bella 160

ACCADEVA 100 ANNI FA... (Novembre 2020)

      Da L’ALFIERE di Chieri del 6 Novembre 1920

"""I milioni di un deputato bolscevico

      L’on. Francesco Rossi di Genova, sentendosi diffamato da un articolo della Voce proletaria le intentò un processo.
      Dallo svolgimento di esso venne in luce che il defunto on. Raimondi (suo collega) presentò il Rossi nel 1919 all’onorevole De Nava, ministro dei trasporti, perché il Rossi voleva ottenere di comprare in Isvezia due piroscafi del valore di 16 milioni. Il ministro osservò che la difficoltà maggiore era rappresentata dall’esportazione della valuta; cui il Rossi replicò:«I 19 milioni sono in Inghlterra». Il ministro si rallegrò con l’ospite che maneggiava somme così cospique (sic) e, quando l’on. Raimondo esclamò sorridendo:«Bada che è bolscevico», il ministro scoppiò a ridere.

      Quanti ciurmatori in giacchette!! e il popolo beve grosso""”.

      Nota - E' una piccola notizia, che mi richiama quanto leggo da tempo sui giornali: capi politici che dicono di battersi per la gente, che si impegnano perché i ricchi non esportino denaro, che vogliono andare soli al comando, e poi magari rubano 49 milioni allo Stato, non usano mascherine e se ne fregano se gli altri rimangono appestati, se hanno gioielli in Tanzania, se hanno ville in varie parti del mondo, eccetera.
      Non dobbiamo stupirci; accadeva già cent'anni fa. Ma, nella gente - parola cara agli aspiranti al trono - nasceva la volontà espressa dalla notizia seguente.

 

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      da L'ALFIERE DI CHIERI del 6 Novembre 1920

"""VERRA' QUEL GIORNO...!

      Tra la canaglia più turbolenta e anelante a rapine e stragi, si aspetta con ansietà da un giorno all'altro lo scoppio della rivoluzione ed è ormai divenuto usuale il promettersi lo spuntare di quel giorno fatale; ad ogni tratto si va dicendo con minacciosa burbanza: Verrà quel giorno! (omissis)
      I cialtroni saliranno al potere e spadroneggeranno tirannicamente come altrettanti Lenin; sarà quel giorno, come dicono essi, il giorno della giustizia e dell'eguaglianza a modo loro.
      Verrà quel giorno!"""(omissis)

      Nota - E, dopo poco più di un anno, quel giorno venne, con l'uomo solo con pieni poteri, rappresentante e difensore del popolo (della gente, si direbbe oggi). Viaggiava a torso nudo ed abbracciava operai e contadini. Si chiamava Benito. Come andò a finire?

 

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      Da IL CORRIERE DI DRONERO del 13 Novembre 1920 - Settimanale democratico diretto da G. Lantermino

"""Vani tentativi

      Le elezioni del 10 Novembre nella nostra città collocarono a riposo diversi vecchi consiglieri e diedero lo sgambetto a… parecchi pretendenti. I loro risultati ebbero poi ancora influenza sulla l’esclusione dal sindacato del cav. Galetti il quale s’era messo in testa d’aver sposato il cadreghino sindcale.
      Tutte queste cose… parvero tanto anormali da suggerire pria ai sigg. Cav. Galletti, Avv. Faccio, Taricco e Galliano Giovanni, poi a tutti quanti i candidati indipendenti trombati, di presentare due ricorsi contro la convalidazione delle schede della lista democratica!
      Poveri, meschini atti di gente che vuol salire al potere ad ogni costo pel solo spirito di sfrenata ambizione! A cosa valgono questi tentativi se non a dimostrare maggiormente la scarsa mentalità e l’infinita piccineria di certi individui."""

      Nota – “Mondo piccolo” avrebbe detto Guareschi o di capponi che si beccano avrebbe parlato iil Manzoni. Era un momento di disordine nazionale (e non solo); si aspettava la rivoluzione bolscevica (pardon: proletaria) da un momento all’altro e in un piccolo centro ci si becca perché le elezioni locali sono andate storte per qualcuno. Non so chi erano gli indipendenti di cui si parla né chi era il democratico direttore del giornale, ma una cosa si può dire: che avevano una visione ristretta della pericolosa situazione nazionale.

 

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Da LA STAMPA del 23 Novembre 1920

"""Il sanguinoso insediamento socialista al Palazzo del Comune – I conflitti sulla piazza – La minoranza costituzionale aggredita a rivoltellate nell’aula del Consiglio – Otto morti, tra cui un consigliere, e sessantaquattro feriti - Armi e bombe sequestrate al Municipio.

      L’Avv. Giulio Giordani, consigliere della minoranza costituzionale, ex capitano, decorato e mutilato di guerra, è stato assassinato ieri mattina nell’aula consigliare, mentre sulla piazza del palazzo municipale si susseguivano intense scariche di armi da fuoco. (omissis)
      Verso le 11 una grande bandiera rossa venne issata da un gruppo di socialisti sulla sommità della Torre degli Asinelli. La notizia fu immediatamente recata alla sede dei fasci, dalla quale partì una squadra di fascisti che si recò in piazza per togliere la bandiera rossa. Infatti, sfondata la porta situata in basso della torre, poterono giungere sulla sommità e quindi sostituire la bandiera rossa con una grande bandiera tricolore.
      (Riassunto: alcuni fascisti, dall’esterno, cominciarono a sparare verso le finestre del Municipio, dove stava affacciandosi il sindaco. Non fu ferito nessuno, ma si eccitò una rappresaglia contraria).
      Una o più persone (della maggioranza socialista) nell’aula cominciarono a sparare contro i consiglieri della minoranza (di vari partiti) colpi di rivoltella. Coloro che non poterono fuggire si ripararono a stento dietro gli scanni. I consiglieri costituzionali aggrediti non si difesero, limitandosi ad urlare ai loro assalitori: «Assassini! Ci assassinate inermi! Siete dei vigliacchi!». L’Avv. Aldo Oviglio, stimato professionista della nostra città (Bologna), ad un certo punto estrasse dalla tasca posteriore dei pantaloni una piccola rivoltella nera e la gettò sul proprio banco, mentre in piedi, con le braccia conserte, fissando coloro che gli sparavano contro, gridava:«Uccidetemi pure, io non ammazzo nessuno» e gettò la rivoltella."""

      Nota – Alla fine si contarono ben otto morti, ma il giornalista è un po’ tendenzioso, perché non dice che i fascisti che misero la bandiera tricolore devono aver sparato a loro volta contro i socialisti. Infatti degli otto morti, almeno la metà avevano la tessera della Camera del lavoro o qualcosa di simile.
      I giovani d’oggi, che non leggono la storia o, leggendola, non la capiscono, non si rendono conto di che cosa voglia dire esasperare politicamente gli animi, sino ad arrivare ad ammazzare la gente – da una parte o dall’altra - gridando “Lo faccio per il popolo!”
      Teniamoci buona la democrazia che abbiamo e cerchiamo di migliorarla.

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