pregare. Lemoine aveva ricevuto una scarica alla testa e la scatola cranica era saltata. Ma un gemito sordo si udì; era Toqué che rantolava e che tentava di sollevarsi. Un sottufficiale accorse e gli diede il colpo di grazia. Poi, siccome il medico esaminando il corpo, dubitava che il disgraziato fosse realmente morto, richiamò il sottufficiale e gli fece sparare un altro colpo nell'orecchio.

      Commento - Furono condannati a morte per complicità col nemico durante la guerra. Erano accusati di aver collaborato alla stesura di alcuni articoli sul giornale La Gazette des Ardennes, edita dall'occupante tedesco e, ovviamente, tendente a demoralizzare gli abitanti delle regioni invase sparlando del governo francese ed esaltando quello tedesco.
      Mah, era il caso? A Torino, i giornalisti che collaborarono con
Il Piemonte Repubblicano, giornale della Repubblica di Salò, - fatti salvi forse alcuni macellati clandestinamente nei giorni immediatamente successivi al 25 Aprile 1945 - furono epurati, cioè, licenziati, ma non fucilati con regolare processo. Fu un errore?

°°°°°O°°°°°

      Da LA STAMPA del 22 Maggio 1920

Come è avvenuta la presa di possesso da parte del popolo dei municipi della Carnia

      Essendo state interrotte le comunicazioni col Canale del Ferro e con la Carnia, non si hanno che poche notizie del movimento soviettista colà manifestatosi.
      L’altro ieri, ad un ordine, in tutti i Comuni della Carnia e del Canale del Ferro si raccolsero gli operai insieme a molte donne nelle rispettive sezioni di Leghe e Camere del lavoro; e quindi in corteo mossero, preceduti da bandiere rosse, alla conquista delle sedi comunali.
      Tutto ciò avveniva contemporaneamente in una cinquantina di comuni. Evidentemente tutto era stato organizzato da parecchio tempo e non si attendeva che una circostanza qualunque per compiere la rivolta pacifica. Pacifica, perché si svolse quasi senza incidenti, anche se si è avuto qualche atto di saccheggio. Innanzi alle dimostrazioni di forza, gli impiegati comunali dovettero consegnare le chiavi degli uffici, le cui porte in qualche comune vennero suggellate, mentre in altri subito si insediarono i commissari del popolo già designati. Si formò anche la guardia rossa.
      Gli anarchici si astennero dal movimento, ritenendo che bisognava appunto profittare di questa serrata per ottenere la realizzazione della rivoluzione più profonda.”””””

      Commento – Non avevo mai sentito il termine “soviettista”, per indicare una politica di stile leninista. Eppoi, potevano mancare le bandiere rosse? Potava mancare l’organizzazione delle Camere del lavoro? Poteva mancare qualche saccheggio? Poteva mancare un commissario del popolo con pieni poteri? Ma il governo dov’era?

°°°°°O°°°°°

      Da LA STAMPA del 23 Maggio 1920

“””””Le 170 mila lire sottratte al Genio Militare di Trento sono state consegnate a D’Annunzio?

      Nonostante le minuziose indagini delle autorità, non è ancora stabilito quale direzione abbiano preso le centosettantamila lire sottratte alla cassa del Genio militare di Trento. Gli arrestati si dichiarano innocenti. Gravi dubbi però gravano sul tenente detentore delle chiavi della cassaforte. Risulterebbe che i denari sottratti si trovano a Fiume, a disposizione di D’Annunzio. Secondo afferma il giornale Nuovo Trentino, due mesi fa un ufficiale del Comando fiumano, venuto a Trento, riusciva, con la complicità dei colleghi, a trasportare a Fiume centonovantamila lire appartenenti al Genio militare. Detto ufficiale, ritornato a Fiume, consegnò la somma al D’Annunzio, che mandò una ricevuta al Genio militare di Trento. Le autorità mantennero il silenzio. Se la narrazione è esatta, vedremo se il D’Annunzio invierà una nuova ricevuta.”””””

      Commento – Anche D’Annunzio faceva ciò che gli pareva, comandando a Fiume un grosso numero di militari armati. E il Governo che cosa faceva? La risposta è tutta nella frase del cronista: le autorità mantennero il silenzio.

Indietro
Lettera successiva
Torna all'indice
Torna a BELLA ITALIA