(sonoro) bella 184

ACCADDE... 100 ANNI FA (Marzo 2023)

      Ho spulciato alcini brani di notizie del Marzo cent'anni fa, il che mi ha aiutato a chiarire il sottofondo di certi avvenimenti del tempo e di confrontarli cogli attuali. Sarebbe bene che giovani di oggi studiassero di più la storia ed il pensiero degli italiani, servendosi dei documenti, non dei commenti.

      Da La Stampa del 15 Marzo 1923
      """Riduzione della giornata lavorativa da dodici a otto ore.
      Le 48 ore come orario legale. Con il Regio Decreto.Legge n. 692 del 15 Marzo 1923 (convertito in legge 473 il 17/4/1925), il governo di Mussolini estende a tutte le categorie l'orario di lavoro massimo di 8 ore giornaliere o 48 settimanali."""

      Commento - Il Governo di Mussolini accoglie le richieste sindacali, ma, per la verità, si adegua a quanto sta avvenendo o è già avvenuto sull'argomento in tutta Europa.

      Da La Stampa del 17 Marzo 1923
      La fusione nazionalfascista e il Natale di Roma.
      Roma, 16, notte. Stamane, al Viminale, si é riunita la Commissione incaricata della fusione fra nazionalisti e fascisti. E' stato votato il seguente ordine del giorno: "La Commissione incaricata della fusione fra fascisti e nazionalisti, prendendo atto con viva soddisfazione dell'unanime consenso con cui è stata accolta la deliberata fusione; consultato che gli iscritti alle due associazioni hanno con entusiasmo riaffermato in questa occasione la loro alta fede nazionale; delibera che l'avvenimento venga degnamente celebrato in tutta l'Italia con pubbliche manifestazioni in ogni centro la sera dei 20 aprile, vigilia del Natale di Roma, a significare l'avvenuta rinascita «della romana grandezza, nella fusione delle forze più pure della patria italiana». In quel giorno gli alfieri delle sezioni nazionaliste, in camicia nera, porteranno a Roma i gagliardetti per consegnarli alla sede centrale dei Partito nazionalista fascista.
      La Commissione dovendo preoccuparsi della proporzione generale delle forze inscritte nel due partiti e non delle proporzioni locali, stabilisce che, su tutto il territorio, ogni sezione del partito fascista sia integrata con non più di un terzo di membri provenienti dalla sezione nazionalista."

      Commento - Il partito nazionalista, di destra ma non fascista, pensava di allearsi semplicemente col partito fascista, mantenendo la propria indipendenza soprattutto nell’approvazione delle varie leggi. Ma ciò non garbava a Mussolini, che in Parlamento non voleva voti contrari. La via più facile era costringere (senza violenza diretta) il partito nazionalista a chiudere bottega e ad accogliere, con giuramento, chi l’avesse voluto nel partito fascista.

      Da La Stampa del 22 Marzo 1923
      """Il Gran Consiglio fascista ha nominato una Commissione composta di sette fascisti, fra cui un ex deputato, cioè l'on. Farinacci, incaricata di studiare il problema della riforma elettorale presentando le relative proposte ad altra riunione del Gran Consiglio fascista. L'on. Mussolini conferì giorni or sono a tale scopo coll'on. Casertano, presidente della Commissione parlamentare, dandogli il mandato di preparare lo schema della riforma, basato sulla deliberazione votata dal Consiglio dei ministri sin dall'inizio del regime fascista, cioè: sistema maggioritario, colla proporzionale solo per le minoranze."""

      Commento - Il Partito Fascista ha sicuramente la maggioranza, ma non è detto che arrivi al 50%. Allora, è meglio che i parlamentari eletti non si contino in modo proporzionale, ma maggioritario, vale a dire, il partito che otterrà più voti – ad esempio, anche solo il 25% - avrà senz’altro più del 50% di parlamentari (poi, la legge stabilì molto di più del 50%…).

