Continuando la lettura di IL PIEMONTE REPUBBLICANO, trisettimanale della Repubblica Sociale pubblicato a Cuneo e fattomi conoscere dal dott. Roberto Martelli della Biblioteca Civica di Cuneo, stralcio tre notizie (fra le tante) che rendono l'idea di ciò che pubblicava la stampa di regime in quel periodo e anche di com'era difficile e triste la vita.
La Podesteria notifica che entro il 10 gennaio p.v. dovrà essere adempiuto, da parte dei capifamiglia, al disposto del Commissario Prefettizio, relativo all’obbligo di affiggere all’ingresso di ogni alloggio una tabella-scheda nella quale sia indicato il numero degli inquilini, con la precisazione per ciascuna persona delle generalità, luogo di nascita e professione.
Dopo il 10 gennaio verranno effettuati opportuni controlli e contro gli inadempienti si procederà a norma di legge."""""
Questo mi richiama alla memoria l'estate del 1944. Io ero dai nonni a Monforte d'Alba, dove mia nonna Ginotta vendeva un po' di latte (aveva una sola mucca...). Maria, una vicina di casa sui 25 anni, venne a prendere un quartino di latte e, in quel momento, irruppero in casa due soldati tedeschi a controllare le tabelle coi nomi degli inquilini. La Maria nell'elenco non c'era, ma, mostrando la bottiglietta col latte, fece capire il motivo della sua presenza. La cosa era più complicata per la mia presenza (avevo 10 anni); cercavano il padre e si facevano capire, ma parlavano solo in tedesco. Mio padre, ovviamente, era a Novello dove insegnava, ma come spiegare la situazione in italiano a chi non capiva l'italiano? Essi credevano che fossi figlio della Maria e insistevano per sapere del marito. Maria continuava a dire che non ero suo figlio e, per far vedere che non era nemmeno sposata, mostrò l'anulare sinistro senza anello. Quelli equivocarono e cominciarono a far risate e battute grasse fra di loro come per dire: hai fatto l'uovo fuori dal nido! Mia nonna insisteva a spiegare che non era così, ma Maria, con la praticità tipica dei langaroli, la interruppe dicendo: "No, Ginotta, lascia che credano quello che vogliono, basta che se ne vadano!". E se andarono. Bisogna dire che erano corretti, della Wermacht (l'esercito regolare), non delle SS nè della terribile brigata repubblicana "Muti"..
Per denigrare chiunque si opponesse al regime fascista, la stampa governativa spacciava per partigiani tutti i banditi e malfattori comuni. Eccone un nutrito esempio.
Furti, grassazioni e violenze a Peveragno, Castelletto Stura, Borgo S. Dalmazzo e Robilante
Qui si tratta di un conflitto a fuoco fra partigiani e forze dell'ordine del regime. I partigiani uccisero un carabiniere, ma uno di essi fu arrestato e, naturalmente, spacciato per ladro di cavalli (come nel Far-West!).
Il Comandante Militare Germanico comunica che il giorno 9 gennaio 1944 è stato condannato a morte per detenzione abusiva di armi Ballario Giovanni, nato il 9-12-1918, celibe operaio in Vottignasco. La condanna è stata eseguita mediante fucilazione il giorno stesso.
Il Ballario, armato di pistola, capeggiando un piccolo gruppo di ribelli, s’introdusse nella cascina di un contadino italiano per asportare con la forza 2 cavalli con relativi finimenti e carri. Sorpreso sul fatto dai Carabinieri i ribelli aprirono il fuoco ferendo mortalmente un Carabiniere."""""
Indietro
Lettera successiva
Torna all'indice
Torna a BELLA ITALIA