Inizia il processo per omicidi politici
"""Alla fine di novembre si discuterà dinnanzi ai giurati il processo per l'uccisione dell'impiegato Mario Sonzini e dell'agente carcerario Costantino Scimula. Sarà un processo importantissimo pel numero degli imputati e perché il truce delitto è in relazione all'uccisione delle regie guardie Santagata e Grimi, avvenuta nel Settembre 1920. Ci limitiamo a desumere i fatti del luttuoso evento che ebbe il suo svolgimento qualche giorno prima e che rappresentò un triste episodio di follia collettiva e fredda crudeltà, per quel senso di drammatico che lo pervade e per quel senso infine di pauroso mistero che l'istruttoria si è proposta di diradare. Desumiamo obiettivamente i particolari, senza nulla aggiungere, dalle carte d'istruttoria.
Nel settembre del 1920, in occasione dell'occupazione di quasi tutte le officine da parte delle maestranze, sorsero in molti stabilimenti dei veri e propri fortilizi, dove si concentrarono armi e munizioni allo scopo di tenere in scacco la forza pubblica. In nessuna parte d'Italia come a Torino s'affermò l'organizzazione e l'opera delle «guardie rosse» veri corpi armati – dice l’accusa - costituiti di individui racimolati fra gli elementi più turbolenti, di professione disoccupati, la maggior parte pregiudicati, i quali, armati di tutto punto incutevano il terrore nella cittadinanza compiendo impunemente atti di violenza e di intimidazione.
Torino ebbe le sue giornate tragiche nel fosco episodio Scimula-Sonzini. Il quale ebbe il suo punto di partenza dagli incidenti che si svolsero nel pomeriggio del 12 settembre in corso Regina Margherita durante un corteo funebre che accompagnò al cimitero due operai morti in conflitto fra guardie regie e guardie rosse. Un gruppo di individui al seguito del corteo, avvistata una guardia regia che percorreva in bicicletta il corso, la prendeva di mira a colpi di rivoltella. Fu l'inizio di un clamoroso tafferuglio con scariche di moschetteria e di rivoltelle.
Fu cosi che, mentre alcuni si dedicavano ad aggressioni e sequestri, due guardie di finanza venivano aggredite da un gruppo di persone armate le squali riuscivano ad impossessarsi dei loro fucili, delle cartucce e delle sciabole-baionetta. Verso le 17,30 si ripeteva un altro episodio.””
Di qui, si procede per sintesi, essendo l'articolo lunghissimo.
Un numeroso gruppo di individui aggredivano un tenente, poi uno svizzero di passaggio, poi altre persone. Tutte furono costrette a scrivere che erano state trattate umanamente; invece, furono picchiate perché ritenute contrarie alle azioni dei rivoluzionari. Rilasciati questi, furono aggrediti l’impiegato Sonzini e l’agente carcerario Scimula, accusati di parteggiare per il Governo.
Il Sonzini, riconosciuto per nazionalista — era figlio di una povera lavandaia - veniva sottoposto a stringente interrogatorio dalla giuria rivoluzionaria, che lo ritenne meritevole di essere punito.
Nel frattempo, catturarono un giovane borghese, riconosciuto per Costantino Scimula, agente di custodia, padre di un bimbo piccolo. Fu subito condannato a morte da un tribunale di donne.
L’articolo conclude precisando che i due, Sonzini e Scimula, furono malmenati, picchiati, torturati, insultati e alla fine ammazzati in modo barbaro, in nome della libertà dei lavoratori.
Nota – E’ aberrante che la libertà dei lavoratori venga portata a sostegno di atti delinquenziali del genere. E’ come se preparassimo attentati per sostenere la libertà di poter danneggiare impunemente la vita altrui non vaccinandoci.
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Da LA SENTINELLA DELLE ALPI del 20 Ottobre 1921
“””Il Fascismo e il suo compito
Il cancro moscovita, che infettava ancora un anno fa il respiro della nostra Nazione, è stato estirpato, divelto, gettato via. Lo spauracchio leninista, sventagliato sulle aste della bandiere rosse, oggi non serve nemmeno a tenere lontani i passerotti dai campi di grano. Il terrore dei figli di Lenin non è più buono neppure alla dotazione folkloristica delle favole tipo barbablù e delle leggende stile cappuccetto rosso.
E il merito appartiene a tutta la più sana, la più generosa giovinezza nazionale, inquadrata sotto il tricolore, organizzata sotto lo stemma dei Littori Romani. Lo sappiano, lo ricordino tutti.
Il Fascismo è stato la salvezza, poiché fu la coscienza del Paese che si ribellò contro il rinascere di una medioevale barbarie.
Il Fascismo è l’avanguardia operosa di quella grande parte di cittadini che vogliono difesi i diritti del lavoro e custodito il culto delle memorie.
Il Fascismo è un’unione omogenea di sentimenti e di idealità, è la forza viva e fattiva della Patria.
Fino a questi ultimi mesi il fascismo è stato impegnato in una battaglia che non gli ha lasciato tregua. Nascendo si è trovato in lotta. Gli sono bastati alcuni lineamenti tecnici e molte occasioni pratiche, per esercitare la sua audace e travolgente azione. Fu, la nostra, la controreazione alla reazione bolscevica, che ha servito, tra l’altro, a salvare e mettere in pace le tremebonde pancie (sic) borghesi, ma che ha pure portato un soffio vivificatore all’anima nazionale, avvilita e dispersa.
Oggi la situazione è cambiata, il fantoccio bolscevico, bersagliato dai nostri ben diretti colpi, giace supino e dai fianchi squarciati ne trapela la pece dell’imbottitura che lo aveva fatto parere tanto terribile.
I fascisti debbono continuare la loro marcia, senza soste, sulla medesima via e con la stessa meta,; solo l’obiettivo particolare si deve cambiare. Ieri dovevamo consumare le nostre energie sul terreno negativo dell’imitazione rivoluzionaria, ma oggi dovremo dare tutte le nostre forze per la ricostruzione della fortuna del Paese.”””
Nota - Quanta illusione nel giornalista del giornale cuneese! Il bolscevismo non era affatto morto e l’Unione Sovietica ben lo dovette sopportare per altri settant’anni circa. Il fascismo non fu quel toccasana illustrato; ci evitò certamente una dittatura alla Stalin, ma non riuscì ad instaurare una democrazia almeno decente. Gli Italiani dovettero scegliere fra Stalin e Mussolini e credettero di scegliere il male minore. Ciò fu dovuto anche ai partiti cosiddetti liberali e democratici che, a forza di litigare fra di loro, non riuscirono ad accordarsi per un ampio governo di coalizione; non solo, ma tre anni dopo, essendo stata richiesta in Parlamento la fiducia al governo Mussolini, sempre litigando non trovarono di meglio che ritirarsi sull'Aventino, come fanno i bambini offesi.
Nel 1945 corremmo lo stesso pericolo, me lo ricordo bene, ma avevamo due fattori a protezione: l’esercito anglo-americano in Italia ed un certo De Gasperi che riuscì a mettere d’accordo provvisoriamente tutti i partiti antifascisti.
Finalmente, nel 1955, le truppe russe che occupavano la vicina Austria se ne andarono ed al Brennero non avemmo più come doganieri austriaci i soldati russi.
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