bella 165

ACCADEVA 100 ANNI FA (Maggio 2021)

      Lascio da parte le citazioni del filosofo Erasmo e segnalo ciò che mi colpì leggendo vecchi fatti di cent’anni fa.

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      Da La Stampa del 1° Maggio 1921 (Lungo articolo sintetizzato)

“””La giovinetta decapitata - Orribile scempio compiuto dall’assassino

      N. Giuseppina, ragazzina di 11 anni, orfana di padre e madre, graziosa, carina, bionda,viveva con fratelli e sorelle maggiori, a Berzano San Pietro (AT). Quel mattino, era partita dalla cascina, come al solito, per andare a scuola, che dista circa un'ora di cammino e vi si accede per una strada di campagna attraverso un terreno tutto accidentato ed in mezzo a boschi di castani e di abeti.
      Essa doveva ritornare, come di solito, nel mezzogiorno pel pranzo, ma inutilmente fu attesa per vario tempo dalla sorella e dai fratelli che dall'aia scrutavano la strada e la chiamavano ad alla voce. L'attesa divenne ansia penosa ed un fratello si recò in paese dalla maestra a chiederne notizia, ma la maestra non l'aveva vista nella mattinata.
      E' da immaginare la costernazione di tutti : in breve subito si iniziarono ricerche, ma tutte infruttuose. Calò il sole e i bravi borghigiani, muniti di torce, perlustrarono tutta la notte lungo i sentieri, nei fossati, attraverso i boschi, da ogni angolo, ma inutilmente. Solo al mattino seguente, verso lo 7, ove più folto era il bosco, a metà della strada – 150 metri nel bosco a fianco - che dai cascinali conduce al paese, la orribile scoperta veniva fatta da un fratello :stesso della disgraziata Giuseppina. Questa giaceva morta, tra due ceppi di castano, ed appariva denudata, colle vesti tirate su oltre lo spalle a coprire la testa. Il giovane esterrefatto chiamò una sorella, la quale, appressatasi, tentò ricomporre le vesti alla piccina, per mettere allo scoperto il volto, ma ebbe un urlo di indicibile strazio! Il corpicino era mancante del capo, che appariva essere stato reciso nettamente con taglio di rasoio o di coltellaccio. Alle grida disperate dei congiunti accorsero anche le altro persone, che erano in perlustrazione pel bosco, e lo straziato tronco venne pietosamente ricoperto con un grembiule della stessa sorella e di alcuni ramoscelli raccolti. Subito furono avvertite le Autorità, che accorsero prontamente. Il bruto deve avere attirata la sua vittima nel bosco, ma avendo la piccina gridato, le conficcò in bocca il suo grembiulino, poi, con un'arma taglientissima e raccapricciante perizia, le recise il capo dal busto, tenendo il corpicino riverso lungo il declivio del bosco per non sporcarsi di sangue. Dissanguatala, depose il capo a fianco del corpo, come dimostra la pozza di sangue accanto al cadavere. Poi, spostò il corpo all’asciutto e ne fece lo scempio immaginabile. La cartella della scuola era più in alto, vicino agli zoccolettl ed al berretto della vittima. Mancava però il capo; neppure si trovarono il grembiulino e le mutandine della povera vittima, che le furono.levate dopo morta, tanto che non vi era nemmeno un bottone strappato.
      Ma non si trovava la testa e furono organizzate nuove perlustrazioni con alcune decine di persone. Nel pomeriggio, si trovò un involto ad un centinaio di metri dal luogo del delitto. Si presume che l’assassino abbia temuto di venire scoperto, abbandonandolo finché era nel bosco. Nella bocca fu trovato conficcato profondamente il grembiulino, mentre la testa era involta nelle mutandine della piccina.
      La popolazione mormorò subito che l’assassino poteva essere un degenerato locale, figlio di padre suicida e di madre maniaca, già ricoverato in manicomio. Era stato visto più volte nudo nel bosco, intento a chiamare con fischi le contadine dai vicini campi. Aveva già perseguitato una sorella della povera Giuseppina e spaventato parecchio donne e ragazze del luogo. Questo individuo è stato arrestato precauzionalmente, ma l'Autorità segue anche altre tracce.”””

Nota – Non diamo la colpa alla legge Basaglia, che non c’era ancora, ma quali psichiatri lo dichiararono guarito, visto che era uscito dal manicomio?

