(Ottobre 2010)

bella 65


BISOGNI REALI 
(Settembre 2011)

 

 

Dalla Storia dei Borboni di Napoli di Harold Acton s’impara a conoscere il popolo partenopeo.

           

Ferdinando IV, detto Re Nasone, era dedito soprattutto alla caccia e al gioco. Si recava spesso a Persano, per la caccia, ed eccone la descrizione (pag. 184):

“Sia­mo qui da otto giorni, e ogni giornata è comple­tamente ed esclusivamente dedicata a cacciare in diverse parti della foresta... Più di un migliaio di daini, un centinaio di cinghiali, tre lupi e moltissime volpi sono già stati uccisi, e, probabilmente, prima che Sua Maestà ritorni a Napoli, ne verranno uccisi due volte tanto... Nonostante questo gran­de onore non posso continuare questa vita di dissipazione e carneficina, piuttosto che di vero sport, per i ventisei gior­ni che la Corte rimarrà qui, e perciò intendo ritornare a Napoli venerdì prossimo, se riesco ad andarmene con suffi­ciente correttezza”.

 

Poi, al Re piaceva fare il macellaio (pag. 184):

“Si vedeva spesso un mucchio di ritagli di carne e di interiora che gli arrivava fino alla testa e avente una cir­conferenza di alcuni metri. Il Re taglia i migliori pezzi e li regala ai suoi cortigiani preferiti, o li distribuisce fra i suoi servitori. Per far questo lavoro, si spoglia e si mette un abito di flanella, prende il coltello, e con straordinaria de­strezza seziona l'animale. A Smithfield, nessun macellaio spe­cializzato potrebbe batterlo in abilità anatomica; ma molto spesso si sporca di sangue dalla testa ai piedi prima di aver finito, e offre uno spettacolo che è facile immaginare.

La stessa Regina, qualche volta, è obbligata a presenziare a questa scena, per quanto lo faccia più per compiacere il Re che per sua propria inclinazione. Il Re è altrettanto infati­cabile nel fiocinare pesci e nel pescarli, specialmente il pesce spada, e non bada al caldo, al freddo, alla fame o al pe­ricolo. In quelle occasioni è quasi sempre servito da un certo numero di scelti Liparioti, nativi delle Isole Lipari, che in ogni epoca sono stati famosi come marinai, tuffatori e pe­scatori. Il suo modo di vivere non è certo molto regale e vi sono pochi gentiluo­mini di campagna, a duemila sterline l'anno, in Inghilterra, che non si trattino meglio. Ma si diverte ad andare a caccia, a coltivare le sue terre, e sembra abbastanza felice”.

 

Aveva un gran Primo Ministro, il Tanucci, di cui è curiosa l’opinione sulle donne (pag. 185):

“Qui vedo crescer arti, lettere, costumi; parlo dei maschi: le femmine non si devon calcolare in al­cuna nazione: sono tutte o Messaline o Agrippine, negate ad ogni virtù, e solamente, per paura, ridotte in vecchiaia alla religione materiale dei frati e dei preti”.

 

Il Principe Ereditario, il famoso futuro Ferdinando II, detto Re Bomba, non è che fosse molto più sveglio del padre.

Dice Acton (pag. 618):

“Assomigliava al padre, e la sua cascina era un modello nel suo genere. La sua più seria occupazione era quella di mungere le mucche a Boccadifalco, il suo possedimento, vendere il 'butirro', e tastare le galline, per separare quelle che ave­vano le uova. Un giorno le monache di Cancelliere, che non erano di clausura, passeggiavano nella sua cascina. In­contrandole egli le invitò cortesemente ad assaggiare il suo 'butirro'. Sorprese da un cosi grande onore esse rifiutarono rispettosamente, ma egli ripetè l'invito e ordinando al suo cameriere di servirle le lasciò dicendo: 'Assaggiatelo, è otti­mo'. Obbligate dalla sua insistenza a far colazione, andaro­no poi a ringraziarlo. 'Non vi avevo detto che era eccel­lente?' egli esclamò. Chiamando da parte il suo cameriere, domandò se era stato pagato, e sentendo che non l'avevano fatto perché il cameriere credeva che Sua Altezza avesse in­teso regalarglielo, disse: 'Alla grazia, faglielo pagare. Co­sta caro'. Il cameriere arrossì di vergogna eseguendo questo ordine, e le povere monache, con l'aiuto del loro cappellano, riuscirono a raccogliere tre onze ».

 

 

Un altro suo Primo Ministro, il Medici, toscano, aveva le idee chiare sui napoletani (pag. 720):

“Lasciateli rubare e poi ne farete quel che volete”.

 

Necessità reali (pag. 146):

“Quando il Re ha consumato un lauto pasto e sente il bisogno di ritirarsi, comunica la sua intenzione ai gentiluomini di servizio presso di lui, e sceglie quegli individui che per speciale favore possono rimanere con lui. «Ho ben pranzato», egli dice, mettendosi la mano sul ventre, «adesso bisogna una buona panciata». Allora le persone scelte accompagnano Sua Maestà, gli stanno rispettosamente attorno e lo divertono colla loro conversazione mentre egli attende ai suoi bisogni»”.

 

Tale onore toccò anche all’Imperatore d’Austria. Scrive ancora Acton (pag. 157):

“L’Imperatore (d’Austria, ospite a Napoli, nota mia) riferisce che, “mentre Maria Carolina cantava al clavicembalo dopo cena, egli ci pregò di tenergli compagnia mentre stava seduto sul vaso. Lo trovai sul suo vaso con i calzoni calati, circondato da cinque o sei valletti, ciambellani ed altri. Facemmo conversazione per più di mezz’ora, e pensavo che egli sarebbe stato ancora là, quando una terribile puzza ci convinse che tutto era finito. Non mancò di darci tutti i dettagli, e voleva anzi perfino mostrarceli, poi senza complimenti, coi calzoni calati e col puzzolente vaso in mano corse dietro a ue dei suoi gentiluomini, che se la squagliarono. Io me ne andai”,

Bisogni reali, da perfetto re napoletano. Ovvero, l’immondizia napoletana è congenita e di nobilissime origini.

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