      Da La Stampa del 23 Marzo 1923
      La risposta di Mussolini al Sindacato Ferrovieri.
      Roma, 22, notte. Il Sindacato ferrovieri italiani, dopo la risposta ottenuta nel febbraio scorso al memoriale allora inviato al presidente del Consiglio, ne ha inviato un secondo all'onorevole Mussolini nei seguenti termini: «Roma, 19 marzo 1923. Il nuovo Comitato centrale del Sindacato ferrovieri italiani, ritenendo ingiustificata la versione che viene mantenuta contro l'organizzazione che rappresenta, reputa necessario chiarire i propri propositi presenti ed avvenire, esponendo a Vostra Eccellenza quanto appresso:
      1°) Il Comitato Centrale, presa in esame la situazione che si è venuta a creare ai consiglieri generali dell'organizzazione attraverso i provvedimenti ultimi che li hanno colpiti, riconosce la necessità di sciogliere, come di fatto scioglie, il Consiglio generale avocando a sé tutte lo competenze riservate dallo statuto sociale a questo ultimo; e ciò per assumere in pieno la responsabilità dei propri atti e per poter agire con libertà per quanto è oggetto di propositi e di' atteggiamenti.
      2°) La conferma della propria indipendenza da ogni partito politico e da ogni altro organismo sindacale.
      3°) La compieta assicurazione che nessuna pregiudiziale lo anima in avversione a qualsiasi Governo.
      4°) L’'offerta, se richiesta, di collaborazione tecnica spontanea e leale con gli organi dell'amministrazione ferroviaria allo scopo di contribuire efficacemente al risanamento e perfezionamento dell'azienda favorendo la fusione delle migliori energie professionali che, attraverso alla formazione dell'ente tecnico, possa compiere uno studio accurato e sollecito dei mezzi atti a risolvere il problema ferroviario.
      5°) Di mantenere la difesa degli Interessi del personale concilianti colle condizioni dell'azienda e del paese. Dopo la esposizione di quanto sopra, il C. C. si sente in obbligo di richiamare l'attenzione di Vostra Eccellenza sulla significazione degli ultimi provvedimenti che hanno esonerato una parte del personale ferroviario al disopra del suoi valori tecnici alterando perfino diritti acquisiti (che erano giustificati nella loro portata di benefica particolarità, sottostando i ferrovieri a trattenute di quiescenza superiori agli altri dipendenti dello Stato); per cui. convinto che sia venula a cessare ogni ragione di asprezza verso il Sindacato ferrovieri, si lusinga che Vostra Eccellenza, ad espressione di sana giustizia, si compiaccia di' far revisionare i dimissionamentì, le altre punizioni in genere e gli esoneri per cancellare quei provvedimenti che possano essere stati presi da un affrettato e preconcetto esame della posizione dei singoli (e ciò chiede per le precedenti assicurazioni date al riguardo da Vostra Eccellenza) oltre che dover riconoscere all'organizzazione il diritto al suo libero funzionamento specialmente per permetter l'attuazione del suo nuovo programma e per raggiungere quella pacificazione degli animi da tutti auspicata anche nel vantaggi del servizio ferroviario.
      Con ossequi.”””

      Il Presidente del Consiglio on. Mussolinl ha così risposto: «Roma, 19 marzo 1923. Egregi signori, in risposta alla vostra lettera del 17 marzo corr. tengo a significarvi quanto segue:
      1°) Nulla da eccepire per lo scioglimento da voi decretato del Consiglio generale. E' questiono d'ordine interno che vi riguarda.
      2°) Prendo atto della vostra rinnovata dichiarazione di indipendenza da ogni partito politico e da ogni altro organismo sindacale purché i fatti non smentiscano le parole.
      3°) Non posso accettare la vostra completa assicurazione che nessuna pregiudiziale di avversione vi anima contro qualsiasi Governo. Questa dichiarazione, enormemente estensiva, non conviene né a voi né a me. Il Governo oggi esistente non è un qualsiasi Governo ma è il Governo fascista. E" nei suoi riguardi che dovete assumere una specifica posizione, non nei riguardi dei Governi che furono o che saranno.
      4°) E' chiaro che se fra di voi esistono elementi di alto valore tecnico, essi dovranno essere o saranno utilizzati.
      5°) Prendo atto delle vostre dichiarazioni al 5° punto. Quanto alle affermazioni che chiudono la vostra lettera, le segnalo al commissario straordinario delle ferrovie. Il suo atteggiamento nei riguardi degli elementi, che vi seguono, sarà determinato in un certo senso dal vostro. La pacificazione totale darà il risultato di una politica che si ispira a sensi di assoluta lealtà nei confronti del Governo che è il Governo fascista. — Firmato: Mussolini ».

      Commento – I Sindacati non si erano resi conto che non avevano di fronte un Valletta (FIAT) qualunque, ma un dittatore – purtroppo intelligente – contro cui era inutile far la voce grossa per attirare tessere. La risposta di Mussolini è lapidaria: bene, bravi, ma qui comando io!

