La fucilazione di quattro condannati dei denunziatori di Laon
Alle quattro e mezzo le truppe erano già sul posto (Bosco di Vincennes di Parigi), mentre le autorità ed i funzionari cominciavano a giungere. Per la prima volta, un rappresentante di ogni giornale era stato ammesso ad assistere alla triste cerimonia.
Toqué e Lemoine dormivano tranquillamente quando i funzionari entrarono nella loro cella. Toqué sedette sul letto e disse semplicemente: «Capisco!». Lemoine rimase quasi indifferente; si vestì tranquillamente. L'Herbert, quando fu svegliato, parve non rendersi conto di quello che succedeva; poi cominciò a pronunziare parole sconnesse.
(Nelle celle femminili) Alice Aubert dormiva con Marcella Faber, sua coaccusata condannata essa pure a morte, con pena commutata in carcere a vita. La Faber, quando vide entrare i magistrati, credette per essa essere venuta l'ultima ora e, gettando un grido, svenne. Invece, Alice Aubert dimostrò un coraggio non comune. Si gettò nelle braccia delle due suore entrate nella cella e mormorò che era addolorata soprattutto per gli altri. «Per me, purché vada in Cielo, è quello che desidero!» esclamò. Chiese di udire la Messa, si comunicò, poi salì in automobile. A Vincennes, la donna baciò e abbracciò le suore. I condannati vennero condotti al palo per ognuno destinato, ai quali vennero legati. Mentre il cancelliere leggeva ad alta voce la sentenza, Toqué si agitò disperatamente, poi con voce sorda esclamò: «Muoio innocente! Giuro di non aver fatto niente Non ho fatto niente contro il mio Paese che amo! Viva la Francia!». A sua volta, Lemoine esclamò: «Sono innocente! Viva la Francia!». Alice Aubert, invece, rimase muta, cogli occhi rivolti al cielo, pregando. Haubert, invece, era livido e mezzo morto.
Un breve crepitio; i 18 proiettili erano partiti simultaneamente. I tre uomini erano caduti ai piedi del palo. La donna era rimasta sospesa: era morta fulminata. Il suo corpo era scosso da sussulti nervosi. Le due suore accorsero vicino al cadavere, si inginocchiarono e cominciarono a pregare. Lemoine aveva ricevuto una scarica alla testa e la scatola cranica era saltata. Ma un gemito sordo si udì; era Toqué che rantolava e che tentava di sollevarsi. Un sottufficiale accorse e gli diede il colpo di grazia. Poi, siccome il medico esaminando il corpo, dubitava che il disgraziato fosse realmente morto, richiamò il sottufficiale e gli fece sparare un altro colpo nell'orecchio.
Commento - Furono condannati a morte per complicità col nemico durante la guerra. Erano accusati di aver collaborato alla stesura di alcuni articoli sul giornale La Gazette des Ardennes, edita dall'occupante tedesco e, ovviamente, tendente a demoralizzare gli abitanti delle regioni invase sparlando del governo francese ed esaltando quello tedesco.
Mah, era il caso? A Torino, i giornalisti che collaborarono con Il Piemonte Repubblicano, giornale della Repubblica di Salò, - fatti salvi forse alcuni macellati clandestinamente nei giorni immediatamente successivi al 25 Aprile 1945 - furono epurati, cioè, licenziati, ma non fucilati con regolare processo. Fu un errore?
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Da LA STAMPA del 22 Maggio 1920
Come è avvenuta la presa di possesso da parte del popolo dei municipi della Carnia
Essendo state interrotte le comunicazioni col Canale del Ferro e con la Carnia, non si hanno che poche notizie del movimento soviettista colà manifestatosi.
L’altro ieri, ad un ordine, in tutti i Comuni della Carnia e del Canale del Ferro si raccolsero gli operai insieme a molte donne nelle rispettive sezioni di Leghe e Camere del lavoro; e quindi in corteo mossero, preceduti da bandiere rosse, alla conquista delle sedi comunali.
Tutto ciò avveniva contemporaneamente in una cinquantina di comuni. Evidentemente tutto era stato organizzato da parecchio tempo e non si attendeva che una circostanza qualunque per compiere la rivolta pacifica. Pacifica, perché si svolse quasi senza incidenti, anche se si è avuto qualche atto di saccheggio. Innanzi alle dimostrazioni di forza, gli impiegati comunali dovettero consegnare le chiavi degli uffici, le cui porte in qualche comune vennero suggellate, mentre in altri subito si insediarono i commissari del popolo già designati. Si formò anche la guardia rossa.
Gli anarchici si astennero dal movimento, ritenendo che bisognava appunto profittare di questa serrata per ottenere la realizzazione della rivoluzione più profonda.”””””
Commento – Non avevo mai sentito il termine “soviettista”, per indicare una politica di stile leninista. Eppoi, potevano mancare le bandiere rosse? Potava mancare l’organizzazione delle Camere del lavoro? Poteva mancare qualche saccheggio? Poteva mancare un commissario del popolo con pieni poteri? Ma il governo dov’era?
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Da LA STAMPA del 23 Maggio 1920
“””””Le 170 mila lire sottratte al Genio Militare di Trento sono state consegnate a D’Annunzio?
Nonostante le minuziose indagini delle autorità, non è ancora stabilito quale direzione abbiano preso le centosettantamila lire sottratte alla cassa del Genio militare di Trento. Gli arrestati si dichiarano innocenti. Gravi dubbi però gravano sul tenente detentore delle chiavi della cassaforte. Risulterebbe che i denari sottratti si trovano a Fiume, a disposizione di D’Annunzio. Secondo afferma il giornale Nuovo Trentino, due mesi fa un ufficiale del Comando fiumano, venuto a Trento, riusciva, con la complicità dei colleghi, a trasportare a Fiume centonovantamila lire appartenenti al Genio militare. Detto ufficiale, ritornato a Fiume, consegnò la somma al D’Annunzio, che mandò una ricevuta al Genio militare di Trento. Le autorità mantennero il silenzio. Se la narrazione è esatta, vedremo se il D’Annunzio invierà una nuova ricevuta.”””””
Commento – Anche D’Annunzio faceva ciò che gli pareva, comandando a Fiume un grosso numero di militari armati. E il Governo che cosa faceva? La risposta è tutta nella frase del cronista: le autorità mantennero il silenzio.
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