Ho letto e riletto la complicatissima nuova legge elettorale. Mi hanno colpito alcuni punti, ma ne cito soltanto due:
1) Non possiamo più scegliere i nostri rappresentanti: dobbiamo scegliere la lista e basta. Decidono i partiti, a priori, l'ordine degli eventuali eletti. Non mi pare un esempio di democrazia, come non lo è, per le comunali, la riduzione delle preferenze ad una (si veda Crudeltà politica).
2) Sono anni che sento persone che dicono di non volere la sinistra, ma che sono costretti a votarla perché non vogliono Berlusconi. Parimenti, senti tanti del Polo (o Casa delle Libertà e del Buon Governo che dir si voglia) lamentarsi perché il loro presidente fa il mattatore: Berlusconi qui, Berlusconi là, eccetera. Ora, con la nuova legge, diamo per scontato (ma non è detto) che l'incarico di formare il nuovo Governo sia affidato a Berlusconi. Ma, vivaddio, gli uni e gli altri, che dicono di non volere la sinistra nè Berlusconi, possono votare per liste diverse da Forza Italia. Se, come dicono, vogliono un partito centrista, moderato, eccetera, votino un alleato di Forza Italia, ma non Forza Italia.
Se il Berlusca si ritrovasse, nella sua coalizione, una maggioranza che non lo vuole, che imponesse ministri seri e leggi utili ai cittadini, che potrebbe fare se non stare al gioco, cioè, fare il padre nobile ed accontentarsi della sua immunità? Se, invece, gli italiani del Polo e quegli altri che si dicono costretti a votare a sinistra, continuano a votare il partito di Silvio o a sinistra, vuol dire che vogliono proprio lui o che vogliono proprio la sinistra. Allora non accampino scuse.
Per distrarmi dalle tristezze politiche, ho riletto l'Apologia di Socrate, di Platone.
Da sempre, mi commuovono e mi fanno pensare le ultime parole del filosofo condannato a morte:
Ma è giunta, ormai, l'ora di andare, io a morire, voi a vivere; chi di noi vada verso ciò che è meglio, nessuno lo sa, tranne dio.
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