Fabrizio Belloni è il triestino che già conosciamo, analizzatore dei fatti politici. Mi ha mandato gli auguri sotto riportati. Come al solito, non aggiungo i miei commenti, che non sarebbero favorevoli al quarto augurio: valuti il lettore.
Fare gli auguri ai propri concittadini, siano essi del Comune, della Regione o dell'Europa tutta (tali sono per me le aree cui può essere attribuito il termine di "concittadino") è una cosa apparentemente o facile o addirittura banale e consumisticamente solo apparenza. In effetti, a guardar bene, gli auguri sono un mix di tante cose: quello che si vorrebbe sul serio accadesse agli altri, quello che auguriamo agli altri, sperando che - giustamente, per Bacco!- invece accada a noi; quello che si dice solo con la bocca, perché non ce ne importa nulla degli altri; infine quegli auguri che si devono fare istituzionalmente.
Quindi, visto il caratteraccio che mi ritrovo, come al solito farò gli auguri scomodi, quelli che nessuno, o pochi porgono o scrivono. Politicamente scorrettissimi, grazie a Dio. Fuori dai salotti, pussa via.
Il primo augurio è quello di poter pagare il gas come tutti gli altri Europei. Noi lo paghiamo 17,5 euro per ogni gigajoules (niente paura, è un'unità di misura), mentre la Germania solo 12,4, la Francia 9,7, la Gran Bretagna 6,2. La media europea è 11,9. Ed invece annunciano rincari. Auguri.
Il secondo augurio è quello di avere meno bancari e magari qualche Banchiere. Le vicende di questi giorni, che seguono fatterelli come Parmalat, Cirio, la Banca 121, le maledette obbligazioni argentine, stanno a dimostrare che i bancari che ci troviamo oggi ai vertici di istituti di credito come la Popolare di Lodi o Italiana, come si vuole, di banche di partito, come la CredieuroNord, di poli finanziari come la rossa Unipol, od addirittura di quella obsoleta, inutile e anacronistica Società privata che si chiama "Banca d'Italia" sono tutto fuorché "Banchieri": più sodali con i politici (tutti, nessuno escluso) per spartirsi soldi -nostri- facili, che Imprenditori che vendono soldi, servizi, finanziano avventure imprenditoriali ed idee; certo che diamo una bella impressione all'estero: ah, les italians!. Il fatto che come sistema paese non ci abbiano ancora declassato rimane un mistero. Che nostalgia dei vecchi Banchieri di piazza della Scala, bravi, riservati ed invisibili! Auguri.
Il terzo augurio è quello che ci siano sempre meno partiti, anzi potrebbero sparire del tutto, costosi ed inutili come sono. In compenso ci vorrebbero dei Politici. Veri. Pochi ma buoni, si diceva. Ne basterebbero una decina, ma con dei baffi lunghi da qui a lì. Anche perché la gente fa una smorfia di disgusto sempre più accentuata. Auguri. Anzi di più. Comunque la va a pochi...
Il quarto augurio lo faccio generico: vorrei che ci fosse meno Stato e più comunità. Facciamo tutti uno sforzo per sorridere di più, di occuparci dei fatti degli altri non per spettegolare, ma quando gli altri hanno bisogno. Pensiamoci quando ci sentiamo orfani dello Stato, che è morto e finito: non è da lì che viene la risposta, ma è dalle nostre radici, dalla nostra comunità. Comunità però che vive in quanto noi ne alimentiamo la linfa con la partecipazione.
Ad aprile si voterà: da una parte Berlusconi e dall'altra Prodi: e con due tipi del genere dovremmo cambiare questo Stato e "fare le riforme"? Ma per piacere! Il fatto è che - l'ho detto poco fa - lo Stato moderno è in agonia con elettroencefalogramma piatto; e così sono in coma le istituzioni che alla "Istituzione Stato" si rifacevano e si rifanno: i partiti, i sindacati, la democrazia stessa. Tutte costruzioni che hanno fatto il loro tempo, e che solo la paura di guardare le cose in faccia e di accettare la realtà ne impediscono una dichiarazione di morte presunta. Auguronissimi, e godiamoci l'agonia della democrazia, perché il cambiamento sarà terribile.
In conclusione:
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