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      Da La Stampa del 3 Maggio 1921

“””Fascista ucciso sul treno in corsa - Per rappresaglia i suoi compagni percuotono a sangue l’on. Modigliani

      Stamane circa quindici fascisti pisani, reduci da un’attiva propaganda, partivano da Pietrasanta diretti a Pisa. Poco dopo partito il treno da Viareggio, partivano dalla macchia vicina cinque colpi di rivoltella, uno dei quali investiva il fascista Pacini di Pistoia, studente liceale a Pisa, che, colpito alla testa, cadeva riverso sul finestrino. E’ stato dato il segnale di allarme e si è fermato il treno. Sono discesi carabinieri e fascisti, ma ogni ricerca è stata vana. Il treno ha proseguito per Torre del Lago, ove sono state praticate da un medico alcune cure al fascista che dava pochi segni di vita. Infatti, poco prima delle 18, in disgraziato ha cessato di vivere.
      Oltre 200 fascisti decidevano di portarsi a Viareggio per la ricerca dei colpevoli. Giunto il treno in stazione, si sparse la voce che su di esso viaggiasse l’on. Modigliani, diretto a Massa per scopi elettorali. I fascisti, riconosciutone lo scompartimento, ne hanno rotto i vetri dei finestrini a colpi di mazza, poi lo hanno invaso e hanno assalito l’on. Modigliani a colpi di bastone e pugni. Sono accorsi il maresciallo dei carabinieri ed un funzionario di pubblica sicurezza che hanno potuto liberare lo scompartimento dai fascisti.
      Dopo una gazzarra di mezz’ora, si è saputo che nello scompartimento vicino viaggiava il figlio di Nazario Sauro, atteso all’Accademia Navale di Livorno. Il giovinetto è stato abbracciato e baciato da tutti. Ripartito il treno, i fascisti continuavano a schiamazzare contro l’on. Modigliani, finché egli si è deciso a scendere a Pisa. Tra un folto gruppo di carabinieri e di guardie, l’ex deputato socialista è stato accompagnato al vicino ufficio delle ferrovie, dove è stato medicato ad una gamba ed al naso.
      Una decina di fascisti viareggini si presentarono alla Camera del Lavoro per occuparla. Il segretario, accortosene, correva a consegnare le chiavi alla caserma dei carabinieri. I fascisti hanno però ottenuto che dall’edificio fosse tolta la targa della Camera del lavoro e che tutti i mobili e i registri venissero depositati nella caserma dei carabinieri. Sulla Camera del Lavoro sventola il tricolore.
      Sono stati arrestati quattro individui, indiziati dell’uccisione del Pacini.”””

      Nota – Mi fa pensare a quel tale che, uscendo malconcio da una rissa, disse: me ne ha date tante, ma gliene ho dette tante… Insomma: da una parte si uccide a freddo una persona; dall’altra, eccitati, per risposta, si ferisce un avversario (che poi ha continuato il viaggio) alla gamba ed al naso, si pretende che i documenti e i cassetti di un ufficio siano custoditi dai carabinieri e che su quell’edificio si sostituisca la bandiera rossa col tricolore.
      Ogni commento presterebbe il fianco a critiche.

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      Da La Stampa del 4 Maggio 1921

“””Fascisti aggrediti da comunisti

      Si ha notizia da Domodossola di incidenti tra fascisti e comunisti. Un camion di fascisti partito da Pallanza alla volta di Domodossola per una missione elettorale, venne assalito, nei pressi del Comune di Vogogna, da un gruppo di comunisti. Vistisi in pericolo, i fascisti, minori di numero, scesero dal camion e risposero al fuoco degli avversari, riparando in un’osteria del paese, dove poco dopo accorsero i carabinieri. Il camion venne incendiato dai comunisti, i quali, all’arrivo dei carabinieri, si dileguarono. Un fascista rimase gravemente ferito. Conosciuto il fatto, i fascisti di Domodossola organizzarono una spedizione punitiva. Arrivati a Vogogna in buon numero, devastarono il circolo socialista, ritornando quindi a Domodossola.”””

