bella 171

ACCADEVA 100 ANNI FA (Dicembre 2021)

      Da LA STAMPA del 2 Dicembre 1921

      Landru, il 1° Dicembre 1921, a Parigi fu condannato a morte.

      Così lo descrive l’articolista il giorno dopo.

      “””Landru imperturbabile, mangia, dorme, rivede gli atti del processo...

      Dopo il verdetto di ieri sera, Landru, di cui il mondo intero ha parlato per quasi tre anni, è scomparso dall’attualità per diventare soltanto «un processo celebre» di cui si parla, sì, ancora oggi. E se ne parlerà forse ancora domani; poi il suo nome non evocherà più che il ricordo di un assassino famoso, degno di figurare accanto ai grandi criminali di questi ultimi cinquant’anni. Landru, tuttavia, lascerà anche il ricordo di un uomo che fino all’ultimo momento ha avuto uno straordinario predominio su se stesso.
      Quando il presidente del Giurì ebbe letto ieri sera il verdetto di colpevolezza senza attenuanti, l’avvocato Moro Giafferi si mise a piangere; Landru allora, voltosi al gendarme che gli sedeva accanto, disse ironicamente: “Non sta al condannato di consolare l’avvocato”. Ma poi, chinatosi, disse all’avvocato: “Coraggio!”. E si rimise a sedere tranquillo, guardando con una indifferenza non scevra di disprezzo il pubblico che si era abbandonato ad una gazzarra indecente da meritarsi il veemente richiamo all’ordine dell’avvocato generale. La calma dimostrata dall’accusato fu tale che, quando, significata la decisione del Giurì, la Corte si ritirò per decidere sull’applicazione della pena, tre avvocati socialisti si avvicinarono a Landru e gli dissero: “Siete davvero un uomo!” .
      Né da quella calma olimpica il condannato si è dipartito dopo una così emozionante giornata. La sentenza di morte pronunciata contro di lui non ha affatto turbato il sonno dell’enigmatico personaggio. Durante le udienze, gli era sempre stato servito un menu riconfortante: zuppa, carne arrostita, legumi, dessert e vino. Rientrato in cella, egli si coricò e si addormentò subito.
      Non appena alzato, con l’abituale serenità, dopo aver fatto una minuziosa toeletta, il condannato si mise a consultare meticolosamente gli atti del suo processo, al fine di un eventuale ricorso.”””

      Nota – L’articolo continua, ripetendosi alquanto, ma la domanda è: chi era Landru?
      Per venire incontro alle necessità familiari, Henri Landru a partire dal 1915 si fece passare per un agiato vedovo e fece pubblicare un annuncio sul giornale per riuscire a trovare donne sole e ricche da sedurre. Simulando una finta agiatezza economica, faceva loro intravedere un probabile matrimonio e le invitava a soggiornare brevemente in una villa isolata da lui affittata.
      Grazie alla sua eloquenza, riusciva a far firmare alle sue vittime una procura che gli permetteva di far man bassa dei loro conti bancari e poi le strangolava e ne faceva sparire i corpi facendoli a pezzi e bruciandoli nel forno situato nella cucina della villa.
      Insospettiti dal frequente fumo estivo e dall’odore pestilenziale, alcuni vicini avvisarono la polizia, invitandola a perquisire la villa, ma Landru riuscì a restare a lungo nell'ombra, grazie alla cautela utilizzata nel compiere i suoi efferati crimini. Egli, infatti, una volta che il cadavere si era incenerito e il fuoco spento, puliva accuratamente il forno dalla cenere che poi spargeva nei campi vicini, eliminando così tutte le tracce e le possibili prove che avrebbero potuto incriminarlo.
      Fu arrestato il 12 aprile 1919 con l'accusa di truffa ed appropriazione indebita, in seguito alle denunce sporte da alcuni parenti delle vittime dopo la loro scomparsa. Ben presto, dall'analisi di vari indizi concordanti, l'accusa si trasformò in quella dell'omicidio di dieci donne e di un ragazzino che accompagnava una delle vittime.
      Il processo, che all'epoca ebbe una enorme eco, si aprì il 7 novembre 1921 nella sede di Versailles.
      Henri Landru negò fin dall'inizio di essere l'autore dei crimini, ammettendo tuttavia di aver truffato le presunte vittime. Manifestò a più riprese un atteggiamento spesso provocatorio nei confronti della corte, arrivando perfino ad esclamare: "Mostratemi i cadaveri!". La cucina a legna nella quale aveva bruciato i corpi fu trasportata nell'aula del tribunale, mentre una meticolosa perquisizione del giardino della casa sua villa rivelò frammenti di ossa umane e molti denti.
      Sebbene le prove materiali fossero scarse, la giuria fu influenzata da un'agendina di Landru in cui erano meticolosamente registrate, di suo pugno, le spese del viaggio di andata di ogni vittima, mentre erano del tutto assenti le spese del viaggio di ritorno. Di questo fatto egli non riuscì a dare alcuna spiegazione convincente.
      Vincent de Moro-Giafferi, il suo avvocato, lo difese strenuamente, ma di fronte a una serie di testimonianze schiaccianti e a numerosissime prove circostanziali non poté evitarne la condanna a morte, pronunciata il 30 novembre 1921 e divulgata sui giornali nei primi giorni di Dicembre.
      La richiesta di grazia, tempestivamente inviata, fu rifiutata il 24 febbraio 1922. L'esecuzione pubblica della sentenza avvenne alle ore 6.05 del 25 febbraio 1922 nel cortile della prigione di St. Pierre a Versailles, dove era stata allestita la ghigliottina.