      Da La Stampa del 23 Marzo 1923
      La Camera del lavoro occupata
      Parma, 22 Marzo - Stamane, in località Arsenale, per rancori politici venivano a diverbio Il fascista Spacciari, commerciante, e il sindacalista Merlotti, facchino disoccupato, il quale sparò due colpi di rivoltella contro lo Spacciari, uccidendolo; quindi si costituì. Al vice-questore egli dichiarò che essendo stato colpito da una bastonata e fatto segno da due colpi di rivoltella da parte dello Spacciari, lo uccise per difendersi. Sul posto si sono recate le autorità fasciste e di P. S. con rinforzi, che riuscirono ad evitare rappresaglie. Mentre questo fatto accadeva, a Correggio, capoluogo del Comune, un gruppo di fascisti giunto di sorpresa invadeva la Cooperativa socialista distruggendo libri e bolli e facendo quindi larga distribuzione al pubblico di tutti i generi alimentari.

      Commento – Le acque non si sono ancora calmate; fra rossi e neri qualche sparatoria mortale c’è ancora.

      Da La Stampa del 27 Marzo 1923
      """Giovanni Gentile propone al Consiglio dei ministri la sua riforma scolastica, che viene approvata."""

      Commento - Ci sarebbe troppo da dire e, per qualcuno, da ridire. Per la verità, Gentile la meditò per anni, quando ancora Mussolini non era al governo, ma non ebbe mai l'occasione di proporla. E mal gliene incolse, perché il 15 Aprile del 1944 i partigiani comunisti, nemici della cultura classica, lo ammazzarono. La riforma andrebbe distinta in due parti: una, relativa ai programmi, che mi sento di approvare genericamente, perché calcavano la mano sulle materie che producono maturità di spirito e apertura ad ogni evenienza; l'altra, poco raccomandabile, perché, pensando di istituire un controllo sugli insegnanti, diede occasione agli interpreti del suo pensiero di applicare un controllo politico, a cui Gentile nemmeno pensava né prevedeva.

      Da La Stampa del 27 Marzo 1923
      Michele Bianchi annunzia a Milano la riforma Elettorale e costituzionale.
      Per commemorare il IV anniversario del Fascismo milanese si sono raccolti al Lirico tutti i militi del nuovo partito. Bianchi, dopo aver parlato della azione svolta dal fascismo al Governo, ha aggiunto: «Ho il piacere di anticiparvi una notizia. L'attuale sistema della proporzionale è definitivamente modificato. Posso annunziare, senza entrare in particolari, che si proporrà il sistema maggioritario, con la rappresentanza proporzionalo riservata alle minoranze. Posso anche preannunziare che avremo l'allargamento delle attuali circoscrizioni elettorali. Bisogna poco per volta che il deputato sia di fatto, e non soltanto attraverso la lettera dello Statuto del Regno, il rappresentante della Nazione tutta e non già l'esponente di un gruppo o partito locale: L'abolizione dell'attuale sistema elettorale è necessaria perché l'Italia possa essere retta da un Governo che abbia assicurato un periodo di vita e di lavoro e non da un Ministero che si vada rafforzando semestre per semestre, a seconda che spiri il vento a destra o a sinistra. In fondo il popolo italiano chiede di essere governato e governare significa avere la possibilità di compiere opera continuativa. Si tratta sommariamente di questo. Una volta che dopo le elezioni il Re abbia incaricato della formazione del Governo l'uomo politico più rispondente alla volontà del paese e dopo che quest'uomo avrà enunciato alla Camera il programma di lavoro che egli si prefigge di compiere e la Camera lo abbia approvato, il Governo non dovrà avere più bisogno durante la Legislatura di altri voti di fiducia».
      L'oratore lesse poi il seguente telegramma dell'on. Mussolini: «Consideromi presente tua rievocazione nostra origine, nostre battaglie, nostra vittoria. Essa è grande, indiscutibile. Nessuno può minacciarla all'infuori di quei fascisti che non ancora inquadrati nella ferrea disciplina, continuano invece un'azione stupida antieroica, illegale, che io sono deciso a reprimere poiché macchia la purezza del fascismo necessaria all'onore e all'avvenire della Nazione ».

      Commento – Per le elezioni dei parlamentari, Mussolini iniziò con un maggioriario secco, cioè, il partito che avrà più voti, fosse anche solo il 25%, otterrà la maggioranza assoluta, cioé oltre il 50% (che poi fu anche aumentato) dei parlamentari. Ma si votò sempre meno e si passò al listone unico, di soli candidati fascisti, a cui si poteva votare SI o NO. Conobbi un vecchio scrutatore delle elezioni del 1934 che mi confidò che i componenti della commissione elettorale erano quasi tutti fascisti e che era facile, per gli elettori, cacciarsi nei guai. Infatti, si poteva votare SI con la scheda verde e No con la cheda rossa. Erano anonime, ma chi controllava vedeva.

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