IL MERITO RITORNI A SCUOLA (dice Cassese) (Settembre 2021)

      Conobbi Sabino Cassese nel 1963, quando tenne lezioni alla Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione, nella Reggia di Caserta, corso che durò tre mesi. Era giovane, 28 anni (ed io 30), ma aveva il senso di ciò che significhi cultura e di ciò che occorra per incrementarla.
      Mi permetto (e spero che il grande Cassese non se l’abbia a male) di trascrivere parzialmente brani di un suo articolo – del 26 Maggio 2021 - su un grande quotidiano, in cui, senza mezzi termini, illustra l’errore che da decenni viene perpetrato a danno della scuola (rectius: degli alunni e degli aspiranti docenti più preparati): l’assunzione in ruolo senza concorso vero, basato su più prove scritte ed orali, senza valutazione di titoli e ancor meno di servizio. Riporto:

      “””””Il merito ritorni a scuola. Perché si assegnano posti di professore senza concorso se la Costituzione prescrive il concorso persino per l’attribuzione delle borse di studio agli studenti?
      La scuola italiana sarà migliore dopo una lunga serie di reclutamenti senza concorso?
      Il 20 maggio scorso il ministro della Pubblica istruzione e sette sindacati hanno firmato un «patto per la scuola al centro del Paese», pieno di altisonanti dichiarazioni ma privo di contenuti, salvo la previsione di «procedure urgenti e transitorie di reclutamento a tempo indeterminato». Lo stesso giorno è stato approvato il decreto legge di sostegno a imprese, lavoro e professioni, in cui, tra l’altro, si dispone l’assunzione a tempo indeterminato di supplenti con tre anni di servizio, dopo un contratto annuale, un percorso formativo e una «prova disciplinare» orale. I supplenti con tre anni di servizio sono circa 134 mila. Continua così la prassi di immissione in ruolo di abilitati supplenti.
      Se fosse qui tra noi Usbek, il protagonista di un famoso romanzo epistolare del ’700, le «Lettere persiane» di Montesquieu, si porrebbe alcune semplici domande: Perché si assegnano posti di professore senza concorso, se la Costituzione prescrive il concorso per l’accesso ai posti pubblici e persino per l’attribuzione delle borse di studio agli studenti? La scuola italiana sarà migliore dopo una lunga serie di reclutamenti senza concorso?
      E ancora. Perché solamente per alcune classi di insegnanti in materie scientifiche e tecnologiche si fa un concorso, sia pure con procedura accelerata? Quando i posti saranno occupati dai precari «titolarizzati» che accadrà dei giovani laureati (nota: con trenta e lode) che si affacceranno sul mercato del lavoro? C’è un metro unitario che consenta di stabilire se abilitazioni e supplenze, grazie alle quali si accede ai posti in organico, sono state attribuite con procedure imparziali di valutazione del merito? Se questo è il «momento di dare (nota: nel senso di regalare)» — come è stato autorevolmente detto — bisogna «dare» anche i posti di insegnante?”””””

      Nota: io, nel mio piccolo, lo sto predicando da decenni: i concorsi per insegnanti, come per altre istituzioni statali, devono essere per soli concorsi, scritti ed orali. Chi ha parecchi anni di supplenza dimostra di non aver mai superato un concorso vero. E un concorso vero si supera non con la sufficienza, ma con l’inclusione nel prefissato numero di posti messi a concorso. Sarò poco furbo, ma sono orgoglioso di aver superato i miei due concorsi (al Ministero di Grazia e Giustizia come funzionario amministrativo e al Ministero della Pubblica Istruzione come funzionario direttivo) solo con esami. In entrambi i posti erano 102 in uno e poco più di 100 (non ricordo esattamente) nel secondo. Domande di candidati? Sempre almeno un migliaio, ma i vincitori, per ognuno, furono solo quel centinaio. La sufficienza era 6 su 10, ma i vincitori erano oltre il 7,5. Nessuno degli altri (dal 6 in su) osò né pensò di spacciarsi per vincitore.

      Continuo con la citazione di Cassese:
      “””””«Esiste uno stretto legame fra educazione e sviluppo», ha osservato un ministro dell’Istruzione in un libro pubblicato pochi mesi fa. L’educazione è fattore di progresso e di «people’s empowerment» (nota: perché non dice: di potere al popolo?). La scuola è uno dei maggiori strumenti per assicurare l’eguaglianza, come aveva notato Giuseppe Bottai già nel 1939, illustrando la «Carta della scuola», perché mette «tutti gli italiani dinanzi alle stesse possibilità di studio ed avvenire». La Costituzione repubblicana prevede istruzione obbligatoria gratuita impartita per almeno 8 anni, il diritto dei capaci e meritevoli di raggiungere i gradi più alti degli studi, nonché borse di studio, assegni e altre provvidenze per rendere effettivo il diritto allo studio.
      C’è ora da temere quello che succederà in Parlamento: aperta la breccia, si chiederanno stabilizzazioni ancora più estese, contrarie al principio di meritocrazia, recentemente difeso in un bell’articolo della rivista inglese «New Statesman», in cui è stata accuratamente dimostrata la pericolosità della trappola anti-meritocratica.”””””

      Lo so che il volere docenti veramente preparati farà piangere parecchi supplenti, ma lo sviluppo morale ed economico (ripeto economico) dell’Italia e degli Italiani attraverso un’istruzione completa viene prima delle pretese personali, anche se sostenute da Sindacati che legittimamente vivono sulle tessere.

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