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      Da LA STAMPA del 3 Dicembre 1921

I Tumulti di Vienna . Saccheggi vandalici

      “I resoconti sommari dei giornali aggiungono questa sera altri impressionanti particolari sui gravissimi avvenimenti di ieri. Vienna è stata teatro di violenze, di saccheggi e distruzioni, come non se ne ha memoria. Fra gli operai che si recarono nelle prime ore del pomeriggio al Parlamento per protestare contro gli ultimi forti aumenti e per chiedere l’attuazione del piano finanziario socialdemocratico, si infiltrarono elementi sovversivi e teppistici. Già nelle molte vie in cui il corteo era passato si ebbero a lamentare numerose rotture di vetrine di negozi, accompagnate da sassaiole e da colpi di arma da fuoco.
      Ma quando i dimostranti – oltre 100 mila persone – giunsero nella città interna, dove trovansi tre notissimi alberghi, la follia vandalica superò ogni limite e i pochi poliziotti non poterono opporsi alla travolgente fiumana, la quale portava in testa una bandiera rossa e cartelli contro i borghesi e i pescicani. Gli scioperanti erano armati di rivoltelle e randelli e diedero l’assalto ai tre alberghi: spezzate le tavole, frantumati specchi e finestre, rotto tutto ciò che poteva essere rotto, comprese le vetrine dei negozi vicini. Gli assalitori assalirono poi le stanze dei singoli ospiti – per lo più stranieri - bastonandoli a sangue e depredandoli di tutto, compresi gli abiti nei cassetti. Qualcuno si vestì subito cogli abiti eleganti degli ospiti, incuranti che parecchie persone finissero all’ospedale”.

      Nota – L’articolo è molto più lungo, ma basta la parte riportata perché il lettore possa farsi un’idea degli scopi dei rivoluzionari al seguito della bandiera rossa.
      Non ci viene il dubbio (del senno di poi, ovviamente…) che vincitori e vinti di una terribile guerra fossero alla fine tutti perdenti? Prima guerra mondiale: morti seicentomila italiani e milioni di stranieri. Abbiamo “liberato” Trento e Trieste. Eppoi? Ci troviamo tutti, vincitori e vinti, Italiani, Tedeschi, Austriaci, Francesi (parzialmente), con anni di prezzi calmierati e povertà crescente. E sappiamo, tutti, come in tutti questi stati andò a finire.

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      Da La Stampa del 6 Dicembre 1921

”””Selvaggia aggressione fascista nel Cremonese – Il vice-presidente della deputazione provinciale ucciso a bastonate • 13 arrestati, di cui uno confesso.

      Dal verbale della Camera:
      """L’on. TESO, dà lettura dei telegrammi pervenuti al Ministero dai quali risulta che quattro componenti della Deputazione provinciale di Cremona, mentre su un ((sic) automobile facevano ritorno a quella città, incontratisi con un camion di fascisti che si erano recali a costituire un nucleo di aziono a Crema, furono inseguiti e colpiti a bastonate e due di essi gravemente feriti: di questi uno, il vice-presidente di quel Consiglio provinciale è morto stamane, (vivaci commenti, apostrofi dell'estrema sinistra). Il Governo, dopo i fatti dolorosi, non ha mancato di ordinare la massima severità nelle indagini. Furono già eseguiti molti arresti e le indagini continuano con tutta alacrità.
      Voci dall'estrema: — Bisogna arrestare Bonomi! Assassini! Ci vogliono le rivoltelle!
      I socialisti sono tutti in piedi ed urlano invettive contro i fascisti e contro il banco del Governo. Il Presidente fa ogni sforzo per ristabilire la calma senza riuscirvi. L'on. Argentieri, socialista, fa per slanciarsi contro il banco del Governo, ma è trattenuto da alcuni colleghi.
      BOMBACCI: — I responsabili sono in quel banco! (ed indica il banco del Governo).
      Fattosi un po' di silenzio, si leva a parlare l'on. MIGLIOLI, popolare, il quale narra i dolorosi fatti di Cremona ed aggiunge: — Dalla stessa esposizione dei fatti letti dal sottosegretario di Stato risulta che si tratta di un efferato assassinio che non ha giustificazione alcuna.
      Voci dei socialisti: — Peggiol E' l'atto di liticanti!
      MINGHINO: — Abbasso tutti i Governi monarchici! Farinacci! E' Farinacci l'avvelenatore della provincia di Cremona!
      BOMBACCI, a Minghino, scuotendo le braccia: — Ribellatevi anche voi, per Dio! Se no,, queste sono chiacchiere!””

      Nota – L’on. Teso era un moderato, la Deputazione provinciale di Cremona in auto era comunista, i fascisti erano fascisti e basta. Usque tandem, avrebbe detto Cicerone, questi reciproci ammazzamenti su basi puramente politiche (ideologiche, direbbero i sofisti)? Purtroppo, fino all’avvento del cosiddetto uomo della provvidenza!

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