      Nota – Alla frase finale bisogna aggiungere: senza recar danni alle persone.
      Pensiamo a come poteva vivere tranquilla la popolazione, con due eserciti non solo ideologicamente armati (specie uno, e dall’estero), che si combattevano praticamente in casa altrui… Non solo: pensiamo alla drammatica posizione di carabinieri e polizia, che dovevano sempre intervenire (quando andava bene senza lasciarci la pelle), senza riuscire a capire chi difendere.

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      Da La Stampa del 6 Maggio 1921

“””Tragico episodio a Mondovì - Un operaio ucciso e un altro gravemente ferito

      Un tragico episodio ha funestato oggi la città di Mondovì. Un buon nucleo di comunisti assalì con intenzioni minacciose un fascista, certo Mandrile, che transitava accompagnato dal delegato di pubblica sicurezza avv. Bovolo. Sorse un conflitto con sparo di rivoltellate. Rimase ucciso per un colpo di rivoltella al capo l'operaio Ferretti Codispoti, ventenne, e gravemente ferito da una rivoltellata all'addome l'operaio Turco Felice, di anni 19.”””

      Nota – Chi sparò? Il giornalista non lo dice, così non sbaglia e, soprattutto, evita rappresaglie da quelli che sparano più facilmente. Ma che vita era? Il governo non c’era? Si aspettava l’uomo della Provvidenza?

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      Da La Stampa del 17 Maggio 1921

      Nota – Si sono svolte le elezioni politiche e si fanno i primi conteggi. Ecco l’articolino su Cuneo:

      “””Nelle altre circoscrizioni del Piemonte, nella Circoscrizione di Cuneo Giolitti è in testa con 18 mila preferenze. I risultati quasi completi delle elezioni niella provincia danno i seguenti risultati:
      Lista democratica (nota - sarebbe lista di centro: liberali ed altri) 44.000 voti;
      lista popolare (nota - sarebbe il Partito Popolare, poi Democrazia Cristiana) 30.000;
      lista comunista 5.700;
      lista socialista 9.100;
      lista degli agrari (Nota - Poi Partito dei Contadini) 8.000.
      La vittoria dei liberali democratici è tanto più notevole in quanto che negli ultimi giorni gli avversari hanno compiuti tutti i loro sforzi per poter vincere. L'esultanza a Cuneo, Saluzzo e nei maggiori centri della provincia è grandissima. Si preparano solenni dimostrazioni. L'on. Giolitti ha sinora 18.550 voti di preferenza. Seguono gli on. Soleri e Peano con circa 16.000 ; e poi l'avv. Pivano e l’avv. Fazi.”””

      Nota – In democrazia, chi ha più voti è scelto per governare; chi rimane all’opposizione controlla e suggerisce. Ma, nel caso delle elezioni del 1921, chi perde non ci sta e dice: ho diritto io di governare, perché ho più pistole. E si comporta di conseguenza.

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      Da La Stampa del 18 Maggio 1921

Nota – E’ una tragica storia, che si ripete più volte al giorno, in tutta Italia, ed è una storia poco studiata nei programmi scolastici e ancor meno spiegata, per evitare di dover dare giudizi politicamente non corretti. O non piacevoli a chi ha le pistole (anche solo ideologiche). Perciò, mi limito a due titoli:

1) “””Gravi disordini a Milano in seguito a un corteo socialista
Una guardia regia uccisa – Scontro, fucilate e rivoltellate tra la forza e i dimostranti dalle case. Arresti.
”””

      Nota – Come dissi, mi limito al titolo.

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      Ancora da La Stampa del 18 Maggio 1921

2) “””Sanguinosi scontri nel Mantovano - Cinque morti e numerosi feriti – Lo scempio di un fascista ucciso
La mitragliatrice in azione – Le scuole chiuse per i conflitti”””

      Nota - Del suddetto articolo, trascrivo solo poche frasi:

      “””Contro una una decina di fascisti che transitava in camion nel paese di Castelbelforte furono sparati alcuni colpi di rivoltella da parte di un gruppo di comunisti appostati sulla via. Un colpo raggiungeva il fascista Ferrari Giuseppe, di anni 30, che, ucciso, cadeva a terra dal camion. I comunisti, non contenti di aver ucciso il Ferrari, avvicinatisi al cadavere lo colpivano ripetutamente col bastone, riducendolo una massa informe e irriconoscibile. Compiuto lo scempio, i comunisti cercarono di sottrarsi alle ricerche delle Autorità.

Nota – Se questo è il modo di fare politica, è inutile ogni commento.

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