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CANZONI SIMBOLO? (Dicembre 2022)

      IL MONDO DI PANNUNZIO INTERPRETA UNA CANZONE

      Navigando su internet, trovai e ascoltai casualmente la canzone Faccetta Nera, e ricordai di averla canticchiata in Prima Elementare nel 1939/40, quando il mio maestro mi disse di non cantarla più, perché non piaceva a Mussolini (veramente, disse: al duce). Volli leggere il testo completo e mi stupì – a parte la tonitruante coreografia fascista di contorno – la dolcezza e l’apertura globale delle intenzioni, contrarie alle leggi razziste di Hitler e Mussolini.
      Cercai di capirne di più e trovai un pezzo eccezionale: un articolo sul periodico IL MONDO, fondato da Mario Pannunzio e su cui scrissero Vittorio Gorresio, Ennio Flaiano, Vitaliano Brancati, Alberto Moravia, Leonardo Sciascia, Marco Pannella, Giovanni Spadolini, Eugenio Scalfari, Luigi Einaudi, Thomas Mann, George Orwell, Gaetano Salvemini e Benedetto Croce, ossia, il fior fiore degli animi liberali e democratici di questo mondo. Ne riporto, riassumendo per non annoiare, i passi che più mi colpirono, a cominciare dai versi della canzone sotto citati:
Faccetta nera, piccola abissina,
ti porteremo a Roma, liberata
dal sole nostro tu sarai baciata
sarai camicia nera pure tu.
......
E sfileremo avanti ai Duce e avanti al Re!

      Dice Il Mondo di Pannunzio:

      “””Il testo fu originariamente scritto in dialetto romanesco, poi tradotto in italiano. Leggendolo è difficile accostarlo all’idea di apartheid, propria del suprematismo razzista. La soluzione auspicata è quella dell’integrazione:
- ti porteremo a Roma, immigrazione, invece di fermare i barconi;
- sarai camicia nera pure tu, integrazione ed equiparazione invece che obbligo a cucirsi una stella gialla sul petto;
- sfileremo avanti al Duce e avanti al Re, condivisione delle ambizioni con consacrazione istituzionale dell’avvenuta parità.
      L’immagine di Mussolini che dal noto balcone avalla e sancisce questa unione è ridicola. Poteva, quindi, questa canzone piacere ad un regime che si apprestava ad una campagna coloniale e che di lì a poco avrebbe introdotto le leggi razziali, teorizzando una presunta superiorità della razza ariano-mediterranea sulle altre? Ovviamente no. Infatti Mussolini fece il possibile per bloccarne la diffusione, arrivando a far scrivere in contrapposizione Faccetta Bianca, ma il motivetto era così allegro ed orecchiabile che si diffuse, sfuggendo ad ogni controllo.
      Sorte non diversa per Lili Marleen 1938, cantata anche da Marlene Dietrich; fu boicottata dalle gerarchie naziste per il suo carattere languido ed antibellicista, ma fu poi tradotta in tutte le lingue e si diffuse in tutti gli eserciti.
      La domanda su cui riflettere è piuttosto un’altra: come è possibile che un testo, avversato da un regime, arrivi, dopo qualche decennio, ad esserne addirittura il simbolo? Ben altre furono le canzoni del regime fascista, oggi sostanzialmente dimenticate. Nell’annebbiamento della memoria storica, acuito dalla censura contro gli inni ufficiali fascisti, Faccetta Nera è rimasta nell’immaginario collettivo ad identificare la sua epoca e, per proprietà transitiva, il regime che l’ha dominata. Sono svariati gli esempi di falsa attribuzione o di storpiatura del significato originario da parte della cultura popolare. Ma succede. Machiavelli non scrisse mai «Il fine giustifica i mezzi», Bernini e Borromini non avevano idea di fare opere barocche, la definizione è successiva.”””

      La chiusura dell’articolo è onesta, categorica, sincera, tipica di chi scriveva su IL MONDO:

       “”“Periodicamente si riparla di Faccetta Nera perché il taluno o il talaltro politico viene sorpreso a cantarla, con conseguenti polemiche. Lasciamo alla saggezza del lettore valutare, caso per caso, se l’intento di chi la canta è razzista o meno: il testo di per sé non lo è, né può essere il simbolo di un regime che invece fu.”””

      Per Lili Marleen, un amico mi fornì il testo tedesco - lingua che non conosco - che, tradotto, è più commovente di quello italiano: è la nostalgia del mandato al fronte che sogna solo la sua bella e spera di poterla rivedere. La guerra non è il suo forte, è solo un obbligo e ciò non piaceva ai due compari (Hitler e Mussolini).

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