(sonoro) bella 172

ACCADEVA 100 ANNI FA (Gennaio 2022)

      Da La Stampa del 22 Gennaio 1922

“Gli esagerati prezzi della frutta e della verdura

      Ieri mattina, il consueto mercato della frutta e verdura, che si tiene a Porta Palazzo, ha scatenato un coro di indignate proteste fra le massaie che si aggiravano, con aria dolente, tra le ceste e i banchi dei venditori. Gli è che le povere compratrici ebbero ieri mattina una crudele delusione: rincaro generale, su tutta la linea.
      Ieri le carote, che prima si compravano a 75 centesimi al chilo, venivano vendute a 1,50 finocchi da 40 a 75 centesimi, i sedani da 45 a 75. Certi cavolfiori, piccoli così da esser divorati in due bocconi o da poter servire come bottoni da polsini, costavano 80 centesimi l’uno, l’insalata da 30 a 70 centesimi l’etto. Il fatto saliente fu nelle cipolle, promosse a vicetartufi; infatti, passarono da 20/30 centesimi a 3 lire al chilo.
      Sarà il caso che le autorità tengano d’occhio i prezzi delle verdure e della frutta. L’organizzazione degli agricoltori, allorché invocava l’abolizione del calmiere, assicurava che nessun abuso si sarebbe verificato”.

      Nota – L’articolo continua, parlando della facilità nel promettere e nel dimenticare di averlo fatto; cita persino la lancia di Achille, l’eroe greco, lancia che, come si legge nell’Inferno (XXXI) di Dante, aveva la leggendaria caratteristica di guarire con un secondo colpo dalle ferite che aveva provocato col primo.
      La verità è che tutta l’Italia era ancora in agitazione tra fascisti e comunisti (o bolscevichi, com’erano chiamati) e gli ammazzamenti reciproci influivano sulla produzione generale, sul lavoro, sull’occupazione, creando irresistibile malcontento. Non sarebbe bene che ce lo ricordassimo?

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Da La Stampa del 22 Gennaio 1922

“Il delitto di via S. Massimo - L’assassino dal soprabito «noisette» arrestato a Udine.

      La questura di Udine ha avvertito telegraficamente la nostra Autorità di Polizia che è stato arrestato in quella città, per misure di pubblica sicurezza, un individuo che si era qualificato per certo Giuseppe Garavagno e che aveva in tasca moltissimi numeri di giornali che narravano diffusamente il truce delitto di via S. Massimo. L’arrestato, stretto da interrogatori, dopo molte tergiversazioni, ha finito di confessare di chiamarsi invece Giuseppe Cavallaro e di essere l’autore dell’assassinio della disgraziata vedova Grasso. Egli era in possesso di una grande valigia di cuoio entro la quale si trovava quel tale soprabito color nocciola che tanto ha servito per identificare l’assassino, di un orologio e catena d’oro che il Cavallaro dichiarò di aver rubato alla sua vittima e di 430 lire in denaro.”

      Nota – Mi pare di aver parlato del fatto in puntate precedenti del mio sito. Comunque, l’assassinio, a scopo di rapina, fu compiuto da due persone; una era già stata arrestata a Torino e carcerata; l’altra, il Cavallaro, era riuscito a fuggire, ma finì la corsa ad Udine.
      Bisogna riconoscere che Carabinieri e Polizia, pur essendo soprattutto impegnati per i disordini (anche con omicidi) politici e sindacali, ce la mettevano sempre tutta per tutelare l’ordine della cosiddetta normalità: omicidi e furti soprattutto.

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Da La Stampa del 6 Gennaio 1922

“Dieci colpi di arma da fuoco contro il treno di lusso di Milano – L’on. Compans leggermente ferito.

Si ha da deprecare un nuovo e più grave attentato sulla linea ferroviaria Milano-Torino. Per la terza volta, in poco meno di un mese, degli individui che sino a questo momento rimangono ignoti, approfittando dell’ombra della notte, hanno puntato un’arma micidiale contro il treno che giunge a Torino nelle prime ore della sera e, se non si hanno da lamentare delle vittime, non è certo perché ne sia mancata la possibilità, ma perché fortuna volle che così non fosse. Questo terzo attentato assume forma più grave per il fatto che non si tratta più di uno o due colpi isolati di rivoltella, ma di una scarica di colpi che per il modo con il quale colpirono il vagone fa pensare che i malvagi delinquenti siano ricorsi ad arma più pericolosa di una semplice rivoltella.
      Il treno celere Milano-Bordeaux è stato colpito da dieci colpi di arma da fuoco fra Vercelli e Olcenigo. Tutti i colpi hanno raggiunto le vetture allo stesso livello e cioè al di sotto degli sportelli, all’altezza dei passeggeri. Rimase ferito il marchese Carlo Compans, ex deputato francese”.

      Nota – Tralascio altri numerosi particolari dell’articolo, ma non vi è dubbio che l’attacco, come i precedenti, ha matrice politica. Era già successo colla rivoluzione francese del 1789 che, per rendere giustizia ai poveri, semplicemente si ammazzassero i ricchi o i presunti tali. Non si assalta l‘accelerato popolare, ma il treno di lusso internazionale che, certamente, porta persone ricche. Anche le carrozze, le tre più di lusso, erano state scelte con oculatezza. I tentativi precedenti, colle rivoltelle, non aveva dato esiti. Allora, i bravi difensori della libertà e del popolo (non si sa da che parte) passarono alle armi a ripetizione, tipo mitragliatore. Giorni bui per l’Italia!

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      Da ricerche su internet, riassumo la situazione politica all’inizio del 1922.

Il Fascio diventa Partito

      Gennaio è il periodo in cui il Presidente del Consiglio, Salandra, rivolge ai socialisti un appello di pacificazione coi fascisti. Nonostante l’opposizione dei capi fascisti estremi, quali Dino Grandi e Roberto Farinacci, si giunse nella seconda metà del 1921, alla firma di un patto di pacificazione fra il PSI ed i Fasci di Combattimento. Questo si ripercuoterà nei mesi e nell’anno successivo (1922), perché l’intesa rimane lettera morta e non ferma lo squadrismo, ma serve a legittimare Mussolini agli occhi di una parte dell’opinione pubblica come un leader politico fermo, autorevole e capace di moderazione (preludio all’uomo della provvidenza), ben al di là di un arruffapopolo.
      Ciò permise al movimento fascista un ulteriore passo in questa direzione: nel corso del congresso nazionale dei Fasci (svoltosi a Roma), il fascismo, che fino ad allora si autodefiniva “movimento”, si trasforma in partito, con il nome di Partito Nazionale Fascista. Ciò che nessuno nota è che la creazione del partito non significa affatto lo scioglimento delle squadracce, anzi, pretende l’obbligo per gli iscritti maschi adulti di farne parte. Nasce così un partito militarizzato, che proclama di aspirare “all’onore della Patria”.

      Nota – A volte, una buona intenzione, mal calcolata, produce l’effetto contrario a quello sperato. Ognuno dei due contendenti (socialisti e fascisti) era convinto di fagocitare l’altro. Ma il PSI sbagliò le previsioni. Fatte le debite proporzioni, mi sembra un po’ la politica di alcuni partiti attuali, che si agitano a destra e a manca per fagocitare partiti o movimenti più piccoli: che, colla prossima elezione del Capo dello Stato a scrutinio segreto, non accada il contrario...

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