E' il bel titolo di un'opera di Hans Fallada, scrittore-drammaturgo tedesco morto nel 1947. In questi ultimi tempi, mi viene in mente tale titolo ogni volta che leggo di Bossi. Tutti gridano alla sua grande capacità di ricattare il Governo con la minaccia di sganciamento ("Abbiamo le valige pronte!", si dice che dica), con conseguente ottenimento di provvedimenti di legge pro devolution.
Ma è poi così? Qualcosa lo ha ottenuto con la legge costituzionale n. 3/2001, che riforma il titolo V della Costituzione, con un rovesciamento completo della tecnica di riparto delle funzioni legislative. Con la vecchia norma, spettava allo Stato (generalmente) la potestà di far leggi; ora, lo Stato può legiferare soltanto su materie tassativamente elencate. Invece, le Regioni hanno (o, meglio, avranno) competenza a mezzadria con lo Stato su talune materie e competenza esclusiva su tutte le altre.
Ma, in pratica, si sta applicando? Ad esempio, l'attribuzione di alcune competenze alle Regioni (tipo la composizione degli organici scolastici) non placa la sete di federalismo del popolo padano, tanto più che è una competenza ottenuta obtorto collo. Infatti, c'è voluto l'intervento della Corte Costituzionale, che ha detto la sua con la sentenza n. 13/2004. Ma i fautori del centralismo romano stanno già provvedendo, con sentenze che arginano il federalismo. Non per niente, la citata sentenza prevede che tutto funzioni centralizzato come prima fino a quando "le singole Regioni si saranno dotate di una disciplina e di un apparato istituzionale idoneo a svolgere la funzione".
E chi dirà quando ciò avverrà? La Corte Costituzionale, suppongo, che ha persino inventato la incostituzionalità differita, vale a dire, una incostituzionalità che c'è, ma che, per ora, è come non ci fosse. La citata sentenza n. 13/2004 porge una mano ai centralisti, spiegando che l'autonomia delle scuole "...non può risolversi nella incondizionata libertà di autodeterminazione, ma esige soltanto che a tali istituzioni siano lasciati adeguati spazi di autonomia...". Cioè, qualche contentino, affinchè ogni scuola possa organizzare qualcosa (senza toccare i programmi di base), magari utlizzando le ore cosiddette facoltative, e niente più.
Nei prossimi mesi parlerò dell'esperienza avuta in scuole straniere, dove l'autonomia è autonomia, e si vedrà la differenza.
L'unica grande vera vittoria - se ci si arriverà - mi pare sarà quella del Senato con rappresentanti delle Regioni. Non ho ancora capito se sarà un bene o un male; a volte ho il dubbio che sarà un pastrocchio non migliore dell'attuale. Ma posso sbagliarmi.
Il mio timore è diverso; è che Bossi si renda conto (e credo che se ne sia già reso conto) che il popolo leghista non si accontenta più delle quote-latte, del dialetto facoltativo nelle scuole, delle bevute alle sorgenti del Po e delle sfilate in camicia verde (come lo sfondo di questa pagina...) con tanto di servizio d'ordine. Forse è un popolo più intelligente di quanto non lo dipingano i vari mezzi d'informazione, un popolo che si aspetta finalmente qualcosa di concreto sulla via del federalismo, che non è soltanto autonomia.
Allora, se l'Umberto vuole districarsi dalla pania del grande fratello Berlusconi, sarà tentato di rifugiarsi nel perseguimento di un federalismo spinto, che - sotto sotto - faccia l'occhiolino alla secessione.
I leghisti - parlo dei votanti, non dei parlamentari - si rendono conto che, da anni, stringono pugni di mosche e potrebbero stufarsi. E allora, pover'uomo? Vedo il rischio che sia spinto alla radicalizzazione della lotta politica, tale da non appoggiare nè un centrodestra nè un centrosinistra nè altra forma di governo centrale, una lotta tale da impegnarlo esclusivamente nel rastrellare voti soltanto al Nord, nelle regionali, nelle provinciali, nelle comunali.
Se, per ipotesi, in un non lontanissimo futuro, riuscisse ad avere dalla sua la maggior parte dei governi regionali del Nord, a che cosa potrebbero servire tali governatori leghisti se non si adoprassero per un federalismo com'era predicato in origine? L'"E adesso, pover'uomo?" potrebbe diventare "E adesso, poveri noi?".
Se sia un gran male, ancora non so.
Ma Bossi vuole uomini ubbidienti; non per niente chi lo contraddice è definito "pezzo di ...". Per fortuna, gli uomini molto ubbidienti difficilmente sono anche molto intelligenti.
Se sia un gran bene, ancora non so.
Indietro
Pagina successiva
torna all'indice
Torna a BELLA ITALIA